venerdì 19 aprile 2024
C’è un tema molto dibattuto da sempre: l’etica. Questo termine è, da un punto di vista liberale, fuorviante. Non per il suo significato robusto, ma per quello flebile e inafferrabile che discende dalla dimensione sacro-magica, che sia religiosa o delle pseudo-filosofie. Per la religione, l’etica è il rispetto delle leggi morali. Le leggi morali discendono direttamente da Dio. Ovviamente, gli uomini ci mettono molto del loro, sulla parola di Dio. Il risultato è che l’etica è allo stesso tempo immutabile e cangiante. Violare la legge etica implica il peccato. Il peccato, porta al pentimento e alla riabilitazione. Eventualmente, dopo una penitenza.
Nelle pseudo-filosofie, come quella marxista, l’interezza di Georg Wilhelm Friedrich Hegel e in genere l’intero filone pitagorico-platonico, l’etica è figlia di un mondo altro, quello delle idee, che può essere interpretato solo dagli iniziati. Pitagora, nella nostra cultura greco-romana-occidentale, è probabilmente il primo di una lunga serie di filosofi politici che pretendono, e a volte riescono, a detenere il potere. Pitagora conosceva in realtà la regola aurea, vale a dire la sequenza 3,4,5 che è appunto la prima applicazione del teorema omonimo. Platone crea tante cose, a cominciare dal mito della caverna. Sostituisce il so di non sapere socratico alla certezza assoluta delle sue verità. Ne discende che l’etica platonica è una serie di regole assolute e intoccabili, che hanno come giudici assoluti gli uomini d’oro. Platone con uomo d’oro pensa a sé stesso, ovviamente. E nei fatti, tali uomini così accorti da poter tradurre il mondo delle idee sono pochissimi. Forse uno solo, lui. Poiché Platone arriva direttamente al filone hegeliano, ed Hegel è tuttora la base di tanto, quasi tutto quello che è insegnato, l’etica è scienza esatta che deriva dal mondo delle idee, qualcuno sospetta anche dall’imperativo categorico kantiano.
Ora, senza complicare troppo la vita a chi legge, Immanuel Kant è il filosofo di scuola tedesca che più è associato ad Aristotele, alla prudenza, al tentativo di capire l’uomo e non l’idea della realtà astratta, vera causa di tante tragedie e sciocchezze culturali. L’imperativo categorico kantiano è sì legge morale, ma deve obbedire a una regola universale del pensiero kantiano: deve funzionare. L’etica che discende dalla morale kantiana è quindi umanissima e non ha bisogno di demiurghi, che siano religiosi o super uomini filosofici o di potere: né padri fondatori di scuole, né papi, né fuhrer o zar, insomma.
L’etica, per poter funzionare, deve quindi tenere presente l’evoluzione umana che data i millenni. Ora, se è vero che l’uomo è tale perché ha il pollice opponibile, è vero anche che l’eredità data dalla combinazione cervello, linguaggio, pollice opponibile, ha consentito la nascita della scrittura e delle società. Il risultato è quel complesso di rapporti, regole scritte e non scritte che chiamiamo società. La norma sociale è quindi stratificazione di abitudini e consuetudini che consentono agli uomini di rassicurare gli altri esseri umani circa le loro buone intenzioni, e per questa via poter cooperare senza difficoltà.
Alcune delle norme sociali più importanti assurgono al rango di etica. Certo, in questo senso, sono anche leggi morali, ma perché dalla necessità umana di non ripetere tutti gli errori della storia umana. La loro solidificazione come leggi supreme che presiedono persino alle Costituzioni giuridiche, come ai rapporti familiari o di lavoro o politici, dipende dal fatto che funzionano. E funzionano perché sono convenienti. L’etica ‘è’ conveniente.
La scoperta, per l’ennesima volta che ci sono commistioni tra mafia e politica in tante regioni, contemporaneamente, e per più ragioni o cause, da sud a nord implica che la lezione dell’etica che funziona comincia a non essere più sufficientemente praticata. La commistione tra politica e mafia è infatti un esempio chiaro di come la società si ripiega su sé stessa. La società non è un concetto impalpabile, ma sono le persone che condividono usi, costumi, vale a dire norme sociali e anche etiche, che secondo questa impostazione sono semplicemente norme sociali più forti, vale a dire con maggiore sanzione sociale. Nella contemporaneità, il politico che si associa alla mafia perde la sua capacità di comprendere il mondo e crea i presupposti per il decadimento di tutto, anche della stessa mafia che non avrà chi la persegue e quindi declinerà, perderà anche i suoi stessi profitti, per paradosso, per ridursi a manifestazione saprofitica che non riesce più a succhiare sangue, perché è il proprio.
La lezione della commistione tra politica e mafia in Sicilia, Puglia, Campania, Lazio, Piemonte, Lombardia, Veneto e in definitiva in tutta Italia, spiega che la crisi è generale. Poiché in uno Stato l’etica interessa, ma si traduce nelle leggi da rispettare, e traggono forza dalla capacità della magistratura e delle forze di pubblica sicurezza di garantire la loro vigenza, il nostro problema è nuovamente individuato nella incapacità di queste istituzioni a funzionare, così come è incapace la politica di autoregolarsi, perché non sa più cosa sia l’etica. E se non si sa cosa sia l’etica tra i politici, si deve al fatto che università e commentatori trattano l’etica come elemento delle idee platoniche o delle costruzioni sacro-magiche, come le religioni. In sostanza, se non è chiaro, se vogliamo che gli scandali che hanno coinvolto esponenti politici importanti a Bari, Avellino, Catania, Palermo, Torino, Milano solo per citare gli ultimi mesi, dobbiamo riordinare magistratura e forze di polizia perché funzionino. Noi non paghiamo le tasse per avere i bonus, paghiamo le tasse perché lo Stato funzioni.
Mafia e politica sono un problema etico, vale a dire, vanno separate immediatamente o cadrà l’intera impalcatura dello Stato. In un’epoca di guerra incipiente, significa che se non si cacciano i mafiosi dalle istituzioni attraverso le sentenze rapide e giuste, saremo invasi da forze meno evolute e più rabbiose di noi. Per tornare a una sorta di medioevo dove l’etica sarà decisa a tavolino. Più o meno come accade in Russia, Iran, Corea del Nord.
di Claudio Mec Melchiorre