Affitti brevi ed extraprofitti: tribuna aperta

giovedì 28 settembre 2023


Data la rilevanza degli argomenti sollevati, ritengo utile pubblicare per intero il garbato commento, a margine del mio articolo “Il Governo liberale batta un colpo“, postato sulla nostra pagina Facebook da un nostro assiduo lettore; scrive Lorenzo Gaspari, “gentile dottor Romiti mi scusi il pistolotto, leggo con gratitudine quotidianamente questo giornale: mi permetta un commento. Faccio l’agricoltore e ho un agriturismo e come gli altri per affittare una camera devo avere: l’autorizzazione sanitaria, i requisiti strutturali, la certificazione dello scarico dei reflui, l’agibilità, il corso sulla sicurezza, il corso sulle piscine (ho anche una piscina a servizio della struttura), il corso di primo soccorso, la verifica quinquennale della messa a terra, le schede prodotto di tutti i detersivi usati per sanificare, le analisi annuali delle acque sanitarie, le analisi annuali per la legionella, oltre a tutte (numerose) le incombenze fiscali e non. Non so come è stata scritta la legge ma non vedo cosa ci sia di male a mettere dei paletti a qualche tizio magari con seconde case (qui a Capalbio, dove per inciso non siamo tutti radical chic, ce ne sono parecchie) che per arrotondare affitta senza troppi obblighi. Sugli extraprofitti (se si chiamano extra vuol dire che prima non c’erano) delle banche: prima della guerra tutto liscio solo imprenditori che annaspano un po’, poi la guerra e i compagni di merende della Lagarde hanno avuto tanta paura e con i loro intrallazzi hanno fatto lievitare i prezzi dell’energia e delle materie prime, risultato: la roba costa di più e gli imprenditori annaspano ancora di più; che fa la Lagarde? Orrore! C’è l’inflazione (causata dai suoi compagni di merende) e alza i tassi così gli imprenditori oltre ad annaspare di più devono pure pagare di più i soldi per continuare a produrre. Il Governo mette una tassa sui profitti che le banche prima non avevano (domanda: prima le banche campavano lo stesso? risposta: sì), e le banche a frignare come alle scuole primarie dicendo che non possono neanche pagare gli stipendi (e prima?). Avrò sicuramente una visione semplicistica delle cose e le leggi saranno anche scritte male ma un fondo di verità c’è”.

Ora, in merito alla controversa questione degli affitti brevi, al di là della ragionevolezza o meno delle misure tuttora oggetto di mediazione interna alla maggioranza, da convinto liberale non credo che la strada giusta, in un Paese dominato dalle tasse e dalla burocrazia, sia quella del cosiddetto “mal comune mezzo gaudio”, come sembrerebbe indicare il nostro cortese lettore. Semmai occorrerebbe cogliere al volo l’occasione per battersi contro gli inverosimili adempimenti che gravano sulla sua attività economica. Adempimenti palesemente vessatori che penalizzano fortemente le imprese italiane in ogni ambito della produzione di beni e servizi, come per l’appunto quello appartenente all’ampio settore delle strutture ricettive.

Per quanto riguarda invece il tema, altrettanto controverso, del prelievo straordinario sui cosiddetti extraprofitti delle banche italiane, il discorso da fare è molto semplice: si tratta di un provvedimento a mio avviso demenziale, in primo luogo perché alla fine della giostra il costo di tale prelievo verrà scaricato sulle spalle dei correntisti ed eventualmente su quelle degli azionisti, i quali subiranno un decremento dei dividendi eventualmente distribuiti. Inoltre, solo il fatto di accettare il principio che sia lo Stato a stabilire, attraverso la definizione di un extraprofitto, un tetto massimo ai guadagni di chicchessia (ricordo a tal proposito che le banche già pagano una Ires – l’Imposta sulle società di capitali – maggiorata rispetto al resto delle imprese), apre la strada ad una pericolosa deriva di natura espropriativa, anche in considerazione del fatto che la stessa imposta straordinaria ha il carattere della retroattività.

Infine, in merito all’inflazione, sarò ancor più conciso. Non c’è intrallazzo che tenga, purtroppo. In realtà, dopo la lunga fase delle politiche monetarie espansive, iniziata con il Quantitative easing di Mario Draghi e culminata con una vera e propria inondazione di liquidità da parte di tutte le principali banche centrali, onde sostenere le relative economie devastate dalle restrizioni anti-Covid, la realtà ha semplicemente portato il conto. Dal momento che la ricchezza non si stampa, dato che l’economia è per antonomasia la scienza delle risorse scarse, se la produzione di beni e servizi ristagna, o addirittura regredisce, mentre aumenta la massa monetaria, checché ne dicano i nostri immarcescibili keynesioti, è inevitabile che i prezzi lievitino anche in modo incontrollato. Repubblica di Weimar docet.

Ringrazio comunque il nostro gentile amico per averci dato l’occasione di allargare ulteriormente il dibattito su questi importati temi sul tappeto.


di Claudio Romiti