Sul terzo mandato di presidenti regionali e sindaci

lunedì 26 febbraio 2024


A me sembra che lo scontro in atto, sia a destra che a sinistra, sul terzo mandato di presidenti regionali e sindaci sia solo uno scontro di potere tra chi il potere l’ha già e chi glielo vuol prendere: insomma, non è un bel vedere e un bel sentire! Quanto al merito, penso che per i presidenti di Regione eletti direttamente due mandati siano una previsione ragionevole, perché le incrostazioni di potere nelle regioni (che fanno anche leggi) sono pericolose e il controllo sul potere da parte della popolazione regionale è di fatto inesistente; mentre penso che per i sindaci, anch’essi eletti direttamente, di qualsiasi Comune (piccolo o grande) potrebbe non esserci alcuna limitazione nei loro mandati, perché il controllo popolare sul potere esercitato localmente è più stringente ed efficace, in ragione del più ristretto bacino elettorale. Aggiungo che tutto questo scontro tra opposti interessi nasce dal fatto che i vertici (presidenti e sindaci) vengono eletti direttamente dai cittadini, e che la loro eventuale caduta comporta anche lo scioglimento dei rispettivi consigli (regionali e comunali) secondo il principio Simul stabunt vel simul cadent. Se invece presidenti e sindaci venissero eletti dai rispettivi consigli (regionali e comunali), come accadeva nel bel tempo antico (per intenderci, nella cosiddetta Prima Repubblica), le incrostazioni di potere (e la necessità di limitazioni temporali per impedirle) non ci sarebbero perché i rispettivi consigli sarebbero in grado di evitarle sfiduciando presidenti e sindaci. Insomma, sono tutti problemi che nascono con la cosiddetta democrazia diretta, che ora si vorrebbe introdurre anche per il presidente del Consiglio, in tal modo impedendo il “controllo e la limitazione del Potere”, che è l’Abc, cioè l’essenza del liberalismo. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum!

(*) Presidente di Democrazia liberale


di Enzo Palumbo (*)