Mosca chiama Modena: speriamo che si ritrovi il buon senso

lunedì 8 gennaio 2024


C’è una notizia che è passata quasi inosservata in questi giorni, ma che non può essere considerata una mera questione di politica locale, per i risvolti che implica. Nella città di Modena, guidata dal sindaco del Pd Gian Carlo Muzzarelli, l’associazione culturale Russia Emilia-Romagna ha deciso di organizzare una mostra-conferenza per presentare al pubblico modenese i risultati dell’occupazione russa della città martire ucraina di Mariupol.

È inaccettabile che questa conferenza venga realizzata presso una Sala civica del Comune di Modena e il fatto che la stessa è stata concessa a seguito del pagamento di un canone non ha alcuna rilevanza. Il sindaco ha ritenuto sufficiente sottolineare che il Comune non ha concesso il patrocinio alla conferenza e che l’organismo organizzatore ha sottoscritto l’impegno antifascista e antirazzista, precondizione per la concessione di una delle nove sale dei centri civici dei Quartieri di Modena. È evidente che questo non può bastare. Ma come ha reagito il sindaco alle richieste di revocare la concessione che sono pervenute in questi giorni? “Respingo con fermezza ogni tentativo di strumentalizzare l’appuntamento”, ha scritto sui social il primo cittadino del Partito Democratico, sottolineando che il Comune “non sostiene in alcun modo iniziative che offrono una lettura filo-russa del conflitto in corso in Ucraina”.

Verrebbe da dire che la giunta di centrosinistra modenese non sostiene iniziative filorusse, ma neanche le impedisce. Come era prevedibile, non ha tardato a giungere una vibrata protesta da parte dell’ambasciatore d’Ucraina in Italia Yaroslav Melnyk che, in una lettera indirizzata al sindaco di Modena, ha definito questo evento “il massimo del cinismo, un aperto insulto alla memoria di migliaia di vittime civili, una manifestazione concentrata della propaganda russa e una violazione di tutti i fondamenti e principi morali”. Come dargli torto. Dopo il 24 febbraio 2022, la fiorente città ucraina di Mariupol, grande porto e centro industriale, è diventata uno dei principali obiettivi dell’attacco armato russo. La guerra ridusse in rovina la città di mezzo milione di abitanti. Diversi mesi di assedio hanno ucciso Mariupol, più di 22mila civili hanno perso la vita. La città subì più distruzioni e perdite che durante tutti gli anni della Seconda guerra mondiale. I russi hanno impedito la consegna di aiuti umanitari alla città, deportando illegalmente i residenti locali nei territori controllati dai russi. È stato a Mariupol, durante l’inverno, nel corso dell’assedio russo, che le persone sono state private di alloggio, luce, riscaldamento e acqua. Sono noti casi di morte per disidratazione, altri sono stati costretti a sciogliere il ghiaccio per sopravvivere. Il mondo ha visto gli attacchi missilistici contro l’ospedale di maternità, dove c’erano molte donne incinte, neonati e operatori sanitari. La Russia ha deliberatamente bombardato il teatro drammatico di Mariupol, che è diventato una fossa comune per quasi 600 civili, molti dei quali erano bambini. La stessa sorte toccò alla scuola d’arte, dove si nascondevano circa 400 civili. L’intera comunità mondiale ha chiesto alla Russia un cessate il fuoco e l’apertura di un corridoio verde per l’uscita di oltre mille civili residenti di Mariupol dallo stabilimento di Azovstal. Tuttavia, il Paese aggressore non aveva nessuna intenzione di rispondere a queste chiamate. Mariupol è diventata il simbolo di una guerra sanguinosa e di un genocidio, prova della mancanza di rispetto da parte del nemico sia per la vita umana che per il patrimonio culturale. Le truppe russe hanno distrutto molti monumenti architettonici, musei, teatri, istituzioni educative, parchi e ospedali. Per nascondere la portata dei loro crimini, le forze di occupazione russe bruciarono i corpi dei morti nei crematori mobili portati in città. Ecco perché questa conferenza è immorale. Il 20 gennaio, nella città di Modena, il governo russo – attraverso i suoi propagandisti – si permette di parlare senza scrupoli della “ricostruzione” della città, tralasciando di dire che proprio Mosca, con il suo esercito, l’ha completamente distrutta. Come può l’Amministrazione comunale non ritenere che, anche solo concedere i locali dove svolgere una simile azione di propaganda, significa ignorare deliberatamente il contenuto delle risoluzioni adottate delle Nazioni Unite? L’evento previsto nella sala civica di Modena è una promozione della sanguinosa guerra scatenata dalla Russia contro uno Stato indipendente e sovrano. A questo proposito, l’ambasciatore ucraino Melnyk, nella sua missiva al sindaco di Modena, sottolinea anche un altro aspetto non meno importante.

“I personaggi coinvolti nell’evento – scrive l’ambasciatore – come Andrea Lucidi o Eliseo Bertolasi sono da lungo tempo giustificatori dell’aggressione russa e attivi istigatori dell’odio contro gli ucraini. Quindi, dal punto di vista dell’etica, della moralità e dei valori umani universali, è inaccettabile dare oggi lo spazio ad eventi del genere e a personaggi che sostengono apertamente la guerra della Russia contro l’Ucraina, di cui il popolo ucraino soffre da quasi due anni. Alla luce di quanto sopra, riteniamo che ignorare questi fatti sia inappropriato”. Segue una richiesta chiara rivolta al sindaco Muzzarelli: “Speriamo nella sua comprensione e chiediamo di annullare la concessione della sala civica all’evento e facilitare l’annullamento della conferenza. Riteniamo che il Comune debba fare tutto il possibile per proteggere i residenti della città da manipolazioni informative poiché è inaccettabile che diventino bersaglio della cinica propaganda russa in Italia”.

Non resta che augurarsi che l’Amministrazione comunale di Modena possa avere un ripensamento. Sarebbe un segnale importante. Perché, se quando è stato concesso lo spazio comunale per svolgere questa conferenza, la giunta di Modena poteva invocare a sua difesa di averlo fatto in modo inconsapevole, senza che tale scelta avesse comportato una specifica valutazione politica, ora è chiaro che la portata di una simile concessione non può essere negata da nessuno, neanche dalla giunta comunale, e va ben oltre il buongoverno di una città.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza


di Renato Caputo (*)