#Albait. San Valentino: innamorarsi del tiranno

giovedì 15 febbraio 2024


Il Governo Meloni dichiara pubblicamente e materialmente di voler essere ricordato come l’Esecutivo delle privatizzazioni. Le ennesime. Di per sé non è un male, anzi. Però bisogna guardare meglio e capire. In cosa si differenziano le privatizzazioni di Romano Prodi, di Matteo Renzi e di Giorgia Meloni? In niente. Sono tutte l’esempio plastico di come l’Italia persegua obiettivi su base retorica. Inseguiamo il piacere delle parole.

Per apparire liberale e moderno devo fare le privatizzazioni? Le farò. Ma privatizzare non è rendere competitivo. I governi italiani sono specializzati nel rendere privati i privilegi dei monopoli pubblici. Tra i prossimi affari, ci sono al solito gli ospedali, ma anche gli acquedotti e gli aeroporti. Per gli ospedali, è tutto già noto. Andiamo in clinica per l’appendicite e in ospedale per il tumore in fase terminale. Peccato che a furia di mettere nell’angolo gli ospedali per paura che possano operare le appendiciti, nelle emergenze non sappiano più come fare. Quando arriva la morte, non è che puoi spiegarle sai, signora Morte, mi piaceva tanto dire che abbiamo privatizzato, ma non avevo pensato che un giorno ti avrei visto prima del tempo. Potresti tornare un’altra volta, così metto a posto le cose?

Gli acquedotti, checché se ne dica, sono monopoli. Da qualche parte, un tempo, c’era la teorica possibilità di arrivare a una ipotesi di concorrenza tra i gestori di più fonti idriche. Questa possibilità fu eliminata dalla creazione delle Autorità d’ambito. Ora, da consorzi che inglobano tutto in nome della necessità di fare investimenti. La realtà è che gli investimenti non ci sono. Nel Pnrr sull’acqua sono previsti investimenti per appena quattrocento milioni. In molti casi, mancano persino i progetti ingegneristici, quindi quei soldi non saranno spesi. Eppure, il progetto di privatizzare il monopolio idrico va avanti. Ed è lampante che non ci sarà alcun beneficio. Si tradurrà in aumento delle bollette e ulteriore sfruttamento di acquedotti, tenuti insieme con gli interventi urgenti. Forse, non avremo più nemmeno diritto all’acqua, come capitò a lungo ad Agrigento.

Gli aeroporti in letteratura economica, da sempre, sono considerati monopoli naturali. Oggi ricevono una montagna di soldi. È naturale che i privati vogliano appropriarsi di una fonte di reddito sicura. Il dubbio è: quale efficienza aggiuntiva possono garantire i privati, quando si approprieranno delle tasse d’imbarco? Nessuna, se consideriamo che nel settore aeronautico tutto è rigidamente regolato. La verità è che oggi ci innamoriamo delle parole, non dei fatti. Siamo una civiltà retorica.

Con la stessa passione amorosa autolesionistica molti italiani, europei, persino americani, si sono innamorati dei tiranni. Il genocidio è male? Ovviamente sì. Allora accuserò il Paese con le maggiori tutele democratiche del Medio Oriente del delitto infame: il genocidio. Peccato che l’infamia sia quella dell’accusatore, sostanzialmente Hamas, che ha scritto sul proprio statuto che intende eliminare ogni ebreo dalla faccia della terra. Quando Ghali, Dargen D’Amico e altri si presentano sul palco e dichiarano stop al genocidio, lo fanno con il senso dell’allitterazione dantesca. Chissà se sanno di ripetere le parole degli stupratori del 7 ottobre e della caccia indiscriminata all’ebreo, ovunque si trovi. Eppure, quelle paroline che sembrano nobili, sono state dette e molti hanno pensato: allora le sciocchezze sulla complessità e sulla difesa dei bambini del circo televisivo erano vere. E invece no. Anche quelle parole al sapor di lacrima di cipolla sulla difesa dei bambini erano false, semplici allitterazioni. Basti pensare che la retorica sulla tutela dei bambini viene usata da Hamas, che trova normale il matrimonio con le bambine. Si tratta di schiavitù sessuale, ovviamente. Spesso finisce con la morte della bambina stuprata, ma moglie. Eppure, a Sanremo, questi aspetti raccapriccianti, indirettamente, passano come gesti d’amore. Chi lotta da decenni per i diritti dei bambini, delle donne, dei forti ridotti a deboli dalla prepotenza di stupratori, bulli, assassini, dovrebbe fare attenzione. A furia di abbracciare cause per sentito dire, abbracceremo il tiranno e lo porteremo in casa nostra. Le democrazie sono infatti molto belle, ma quando arriva San Valentino e ci troviamo a corteggiare i tiranni, il passo verso la perdita della libertà si potrebbe compiere. Lo capirono troppo tardi in Iran, quando sostituirono un monarca con la teocrazia khomeinista. E questo è solo per ricordare a noi stessi come sia facile che l’ottimismo distratto e la pigrizia siano i genitori della fine della libertà.

Privatizzare va bene, se produce concorrenza. Fermare i genocidi è giusto, se si verificano. Se si tratta invece di semplice assonanza spacciata per realtà, ci scaviamo la fossa da soli.  Tra l’altro, solo per macabra pignoleria, che non piace nemmeno a chi scrive, la morte di venticinquemila persone su due milioni e mezzo di abitanti di Gaza è percentualmente molto meno di un milione di morti su quaranta milioni di ucraini. Se a Gaza parliamo di genocidi, perché gli ucraini possono essere stuprati e ammazzati senza le stesse dimostrazioni di protesta? Con questi pensieri innamoriamoci pure, ma il tiranno abbattiamolo come abbiamo sempre fatto, per favore. E se dobbiamo privatizzare, pensiamo alla concorrenza, non a consentire il ladrocinio dei nostri stessi soldi. Amiamoci di più, insomma. Saremo migliori.


di Claudio Mec Melchiorre