venerdì 29 marzo 2024
Mentre ci avviciniamo alle prossime elezioni europee, è un momento cruciale per riflettere sui principi del liberalismo, la sua eredità storica, e il suo impatto sul contesto politico attuale. Il liberalismo, con le sue radici nel pensiero illuministico, ha sempre promosso la libertà individuale, i diritti civili, la democrazia rappresentativa e l’economia di mercato come fondamenti di una società equa e prospera.
Il parallelismo tra le sfide affrontate dai pionieri del liberalismo e quelle odierne è sorprendentemente attuale. Viviamo in un’epoca di rapida trasformazione, dove le tensioni tra sovranità nazionale e governance sovranazionale richiedono una riflessione profonda sul modo in cui l’Europa può meglio servire i suoi cittadini, rispettando al contempo le libertà e le identità nazionali. In questo contesto, le parole di Friedrich von Hayek assumono un rinnovato significato: “La libertà è ciò che ci permette di fare ciò che la saggezza ci consiglia”. E ancora, John Locke ci ricorda che “il governo non ha altro fine che la preservazione della proprietà”, sottolineando l’importanza della tutela dei diritti individuali e delle libertà.
In questo scenario, le posizioni del leader della Lega, Matteo Salvini, che enfatizzano la necessità di un’Europa che sostenga concretamente le imprese e non le penalizzi attraverso burocrazia e normative restrittive, trovano un riscontro nelle nostre proposte di liberalizzazione e sostegno all’imprenditorialità.
Un esempio è rappresentato dalla direttiva “case green” in cui l’imposizione di requisiti minimi di prestazione energetica, soprattutto per gli edifici esistenti, comporta costi significativi per i proprietari, senza necessariamente offrire un ritorno economico immediato o diretto. Mentre la direttiva mira a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e migliorare l’efficienza energetica, l’onere finanziario iniziale per le ristrutturazioni e l’upgrade tecnologico potrebbe essere proibitivo per molti proprietari, soprattutto per quelli privati e le piccole imprese. L’obbligo di conformarsi a norme minime di prestazione energetica, l’introduzione di piani di ristrutturazione nazionali e la necessità di installare specifici impianti tecnologici possono sono limitazioni ai diritti di proprietà.
Il Partito Liberale Italiano (Pli), pur mantenendo una visione libera e aperta dell’Europa, condivide la necessità di un’Unione che sia effettivamente al servizio dei suoi Stati membri, promuovendo la libertà, la sicurezza, la pace e la prosperità per tutti. È fondamentale che, nel dibattito sul futuro dell’Europa, le voci liberali si facciano portatrici di un messaggio di equilibrio tra integrazione e sovranità, di un mercato unico che sia realmente libero e competitivo, e di un’istituzione europea che rispetti le diversità e le identità dei suoi popoli.
In vista delle prossime elezioni europee, è nostro dovere come liberali promuovere un’Europa che rispecchi questi valori, una Europa in cui la libertà non sia solo un ideale ma la realtà quotidiana di ogni cittadino. È il momento di proporre un’agenda politica che guardi al futuro con ottimismo, fondata sui principi liberali che hanno reso grande la nostra civiltà. Il nostro impegno è per un’Europa più libera, più prospera e più giusta, dove ogni individuo possa realizzare il proprio potenziale senza vincoli ingiustificati. Nel percorso verso le prossime elezioni europee, il nostro sguardo si posa non solo sui principi del liberalismo ma anche sul terreno concreto dell’economia e dell’imprenditorialità. Il Pli crede fermamente nel potere dell’innovazione, della libertà di impresa e nel ruolo cruciale degli imprenditori come motore di crescita e sviluppo. Tuttavia, una riflessione onesta ci impone di confrontarci con la realtà del divario imprenditoriale, soprattutto da un punto di vista della pressione fiscale, tra l’Italia e altri Paesi europei.
L’Italia, con la sua ricca tradizione di Piccole e medie imprese (Pmi), si trova di fronte a sfide significative che frenano la sua crescita economica. A titolo di esempio, mentre il tasso di nuove imprese nel 2020 in Italia si attestava intorno al 5 per cento, Paesi come la Germania e la Francia segnavano rispettivamente il 7,5 e l’8 per cento, secondo dati Eurostat. Questo gap riflette non solo le difficoltà burocratiche, ma anche l’accesso al credito e un contesto fiscale spesso oppressivo per le nuove iniziative imprenditoriali.
Inoltre, l’Italia presenta una percentuale di fallimenti imprenditoriali del 4 per cento contro il 2,5 per cento della Spagna, sottolineando un ambiente in cui il rischio d’impresa è particolarmente penalizzante. Questi dati evidenziano un quadro in cui le imprese italiane navigano in acque più turbolente rispetto ai loro omologhi europei, affrontando ostacoli che ne limitano l’espansione e l’innovazione.
Il digital gap è un altro fattore critico. Sebbene il 72 per cento delle grandi imprese italiane abbia intrapreso la trasformazione digitale, solo il 40 per cento delle Pmi ha seguito questo percorso, rispetto ad una media europea del 60 per cento. Questo ritardo nel digitalizzare i processi aziendali rappresenta una perdita significativa di competitività sul mercato unico europeo.
Nell’integrazione europea, il liberalismo propone una maggiore libertà economica. Con l’Ue che rappresenta il 22 per cento del Pil globale, è chiaro il potenziale del libero mercato. Tuttavia, la burocrazia, che può costare alle imprese fino al 4 per cento del Pil annuo, dimostra la necessità di un’Europa più snella e flessibile.
La Commissione europea gestisce un budget pluriennale di circa 1.100 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, un incremento significativo rispetto al precedente. Tuttavia l’indice di libertà economica in molti Stati membri dell’Ue (dati Epicenter) mostra una tendenza al declino, suggerendo che l’aumento della spesa pubblica e della regolamentazione non si traduce direttamente in miglioramenti della libertà economica o dell’efficacia della governance.
Affrontare questi temi non è solo una questione di politica economica, ma un imperativo etico che risponde al principio liberale di garantire a ogni individuo la libertà di realizzare il proprio potenziale. È con questo spirito che ci avviciniamo alle elezioni europee, pronti a lavorare per un’Europa che celebri e sostenga l’imprenditorialità come pilastro della sua prosperità futura. Il cammino è tracciato, le forze autenticamente liberali devono lavorare insieme per renderlo realtà.
di Francesco Pasquali