Liberalismo e Foedus amphictyonum

lunedì 29 gennaio 2024


Eleuthèrios Venizèlos (letteralmente Libero Piccolo-Veneziano), fu lo storico fondatore del liberalismo neo-ellenico. Nel 1897 diresse l’insurrezione di Creta contro l’Impero ottomano. Navi da guerra e truppe britanniche, russe, italiane e austro-ungariche si recarono a Creta per costringere l’esercito turco a lasciare l’isola, non per unire la stessa al Regno dell’Ellade, bensì per garantire alla medesima l’autonomia, sotto il principe Giorgio di Grecia, nominato Alto commissario dell’isola.

Luigi Einaudi plaudì, con un articolo sul Corriere della Sera, l’intervento coordinato delle forze europee, nel quale intravvide un embrione di una difesa comune, in grado di superare e sussidiare quelle nazionali per garantire l’unione, quindi la pace, in Europa. Allora le cose, si sa, andarono diversamente. Dopo una cruenta prima metà del vigesimo secolo, la prospettiva di una integrazione riprese nell’Europa occidentale dall’economia. Ciò trovo scettico l’economista Luigi Einaudi. Sarebbe stato meglio, per lui, ricominciare dalla politica.

Oggi il ministro agli Esteri, Antonio Tajani, plaude la partecipazione italiana alla missione militare dell’Unione europea nel Mar Rosso, in cui vede un significativo passo avanti nella costruzione della difesa comune dell’Unione. È una riproposizione della visione einaudiana sulla costruzione di un’Europa unita. L’opposizione si chiede cosa c’entri l’Italia con gli Houthi, il gruppo terroristico e piratesco yemenita che minaccia i convogli in navigazione verso e dal Canale di Suez. La storia dei commerci dello Stivale, e del suo progresso civile, ha da sempre risentito delle vicende di quella rotta di navigazione. Quando l’istmo di Suez fu lungi dall’essere tagliato e l’Africa dall’essere circumnavigata, i commerci con l’Oriente erano vitali: essi giungevano per nave fino al Mar Rosso, poi a dorso di cammello fino ai porti egiziani, libanesi, siriani. Qui trovavano le navi della Serenissima per Venezia. Essa costruì su ciò, per secoli, la propria fortuna.

Dopodiché, nel XV secolo, non giunse a guastare il gioco tanto la scoperta dell’America, come in genere si crede, quanto la rotta per circumnavigare l’Africa. Essa, in concomitanza con le difficoltà generate alla navigazione mediterranea dalla conquista ottomana di Costantinopoli, fece deviare quei commerci verso i porti sull’Atlantico. Mercanti veneziani tentarono di trattare con i sultani mamelucchi d’Egitto il taglio di un canale per far riprendere i commerci della Serenissima, ma non se ne fece nulla. I commerci, circumnavigata l’Africa, presero la via dei porti sull’Atlantico, per giungere in Europa.

Bisognò attendere il 1867 per vedere l’apertura del Canale di Suez. Tutto fu realizzato dal II impero di Napoleone III. Il Canale fu inaugurato alla presenza dell’imperatrice Eugenia. Ripresero così le rotte mediterranee e, in particolare, quelle adriatiche. Fu la fortuna di Trieste, che divenne il porto della Mitteleuropa. Poi il tragico XX secolo, con l’Europa centrale spaccata, alla fine della sua prima metà, dalla Cortina di ferro con il mondo comunista. Con il crollo del muro di Berlino si è riaperto il mercato mitteleuropeo, riunificato nell’Unione europea.

Trieste ha ripreso alla grande. Sta diventando forse il più importante scalo marittimo europeo. Per ora le navi, per evitare i terroristi-pirati, circumnavigata l’Africa, rientrano da Gibilterra nel Mediterraneo e tornano a Trieste. Se la questione si risolvesse su due piedi, non varrebbe la pena di rivedere tutta la filiera dei trasporti della Mitteleuropa. Ove dovesse continuare la solfa, però, le navi riprenderebbero ad andare sui porti atlantici e, poi, per ferrovia o su gomma, la mercanzia andrebbe verso l’Europa centrale. Oppure, in alternativa, almeno certi convogli potrebbero raggiungere per mare l’Arabia Saudita o gli Emirati e proseguire, da lì, su aerei cargo. Trieste sarebbe spacciata. Ecco perché mandiamo le fregate contro gli Houthi.


di Riccardo Scarpa