venerdì 5 aprile 2024
Il centrosinistra si spacca. Saltano le primarie di coalizione. Il Partito democratico e il Movimento 5 stelle correranno separati per designare il candidato sindaco del capoluogo pugliese. I distinguo, i litigi e le incomprensioni del fu campo largo nascono a seguito dell’inchiesta su una compravendita di voti a Triggiano, nel Barese. Le indagini hanno costretto alle dimissioni l’assessora regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, indagata nell’inchiesta su un presunto voto di scambio politico-elettorale che ha portato, tra gli altri, all’arresto del marito Sandro Cataldo e dello stesso sindaco di Triggiano Antonio Donatelli. Per queste ragioni, Giuseppe Conte, arrivando a Bari, ha fatto sapere che per il M5s non ci sono più le condizioni per primarie di coalizione. E, dunque, i pentastellati sosterranno Michele Laforgia, nome su cui punta anche Sinistra italiana e Italia viva. Dall’altra parte, con Vito Laforgia, rimangono il Pd e l’altra metà di Avs, quella verde di Angelo Bonelli. Una mossa, quella di Conte, che taglia a metà il fronte del centrosinistra, sempre che una delle parti in causa non rinunci al proprio candidato. Ma a giudicare dall’irritazione che filtra dal Nazareno, non sembra questo lo scenario che si prepara. “La scelta di Conte di uscire dalle primarie è incomprensibile, se il M5s pensa di vincere da solo contro la destra, proceda pure”, sottolineano dal quartier generale dem affossando qualsiasi eventuale ipotesi di convergere su Laforgia.
“Abbia rispetto per la città di Bari, per gli elettori di centrosinistra e non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno”, aggiungono i dem sottolineando che “il Pd resta al fianco di Bari che ha già dimostrato quanto sia importante il Pd come presidio di legalità e buona amministrazione. Siamo certi che il Pd insieme al centrosinistra vincerà di nuovo le elezioni contro questa destra”. “Gravissima” la scelta di Conte anche per Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, per la quale “la città di Bari e i baresi non lo meritano. E neppure il Pd che in decenni di duro lavoro ha dimostrato nei fatti di essere dalla parte della legalità e della politica che non si piega al malaffare e alle mafie. Conte non pensi di darci patenti di legalità”, aggiunge Serracchiani.
“Il nostro partito e soprattutto la nostra segretaria che lo rappresenta non ha da nascondere un passato o scelte politiche poco attinenti all’etica e alla moralità, ha una biografia specchiata nella lotta per la legalità. Metterlo in dubbio per i propri tornaconti elettorali è miserevole”, ribadisce Marco Furfaro, della segreteria dem. Prima che Conte lasciasse il tavolo delle primarie, la segretaria del Pd, Elly Schlein, aveva avvertito: “La vicenda di Triggiano se le accuse saranno confermate sarà gravissima. La linea del Pd è molto chiara: non accettiamo voti sporchi”, sottolineava Schlein in una nota. “Non tolleriamo voti comprati. Ci siamo presi l’impegno a cambiare il Pd e stiamo lavorando a testa bassa ogni giorno per costruire un’alternativa a questa destra. Su questa linea e sulla legalità non indietreggeremo di un millimetro”. Volano parole pesanti tra dem e grillini. L’alleanza, anche a livello nazionale, appare sempre più lontana.
di Duilio Vivanti