Premierato, per i giuristi “serve una riforma condivisa”

mercoledì 10 gennaio 2024


Elisabetta Casellati ritiene “irrinunciabile” il varo del premierato. La ministra per le Riforme istituzionali va avanti nonostante le audizioni dei giuristi registrino un coro di pareri contrari. Da alcuni costituzionalisti non ostili all’attuale maggioranza, come Sabino Cassese, Antonio Baldassarre o Paolo Becchi è arrivata una “bocciatura” dell’elezione diretta del premier, e l’invito ad optare per l’indicazione del candidato premier da parte delle coalizioni al momento del voto. E, soprattutto, è arrivato il loro invito a evitare riforme approvate dalla sola maggioranza, con il rischio di farle naufragare al referendum, come nel 2006 e nel 2016. Parole che secondo alcuni osservatori vanno lette come il tentativo di interpretare i timori del Quirinale di fronte a una stagione di ulteriori contrapposizioni, stigmatizzate nel messaggio di fine anno.

Da oggi, con l’inizio della discussione generale, si cercherà di capire meglio le intenzioni della Lega che finora non è intervenuta nel dibattito. Gli ultimi sei esperti ascoltati ieri, vale a dire Sabino Cassese, l’ex presidente della Corte costituzionale Antonio Baldassarre, Luciano Violante, Paolo Becchi, Mauro Volpi e Jens Woelk, hanno tutti convenuto sulla necessità di migliorare la stabilità del Governo, ma hanno detto che l’elezione diretta è la via sbagliata. Baldassarre, Violante e Volpi hanno rilevato che il fatto che “l’elezione del Parlamento e della sua maggioranza sia trainata da quella del premier” viola “il principio supremo” della separazione dei poteri (Volpi). In più, tutti hanno evidenziato che il sistema creerebbe conflitti tra la presidente del Consiglio, che ha una legittimazione popolare, e il presidente della Repubblica, che ne ha una indiretta: viene “eroso il ruolo” del capo dello Stato, ha detto Cassese. Questi ha suggerito di riprendere il sistema della legge elettorale del 2005: indicazione formale da parte delle coalizione del programma e del candidato premier, suggerimento poi ripetuto dagli altri cinque giuristi. In questo modo il Quirinale, ha osservato Cassese, dovrebbe semplicemente “accertare il risultato elettorale” ma spetterebbe a lui il potere di nomina del premier, come d’altra parte avvenuto anche con il Mattarellum tra il 1994 e il 2006. Più tranchant Baldassarre, che pure è favorevole al sistema presidenziale: “Se fossi senatore non voterei questo testo”. E poi l’appello di Cassese e Baldassarre a una riforma condivisa pena il possibile naufragio al referendum. L’esortazione è piaciuta alle opposizioni (i dem Dario Parrini e Andrea Giorgis, Beppe De Cristofano di Avs e Roberto Cataldi di M5s), ma la ministra Elisabetta Casellati ha detto che “la mediazione io l’ho già fatta” rinunciando al presidenzialismo del programma elettorale in favore del premierato, e che almeno “l’elezione diretta è irrinunciabile”.


di Redazione