Pnrr, stretta per chi manca gli obiettivi

martedì 27 febbraio 2024


Raffaele Fitto annuncia un cambio di passo sul Pnrr. Poteri sostitutivi e restituzione delle somme per chi non centra i target. Ma anche ispezioni, contrasto alle frodi, più coordinamento e commissari per garantire la messa a terra delle opere. Lo prevede il nuovo e atteso decreto sul piano, varato dal Consiglio dei ministri, con cui l’Esecutivo punta a “avviare una fase di responsabilizzazione complessiva”. Il provvedimento, che arriva in Cdm dopo una serie di rinvii, è frutto di un “lavoro molto complesso, articolato, sia dal punto di vista della dimensione finanziaria sia delle norme che contribuiranno ad un’accelerazione della spesa e una semplificazione”, spiega in conferenza stampa Fitto, che rassicura sulle opere uscite dal Piano (il decreto li “finanzia tutti”) e ringrazia il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti per il lavoro “intenso” delle ultime settimane. Ricordando che davanti ci sono la verifica sulla quinta rata e i “due obiettivi del 2024”, che sono la sesta e settima rata.

Gli investimenti aggiuntivi previsti dal nuovo Pnrr post-revisione, pari a circa 25 miliardi, sono coperti per 15 miliardi con contributi aggiuntivi assegnati per RepowerEU (circa 2,76 miliardi), sovvenzioni aggiuntive derivanti dalla rivalutazione del Pil (0,14 miliardi), definanziamento di misure del vecchio Pnrr (circa 7 miliardi), economie su misure del vecchio Pnrr (circa 2,98 miliardi), risorse rinvenienti dall’inserimento nel Piano di progetti già finanziati a legislazione vigente (2 miliardi); oltre 9 miliardi derivano dalle rimodulazioni delle autorizzazioni di spesa specificamente indicate nel decreto. Dal punto di vista delle norme, che spaziano dalla governance alla semplificazione amministrativa, dallo sport alla giustizia, dalla digitalizzazione alle infrastrutture, il decreto imprime una vera e propria stretta sui soggetti attuatori del Piano. Arriva la possibilità di attivare i poteri sostitutivi nel caso in cui ci sia un disallineamento tra i cronoprogrammi e i dati comunicati al sistema informatico Regis. Inoltre, se la Commissione europea verifica “l’omesso o l’incompleto conseguimento degli obiettivi”, scatta l’obbligo a restituire gli importi percepiti.

Arriva anche una serie di commissari: ce ne sarà per gli alloggi universitari, su proposta della ministra Anna Maria Bernini, per centrare l’obiettivo del Pnrr di 60mila posti letto per gli studenti entro giugno 2026; un altro si occuperà di recuperare più rapidamente i beni confiscati alle mafie; infine, un commissario avrà il compito di combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Il decreto, che nell’ultima bozza conta 49 articoli, incorpora anche le misure per la prevenzione e il contrasto del lavoro irregolare e si configura come una sorta di omnibus, con una serie di micro-norme dal bonus per chi assume badanti di anziani non autosufficienti ultraottantenni, all’arrivo del portafoglio digitale fino all’esclusione dei titoli di Stato dal calcolo Isee per i beneficiari dell’assegno di inclusione (norma che nella versione definitiva sarebbe stata stralciata). Con il decreto arriva anche una spinta alla sanità digitale anche con l’Intelligenza artificiale e l’atteso Piano Transizione 5.0, che stanzia 6,3 miliardi, per crediti di imposta alle imprese. Sarà inoltre più facile reclutare e stabilizzare il personale giudiziario. Misure che vengono accolte con cautela dalle parti sociali. “Ora non ci sono più scuse”, commenta il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che evidenzia i ritardi su Transizione 5.0: “Abbiamo perso un anno”. La Cgil preoccupata, denuncia il “tradimento” dell’impegno occupazionale per giovani e donne. Per la Uil è “il gioco delle tre carte per trovare i soldi per i progetti definanziati”.


di Redazione