In Usa e Ue è guerra contro il lavoro umano

lunedì 5 febbraio 2024


Nel tecnologico e finanziario Occidente si registra la grande crisi di mestieri e professioni tradizionali. A ben guardare non è una crisi dettata dalla mancanza di domanda delle prestazioni di lavoro tradizionale, bensì un disincentivo costruito artificiosamente con regolamenti, leggi e tanta comunicazione mirante a mettere in soffitta le peculiarità umane per promuovere la macchina, il robot, la rivoluzione digitale. Ovviamente la dismissione del lavoro umano viene accompagnata in nazioni come la Germania dall’incremento del “bürgergeld”, il reddito di cittadinanza che nei lander tedeschi si dimostra il principale disincentivo al lavoro umano. Dal primo gennaio 2024 il “bürgergeld” è aumentato del 12 per cento, aggiornandosi immediatamente al tasso d’inflazione, mentre gli stipendi medi sono rimasti fermi, oppure sono cresciuti d’uno scarso 4 per cento. “In Germania Non vale la pena lavorare” scrive Roberto Sommella su Milano Finanza.

Questo sentire ormai in troppi auspicano possa penetrare nell’anima di tutti coloro che vivono nella parte occidentalizzata del Pianeta. Un sacrificio non tanto doloroso per molti, considerando che il lavoro, soprattutto la fatica manuale, è dimostrato produca invecchiamento e patologie professionali. E finché tutti i meccanici, medici, carrozzieri, contadini e braccianti, falegnami, ingegneri, avvocati e impiegati d’ogni genere e tipo non si decideranno a mettersi a riposo, continuerà pressante l’opera di divulgazione sull’opportunità di delegare tutto all’Intelligenza artificiale.

Una miriade di comunicatori, collegati alle società di Bill Gates ed Elon Musk, stanno spiegando al mondo intero che studiare le vecchie specialità scientifiche non darebbe opportunità di lavoro, soprattutto che l’Intelligenza artificiale prevede la sola professione umana di “dirigente responsabile dell’Ia”. Ci dicono che vecchi mestieri sono ormai obsoleti, e che macchine imparano da sole e sanno già tutto sull’umanità; che c’è il “machine learning, un sottoinsieme dell’Intelligenza artificiale (Ia) in cui i computer imparano dai dati e migliorano con l’esperienza senza essere appositamente programmati dall’uomo”.

Un recente sondaggio divulgato dai giganti elettronici ci dice che esisterebbe uno spartiacque antropologico, che gli umani occidentali sotto i quarant’anni sarebbero ormai tutti convinti che necessiti smetterla di lavorare per il bene del Pianeta, e che solo occupandosi d’applicare l’Ia ai lavori tradizionali permetterebbe un futuro lavorativo; i più ambientalisti chiedono che venga inibito il lavoro ai più incalliti, e che il “reddito di cittadinanza” (da intendersi come “povertà sostenibile”) debba necessariamente abbracciare la maggior parte dell’umanità.

Insomma, per dirla alla San Filippo Neri s’inizierebbe con uno “state buoni se potere”, ma qualcuno già prevede si possa applicare anche in Ue una sorta di “permesso di lavoro alla cinese” grazie alla tecnologia di tracciatura continua del cittadino: rimane da chiarire cosa un domani potrebbe capitare a chi non sa starsene con le mani in mano, perché nelle affollate regioni cinesi ove vige il rigido “permesso di lavoro” è ancora previsto l’internamento nei “campi di lavoro”, oltre all’ormai nota decurtazione di punti sulla cittadinanza.

Qualche benestante filosofo habitué del Wef di Davos ribatte che “anche nel Settecento la rivoluzione industriale ebbe a stravolgere il lavoro”: ma va ricordato che l’introduzione delle macchine non vietava certo il lavoro degli operai; mai nessuna legge nelle economie liberali ha proibito l’artigianato o l’impresa con fattori umani e manuali specializzatissimi.
Certo qualche luddista ha distrutto telai e macchinari, ma il lavoro umano di fatto ha convissuto con la tecnologia.

Il “dirigente responsabile dell’Intelligenza artificiale” è oggi il nuovo lavoro in Germania, Olanda, Francia, Gran Bretagna, Polonia e Stati Uniti: i colossi licenziano una media di cento lavoratori tradizionali per assumere un solo informatico responsabile dell’Ia, e con remunerazione di fascia alta. In Germania e Usa questa nuova figura è già presente in cliniche e ospedali, agenzie governative, banche, assicurazioni, università, studi legali, aziende editoriali, fabbriche e grandi aziende agricole. Di fatto è un solo uomo ben pagato con l’enorme potere di gestire l’Intelligenza artificiale.

Già nel simposio “The Future of Jobs Report 2020” del World Economic Forum si prevedevano 90 milioni di posti di lavoro sostituiti da robot in Europa entro il 2030 (85 milioni nel Pianeta entro il 2025). Il grande nemico tedesco dei “licenziamenti per il bene del Pianeta” è il partito politico Afd (dato nei sondaggi oltre il 25 per cento nei lander dell’Est), ha già promesso che se vincerà le elezioni fermerà i licenziamenti in favore dell’Ia.
“Sbaglia chi pensa che sul Reddito di Cittadinanza ci siano state fortissime polemiche solo in Italia ˗ spiega Roberto Sommella su MilanoFinanza ˗ Perché il tema sta agitando la prima economia europea e il paese più popoloso del vecchio continente: la Germania. Pur essendo diverso dallo strumento concepito dai Cinquestelle con i governi di Giuseppe Conte, poi riformato in profondità dall’esecutivo di Giorgia Meloni, anche Berlino ha il suo da fare con chi non lavora e percepisce un reddito di sostegno”.

Ed Italia Oggi ci spiega anche le analisi del Der Spiegel in base ai dati dell’Ifo (Leibniz Institute for Economic Research at the University of Munich), ovvero che la crisi tedesca la stanno subendo i tanti licenziati a seguito delle assunzioni di robot (contratti con i giganti della tecnologia), e che lo stato tedesco per scongiurare tumulti sociali paga 44 miliardi di sussidi ai disoccupati ormai inoccupabili.

In troppi si chiedono che propensione ad acquistare i beni possano avere i cittadini privati delle prospettive di lavoro, guadagno e ricchezza. La risposta a mezza bocca ce la stanno dando i ricchi del Pianeta, che acquistano tra loro i beni di lusso, scambiandosi patrimoni e gioielli, facendosi costruire dai robot oggetti o ricambi per quelli da collezione (vedasi il caso delle parti per Ferrari d’epoca realizzate da copiatrice industriale 3D). Basta anche guardare l’esempio dei dieci latifondisti mondiali, il primo tra loro e Bill Gates, si stanno accaparrando (anche con espropri) più del 70 per cento delle terre coltivabili del Pianeta.

Ci stanno dicendo fuori metafora che sono aperti gli “Hunger Games”, e che solo a pochissimi sarà saltuariamente concesso l’accesso a corte.


di Ruggiero Capone