Cgil: sindacato dei lavoratori o soggetto politico?

mercoledì 15 novembre 2023


In Italia la storica politicizzazione del sindacato confederale è l’origine dei mali che attanaglia le organizzazioni sindacali ed è la vera causa che ha provocato il gap di reddito dei lavoratori italiani rispetto ai salariati dei principali Paesi europei. I lavoratori che erano iscritti alla Cgil (oggi sono in maggioranza pensionati) erano in larga parte degli elettori del Partito comunista italiano e una minoranza votava per il Partito socialista italiano. Infatti, in rappresentanza dei due partiti, era previsto il segretario confederale che era espressione diretta di via delle Botteghe Oscure (sede storica del Pci) e il segretario aggiunto, che era indicato dal Psi. La Uil era il sindacato dei lavoratori che in prevalenza votavano per il Psi e il segretario confederale era indicato da via del Corso (la storica sede del partito socialista). Alla Cisl erano iscritti i lavoratori cattolici e che in larga parte votavano la Democrazia cristiana. La piccola Ugl era il sindacato dei lavoratori che simpatizzavano per il Movimento sociale italiano.

Memorabile fu il Referendum del 9-10 giugno 1985: “Con provvedimento legislativo noto come decreto di San Valentino ai lavoratori venne imposta la rinuncia a quattro punti di scala mobile di adeguamento salariale, a fronte di una corposa contropartita in termini fiscali e di innovazione del mercato del lavoro”. Il referendum abrogativo fu fortemente voluto dal segretario politico del Pci, Enrico Berlinguer (che morì nel 1984, il successore fu Alessandro Natta), contro il primo socialista presidente del Consiglio dei ministri: Bettino Craxi. In quella feroce campagna elettorale referendaria il Pci e la Cgil si schierarono per l’abolizione del decreto di San Valentino. La Cisl e la Uil – i cui partiti di riferimento, la Democrazia cristiana e il Partito socialista italiano, stavano al Governo – si schierarono contro l’abrogazione della legge che riduceva di quattro punti la scala mobile. Vinse Bettino Craxi. L’adeguamento automatico del potere di acquisto dei salari in funzione degli aumenti dei prezzi di un paniere di merci, che avveniva con cadenza trimestrale, generava un incremento nominale del reddito dei lavoratori senza però migliorare il potere di acquisto degli stessi.

L’abolizione parziale della scala mobile consentì una significativa riduzione dell’inflazione galoppante che viaggiava a doppia cifra. Oggi, come allora, la Cgil è schierata insieme alla Uil all’opposizione del Governo di centrodestra piuttosto che a tutela dei lavoratori dipendenti. È di tutta evidenza che il proclamato sciopero generale di venerdì, indetto dalla Cgil e dalla Uil, è politico e non a sostegno dei redditi dei lavoratori dipendenti. Anzi, fonte Banca d’Italia, “le modifiche alle aliquote contributive e dell’Irpef comporterebbero un incremento del reddito disponibile nel 2024 pari a circa 600 euro annui. Quasi tre famiglie su quattro ne trarrebbero beneficio”. In sostanza, il sindacato che dovrebbe tutelare gli interessi dei lavoratori di fatto svolge l’attività politica di opposizione contro il Governo Meloni. La riprova della scelta politica e non sindacale sta nel fatto che lo sciopero era stato indetto dal segretario della Cgil, Maurizio Landini, prima ancora che venisse presentato il ddl sulla Legge di Stabilità.

In verità, rispetto alla vecchia triplice sindacale della Prima Repubblica, una differenza sostanziale esiste. Nella Prima Repubblica i segretari confederali del sindacato erano dei sottufficiali al comando dei partiti di riferimento. Alla scadenza del mandato venivano premiati per la loro fedeltà con uno scranno in Parlamento. Dopo la crisi dei partiti distrutti da Tangentopoli, i segretari confederali si sentono di poter agire in proprio come soggetto politico, anche in concorrenza con il loro partito di riferimento, che ora è il Partito democratico. Maurizio Landini docet!


di Antonio Giuseppe Di Natale