Protesta dei trattori, l’urlo: “No agricoltori, no cibo”

giovedì 8 febbraio 2024


Salvo sorprese partiranno dal presidio di via Nomentana scortati dalle forze dell’ordine i dieci trattori che domani si troveranno in piazza San Giovanni, a Roma, per la manifestazione indetta da Riscatto agricolo. All’appuntamento, che inizierà alle 10, a quanto pare sono attesi quasi 1500 partecipanti. Per quanto concerne le altre notizie giunte dallo Stivale, a Potenza oltre 200 trattori e mezzi agricoli raggiungono la sede della Regione Basilicata. Segnalati momenti di tensione. La situazione, va detto, torna a miti ragioni dopo i colloqui con i funzionari della Questura di Potenza. Un presidio degli agricoltori resterà davanti la sede della Regione per quattro giorni. La protesta dei trattori, peraltro, avrà uno spazio al Festival di Sanremo: il presentatore della kermesse canora – Amadeus – leggerà un comunicato. Il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco, a margine di una cerimonia, nota: “Personalmente penso che la protesta dei trattori sia legittima, ovviamente mantenendo l’ordine pubblico e potendosi confrontare. I primi successi si sono già avuti, grazie anche all’interessamento del governo italiano in Europa, per dare una risposta a chi lavora la terra, ma di fatto difende anche le tradizioni, l’identità e la straordinarietà dei prodotti agricoli italiani”.

Gli agricoltori, comunque, continuano a tenere alta la propria voce. “Ci state togliendo la dignità. No agricoltori, no cibo”. Messaggi, questi, apparsi su cartelli esposti sopra un centinaio di trattori all’ingresso di Passo Corese, vicino la Capitale. E ancora: “I costi di produzioni sono sempre più elevati e il ricavo rasenta lo zero. Esportiamo un grano di qualità e importiamo immondizia. Una decina di anni fa con un quintale di grano potevi comprarne tre di concime. Oggi con tre quintali di grano non ne compri uno di concime”. Non solo: “Quello che produciamo deve esserci pagato per quello che vale. I costi di produzione sono maggiori dei ricavi. Stiamo andando sempre in perdita. I titoli devono essere uguali per tutti. Con la crisi climatica, dovrebbe esserci un sostegno al reddito, e una redistribuzione”.

La Lega, parallelamente, continua a essere dalla parte di chi protesta: “Ben prima della protesta di queste settimane abbiamo presentato infatti atti concreti per sostenere uno dei settori più strategici e vitali per il Paese. Sul tavolo da tempo, oltre agli emendamenti sull’esenzione dell’Irpef, anche la nostra proposta per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e quella per l’adeguamento delle norme per il prelievo venatorio per limitare i disastri causati dalla fauna selvatica”. Il Carroccio prosegue: “Bene a livello europeo, i dietrofront imposti alla Commissione sui fitofarmaci e sui terreni da lasciare incolti, rimangono sul tavolo il tema dei dazi per bloccare la concorrenza sleale dei prodotti ExtraUe e le assurde penalizzazioni per altri settori (dal pollame ai suini), ivi compreso il comparto pesca messo a dura prova dalle limitazioni imposte da Bruxelles. Lavoriamo tutti insieme per difendere il diritto al lavoro e alla salute, che le folli e sinistre scelte europee mettono a rischio”.

Intanto, la Federazione nazionale delle rivendite agrarie Compag “esulta per il cambio di rotta della Commissione Ue sulla proposta di regolamento sull’uso dei prodotti fitosanitari in agricoltura, argomento già in passato contestato da Compag a livello nazionale e europeo per le ripercussioni che tale manovra avrebbe portato nel comparto agricolo in termini produttivi”. Secondo il direttore di Compag, Vittorio Ticchiati, “il taglio dell’uso dei prodotti fitosanitari non è altro che il frutto di scelte ideologiche e manca totalmente di una valutazione scientifica seria circa l’effettiva praticabilità nel settore agricolo”. Per Compag – è riportato in un comunicato – “le riduzioni proposte si basavano su aspetti prettamente quantitativi e trascuravano di considerare il tipo di colture che caratterizza l’agricoltura dei singoli Stati membri, penalizzando i Paesi con un’agricoltura più intensiva e con un maggior numero di coltivazioni, in particolare di colture “minori”, come nel caso dell’Italia. In uno sforzo di trovare un punto di equità tra i Paesi più o meno virtuosi nel termine di riduzione dell’impiego dei fitosanitari, il piano si basava su calcoli meramente teorici e scollegati dalla realtà, con il risultato di assegnare all’Italia un taglio dei fitosanitari del 62 per cento, nonostante abbia già ridotto l’utilizzo di prodotti fitosanitari del 35 per cento negli ultimi quindici anni”.

Lo stato dell’arte, infine, resta caldo in Spagna. Il partito Vox chiede le dimissioni del ministro degli Interni, Fernando Grande-Marlaska, poiché lascerebbe “senza protezione le frontiere” spagnole davanti “all’immigrazione di massa e violenta”. “Marlaska gasa, manganella e spara pallottole di gomma contro gli onorati lavoratori delle campagne che reclamano condizioni degne” twitta il partito di Santiago Abascal in un messaggio in X. Da lunedì, per la cronaca, tantissimi lavoratori del settore primario, con colonne di trattori, stanno effettuando blocchi stradali in luoghi cruciali per la distribuzione, la logistica, i mercati generali. La protesta verte contro “l’abbandono delle campagne”, ma anche contro la concorrenza ritenuta sleale da parte dei Paesi terzi alla Ue, l’incremento della burocrazia della Pac e le politiche di sostenibilità (Patto verde, per esempio).


di Claudio Bellumori