Travaglio e “Il Fatto” condannati per avere diffamato Renzi

sabato 7 ottobre 2023


Il Tribunale di Firenze ha stabilito un risarcimento di 80mila euro. Nella “guerra permanente” tra Matteo Renzi e Marco Travaglio, l’ex premier segna un punto a suo favore. Il direttore del Fatto Quotidiano dovrà versare l’importo al leader di Italia Viva per una serie di articoli ritenuti diffamatori pubblicati sul suo giornale. L’ex presidente del Consiglio aveva chiesto un risarcimento pari a 2 milioni di euro. Il senatore Renzi dice la sua prima dell’udienza preliminare sull’inchiesta Open: “Il tempo – posta su X – è galantuomo. Basta saper aspettare, come vi ho sempre detto. Stamani Marco Travaglio è stato condannato a pagare oltre 80mila euro per un risarcimento danni nei miei confronti. La prossima settimana il pm Luca Turco è stato convocato dal Csm. Un passo alla volta e le cose vanno avanti nella giusta direzione. Chi ha ragione, prima o poi se la vede riconosciuta. Ma quanta fatica, quante udienze, quanti soldi dei cittadini buttati via”.

Nel mirino sono finiti ben 14 pezzi su Renzi apparsi sul Fatto Quotidiano. “Una vera e propria campagna denigratoria”, riporta dispositivo della sentenza, di “eccezionale gravità, per la quale è prevista una condanna risarcitoria in misura superiore ad 50mila euro”. A pesare anche gli “appellativi offensivi” citati dal denunciante: “Bullo”, “Ducetto”, “Cazzaro”, “Mollusco”, “Disperato”, “Caso umano”, “Mitomane”, “Stalker”, “Cozza”, “Criminale”. “La campagna diffamatoria – spiega il giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Firenze – è attribuibile ai soli convenuti Marco Travaglio e alla Società editoriale il Fatto Spa, in solido tra loro, poiché deve ascriversi anche questa volta alla linea editoriale del quotidiano, più che ai singoli autori degli articoli”.

Due giornalisti del Fatto, citati anche questi dall’ex premier, non sono stati condannati. Alla fine del dispositivo, viene indicata la cifra finale, 80mila euro, che sia il direttore che la società devono a Renzi come risarcimento. Non solo, il dispositivo sarà pubblicato per una sola volta sul Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa, a caratteri doppi rispetto a quelli normali, e, per una sola volta ma per almeno tre giorni, sul cartaceo del Fatto Quotidiano e sul giornale online IlFattoQuotidiano.it.

Renzi poi riporta la notizia anche nella sua e-news. “Per anni – scrive – ho subito in silenzio, sbagliando. La condanna di oggi non azzera le sofferenze per il passato ma pone una domanda agli addetti ai lavori della comunicazione: come può un diffamatore seriale che ha una collezione record di condanne continuare a fare la morale agli altri tutti i giorni in tivù? Mistero”, prosegue il leader di Iv. “Intanto un pensiero alla mia famiglia che ha dovuto subire il peso di tutte le infamie e a tutti gli amici che non ci hanno mai abbandonato”, conclude Renzi. Commenta l’avvocato difensore di Renzi, Lorenzo Pellegrini dello studio Bl di Firenze: “La sentenza – afferma – è importante perché precisa come l’epiteto bullo, sebbene non autonomamente diffamatorio, se ripetuto costantemente lede addirittura l’identità personale e politica del soggetto offeso. Importante anche il riconoscimento delle cosiddette campagne diffamatorie, dove il senatore Renzi veniva costantemente accostato a indagini penali a cui era estraneo”.


di Redazione