venerdì 22 marzo 2024
Un clima ritenuto “grave e deludente”, soprattutto perché registrato “in un contesto universitario”, dove invece dovrebbero camminare di pari passo l’analisi della complessità e la comprensione dei problemi. Così Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, intervenendo sul Corriere della Sera in merito alla scelta dell’Università di Torino di non prendere parte al bando per la cooperazione scientifica con Israele.
“Preoccupa – osserva Di Segni – la sostanziale perdita di responsabilità da parte di rettori e senati accademici che si piegano a pressioni chiaramente violente come le occupazioni dei collettivi studenteschi. Così arrivano decisioni che cercano, in modo molto ambiguo, di soddisfare quelle pretese”. Una situazione, questa, che per Noemi Di Segni non fa altro che produrre un “clima di appiattimento, in un vero turbine di demagogia, non produce alcun effetto positivo. Non si crea la pace e nemmeno si crea vicinanza con chi si vorrebbe sostenere. Per paradosso – continua – capisco di più chi magari partecipa alle operazioni di paracadutaggio degli aiuti umanitari su Gaza. Simili scelte dei vertici universitari dimostrano l’assenza di qualsiasi analisi o approfondimento delle questioni, e questo vale anche per i collettivi studenteschi”.
La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, tra l’altro, sottolinea come la gran parte degli atenei non abbia adottato “la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance, sancita in sede europea. E così c’è un doppio criterio tra le atrocità di Hamas del 7 ottobre e ciò che sta avvenendo a Gaza”.
Sul tema dice la sua anche la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, che su Repubblica spiega: “Il vero discrimine, inaccettabile e invalicabile, è la violenza. Impedire a qualcuno di parlare è l’opposto della democrazia. Faccio un appello anche alla sinistra. Se è vero che condividiamo, sulla crisi in Medio Oriente, la necessità di salvaguardare la prospettiva dei due popoli, due Stati e anche una critica alla sproporzionata reazione di Benjamin Netanyahu, è anche vero – insiste – che occorre fare i conti con chi confonde questa critica con l’antisemitismo”. E aggiunge: “Non sono compagni che sbagliano, sono nemici della democrazia. Auspico che la sinistra, che ha nel dna la battaglia contro l’estremismo, sappia fare la sua parte”. Per Bernini, quindi, “serve uno sforzo per una consapevolezza comune. Rimarrà nella piena autonomia degli atenei attivare dispositivi per fare in modo che altri casi di intolleranza o antisemitismo non si ripetano”. Così, a suo avviso, “l’unica strada percorribile è coniugare libertà di espressione e sicurezza. Separare i professionisti della protesta dagli studenti, per impedire che questi episodi si ripetano, significa garantire l’esercizio della libertà nella sicurezza”.
di Mimmo Fornari