#Albait. Conti di fine anno

giovedì 4 gennaio 2024


Alla fine dell’anno è giusto tirare i conti del 2023. Non intendiamo colpire nessuno, ovviamente. Li tiriamo a salve. L’inflazione, dopo aver fatto temere il peggio, è passata dal 5,6 per cento di settembre all’1,9 per cento di novembre. Se davvero le cose sono andate così, tra ottobre e novembre c’è stata una spinta deflattiva paurosa. Difficile crederlo, considerato che i prezzi del carrello della spesa sono tutti in aumento. Probabilmente, l’effetto maggiore lo ha giocato la riduzione della spesa energetica. L’effetto più vistoso è quello del prezzo della benzina alla pompa, sceso di quasi trenta centesimi.

Il debito pubblico ha toccato un nuovo record a 2860 miliardi, a ottobre. A dicembre dovrebbe essere eroso un pochino, per poi slanciarsi nuovamente verso nuove vette entro giugno dell’anno prossimo, dove la forbice è di quasi cinquanta miliardi, tra 2905 e 2961. Scritto in cifre, per facilitare la comprensione. Il reddito medio pro capite in Italia è sceso di un altro 0,3 per cento. Il che porta il reddito italiano ad essere cementato a quello di trent’anni fa. Eravamo ricchi, è vero. Ora ne abbiamo le prove. Il reddito medio nei prossimi due anni dovrebbe essere sostenuto soprattutto dalla domanda interna. Il che vuol dire che tendiamo ad essere un’economia chiusa e dove a farla da padrone è il bilancio pubblico. Il tasso di disoccupazione è risalito al 7,8 per cento, mentre quello della disoccupazione giovanile è al 24,7 per cento. Sono dati tutto sommato stabili da sempre, se utilizzassimo una modalità di calcolo omogenea. Poiché questi numeri non scendono, è probabile che manchi una politica industriale ed economica che possano funzionare. Come ha chiaramente detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, abbiamo un grande problema che si chiama debito pubblico. Se non risolviamo quello, ricchezza, occupazione, inflazione non prometteranno mai niente di buono.

Sul piano internazionale, l’Italia è inserita in quasi tutti gli scenari di crisi. Abbiamo un solo problema, non trascurabile: nessuno dei partner internazionali si fida pienamente di noi. Abbiamo fama di ospitare, anche in posizioni di vertice, brasseurs d’affaires di potenze straniere non amichevoli con l’Occidente. È stato portato in compenso un colpo formidabile all’iniziativa imprenditoriale di Chiara Ferragni, rea di aver dichiarato che comprando un certo panettone si faceva beneficienza per l’acquisto di un certo macchinario. Il comportamento è stato prontamente stigmatizzato dall’Autorità della concorrenza, che ha comminato una multa di un milione a due società riconducibili all’imprenditrice. In questo caso, nessuno ha invocato pene più severe.

I femminicidi continuano a esistere. In Italia, ne sarebbero stati commessi tra 40 e 109, secondo le modalità di calcolo. Le violenze domestica e di strada ringraziano per la confusione. La sanità pubblica è in forte ritirata. Gruppi privati cominciano a comprare anche ospedali. Poiché le rianimazioni sono un servizio quasi esclusivamente pubblico, possiamo cominciare a ragionare se potremo essere rianimati, quando toccherà a noi. Soprattutto, dovremo sperare di essere a non troppi chilometri dal primo ospedale utile. Per sicurezza, evitiamo eccesso di grassi, fumo e caffè nel giorno di Capodanno, se il luogo dei festeggiamenti è a più di venti minuti dal nosocomio più vicino. Il 2024 comincerà nel migliore dei modi, se ci atterremo a questa semplice regola.

Per il proseguimento dell’anno, cerchiamo di essere positivi. Per farlo, attendiamo la prossima analisi Istat, rielaborata da Coldiretti e dalla ministra Daniela Santanchè. Sono tra i pochi che vedono il mondo in rosa, a prescindere da ogni e qualsiasi brutale realtà. In alternativa, cerchiamo Paolo Fox o qualche suo erede, pronto a dimostrare che il Pnrr e i fondi strutturali o di coesione siano tutti perfettamente in linea con i programmi di spesa.


di Claudio Mec Melchiorre