Da Auschwitz ad Hamas: il male è tornato

lunedì 29 gennaio 2024


Ventisettegennaio. Setteottobre. Le due date devono essere scritte così: senza spazi, una accanto all’altra. Oggi e per sempre. Perché quanto è accaduto soltanto una manciata di mesi fa non è altro che una propaggine dell’orrore perpetrato ad Auschwitz come a Birkenau e in altri campi di concentramento un tempo disseminati in Europa.

Nei vocabolari dei sinonimi e dei contrari la parola nazista, d’ora in poi, dovrebbe essere associata a quella di “terrorista islamico” e, parimenti, la milizia della Schutzstaffel (leggasi Ss) è, ne più e ne meno, alla stregua di Hamas. L’una per una perversa concezione biologica dell’essere umano, l’altra per assecondare una divinità distopica e fasulla, hanno entrambe compiuto atrocità tali che nemmeno la fervida fantasia di Dante Alighieri è riuscita a concepire nella sua Commedia.

I primi hanno iniettato gas nelle narici dei bambini, i secondi invece li hanno direttamente decapitati nelle loro culle. Modalità differenti di praticare l’indicibile ma identico odio abissale nei confronti degli ebrei, oltre che dell’umanità intera. Il ricordo dei lager doveva servire affinché non si ripetesse il male. Ed invece il male è tornato. Si era detto: mai più. Eppure, è accaduto di nuovo. Il premio Nobel Imre Kertész ebbe a dire che “se Auschwitz è stata inutile, Dio ha fallito. Se noi abbiamo fatto fallire Dio, non comprenderemo mai Auschwitz”. Dopo quasi ottant’anni dalla Shoah, forse, abbiamo ricordato un qualcosa che, in fondo, non abbiamo mai compreso.


di Luca Proietti Scorsoni