lunedì 29 gennaio 2024
È stato un applauso di parole ad aver accolto la giornata del 26 gennaio. Vocaboli disseminati lungo il crinale di un’attesa che ci ha portati sin qui, nel praticare un ricordo lungo trent’anni, un lampo di vita durante il quale le radici hanno penetrato così a fondo il terreno della tradizione tanto da essere impegnate di futuro. Le parole si diceva. Le parole sono importanti, per dirla come un cineasta non molto apprezzato a queste latitudini politiche, sebbene in questo caso, ma solo in questo, avesse ragione. Perché i termini hanno la capacità di modellare il nostro essere, finanche la sua essenza. Un uso accorto dei lemmi permette di demarcare il proprio Io da tutto il resto e quindi, va da sé, dà la possibilità di scolpire una rispettiva identità. Nei social azzurri a girare sono stati dei sostantivi, tanti fonemi come piccole tessere capaci di comporre un mosaico complesso e bellissimo chiamato Forza Italia.
Persona, mercato, libertà, merito sono forse i nomi maggiormente evocativi tra quelli più e più volte reiterati. Di certo, qui non vi è mai stato così asilo politico per gli infiniti del “civilissimo” stato democratico quali controllare, tassare, normare, accentrare. E in virtù di tali presupposti, fu così che in un 26 gennaio di metà anni Novanta, il pensiero di un filosofo di Rotterdam, che nel mentre si era fatto spazio nelle utopie di un imprenditore brianzolo, riuscì a scaricare a terra tutta la carica di innovazione di cui era capace. D’altronde, se non fosse per questa epifania erasmiana Forza Italia non sarebbe mai stato il primo movimento a miscelare quelle che, al tempo, venivano considerate alla stregua di tre eresie politico-filosofiche quali il popolarismo sturziano, il liberalismo classico e il riformismo laico dando come risultato un effetto sinergico in termini elettorali e potendo parlare in tal modo di laboratorio politico fusionista che suggellò qualche anno dopo con la nascita del Popolo della Libertà. Forza Italia, d’altro canto, si presentò sul palcoscenico elettorale – l’ha ricordato anche il professor Giovanni Orsina – dichiarandosi apertamente come un movimento libertario, individualistico e vitalistico. L’individuo come misura e fine ultimo di tutte le cose. Tanto da poter costruire una parafrasi di Sant’Agostino per trovare un epitome che possa descrivere questo capolavoro di partito a matrice berlusconiana: “Poni al centro la persona e poi agisci di conseguenza”.
di LPS