Il futuro politico di Giorgia Meloni e le elezioni europee

lunedì 8 gennaio 2024


L’unità dei partiti di centrodestra, fortemente voluta dal compianto presidente Silvio Berlusconi, è la sperimentata arma vincente dei partiti della coalizione al governo del Paese. L’alleanza politica ha consentito la vittoria in quasi tutte le competizioni elettorali: per l’elezione dei sindaci, per le Regionali in larga maggioranza governate dal centrodestra e per le elezioni politiche. La sinistra-centro ha vinto le elezioni solo quando i partititi del centrodestra si sono presentati divisi alle competizioni elettorali perché non hanno saputo trovare l’accordo. Regionali in Sardegna docet! La strategia politica della sinistra, e di quel poco che è rimasto di centro, sta cercando di dividere i leader della coalizione che guida l’Esecutivo. In soccorso della sinistra si sono da tempo attivati quei gruppi di potere che sono orfani dei governi tecnici e di quelli che si formavano nel Palazzo e che, evidentemente, risultavano permeabili alle lobby d’interesse. Un Governo politico che risponde agli interessi degli italiani, magari rispettando le promesse elettorali, non è accettabile per chi è abituato a governare direttamente o per interposta persona, a prescindere dalla volontà popolare. Le elezioni europee possono essere lo strumento per cercare di dividere gli alleati e per cercare di indebolire il Governo presieduto da Giorgia Meloni. L’obiettivo dei “poteri forti” è quello di minare una maggioranza tra le più solide della Seconda Repubblica e quindi potenzialmente un Governo di legislatura.

Aiuta al tentativo di boicottaggio, perpetrato contro il Governo, il sistema elettorale proporzionale per le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e anche l’appartenenza dei partiti della coalizione ad alleanze diverse in Europa. La legge elettorale vigente per le elezioni europee è quella proporzionale con soglia di sbarramento al 4 per cento. I partiti che non hanno problemi di superare lo sbarramento (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) per l’accesso al Parlamento europeo sono legittimamente entrati in campagna elettorale e quindi sono in aperta competizione sia con gli stessi alleati di Governo in Italia che nei confronti dei partiti politici avversari. Nelle elezioni con il sistema elettorale proporzionale i voti si contano, nel sistema elettorale semi-maggioritario italiano i voti “si pesano”. Liste elettorali con più partiti sono probabili solo per quelle aggregazioni politiche che rischiano di restare fuori dai giochi nel prossimo Parlamento europeo. I sondaggi danno sotto la soglia di sbarramento: Italia viva, Più Europa, l’alleanza Verdi e Sinistra e Azione. Le elezioni politiche europee, che si terranno il 9 giugno 2024, saranno lo spartiacque per il futuro politico di Giorgia Meloni come leader riconosciuta del centrodestra. Lo straordinario successo elettorale che ha ottenuto Fratelli d’Italia, alle Politiche del 25 settembre 2022, è stato il risultato di scelte politiche nette, chiare e coerenti che Giorgia Meloni ha impresso alla guida del suo partito politico.

Tuttavia, aver raggiunto da underdog la presidenza del Consiglio dei ministri diventando una winning, non significa che chi l’ha votata continuerà a sostenerla se non attua, almeno in parte, il programma politico che gli ha consentito di diventare la prima premier donna alla guida del Governo in Italia. È di tutta evidenza che la situazione economica generale e il contesto internazionale che ha dovuto affrontare l’Esecutivo non siano stati dei più favorevoli. La guerra in Ucraina, il prezzo delle materie prime, il costo dell’energia, l’inflazione galoppante, il rialzo a livelli storici dei tassi d’interesse e la guerra in Medio Oriente non hanno certo aiutato il Governo di centrodestra. Ciò nonostante, i risultati conseguiti dal Paese sono stati, nelle condizioni date, positivi sia in termini di crescita del Pil che di incremento del tasso di occupazione, raggiungendo il numero di occupati più alto da quando vengono effettuate le rilevazioni statistiche sul lavoro. Il Governo, nella prima e nella seconda Legge di Stabilità approvate dal Parlamento, ha dovuto fare i conti con una situazione complicata della finanza pubblica compromessa da una legislatura, la precedente, e da Governi che hanno usato il denaro pubblico, preso in prestito, per politiche clientelari e culminate nel cosiddetto Reddito di cittadinanza e nel doping relativo ai bonus e super bonus del settore edilizio. Vero debito cattivo per le finanze pubbliche che gli italiani saranno costretti a pagare. Nella conferenza stampa del 4 gennaio scorso i giornalisti, che la stavano aspettando al varco per lapidarla, si sono trovati davanti una leader che ha saputo controbattere alle provocazioni uscendone vincente.

Se c’è un appunto che mi sento di muovere a Giorgia Meloni è quello che si è troppo istituzionalizzata. Da presidente del Consiglio ha assunto una postura troppo diplomatica che, a mio avviso, cozza con la sua personalità schietta e decisionista. Personalità che le ha consentito di conquistare larghi strati dell’elettorato di centrodestra che è stanco di modelli di comunicazione politica tipici dei vecchi politici democristiani che utilizzavano un linguaggio criptico, decifrabile solo dagli addetti ai lavori. In parte, nella conferenza stampa, mi è sembrato di rivedere la leder di partito pronta alla campagna elettorale. Non deve però commettere l’errore di competere con gli alleati in Italia per giocare di sponda con l’attuale nomenklatura in Europa. Comprometterebbe il suo brillante futuro politico!


di Antonio Giuseppe Di Natale