Giorgio Napolitano: statista o uomo di potere?

mercoledì 27 settembre 2023


Quanta ipocrisia nella celebrazione dei funerali dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Era un uomo di apparato che ha, per opportunismo, cambiato radicalmente le sue idee (idee?) a seconda delle situazioni politiche. Al suo funerale laico ha partecipato essenzialmente l’élite politica della quale ha fatto parte per tutta la sua carriera politica. A differenza del recente funerale di Silvio Berlusconi, che era inviso alla nomenklatura politica in Italia e in Europa, non c’è stato neanche lontanamente il coinvolgimento al lutto dei cittadini comuni. Le persone comuni paradossalmente sentivano più vicino il ricchissimo imprenditore Silvio Berlusconi, che ha dedicato trent’anni della sua vita alla passione politica, pagando in prima un prezzo enorme, piuttosto che il “proletario” comunista Giorgio Napolitano. Gli italiani, che sono tutt’altro che sprovveduti, hanno saputo discernere tra chi, per ragioni ideali, ha lasciato le sue lucrose attività imprenditoriali di successo per contrastare “la gioiosa macchina da guerra” del post (post?) comunista Achille Occhetto rispetto a chi ha usato la politica.

Il diplomatico americano James Russell Lowell diceva che “solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”; ma si può passare con disinvoltura dall’essere un giovane fascista universitario durante il fascismo e subito dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale diventare comunista? Si può applaudire all’invasione nel 1956 dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica e diventare dopo un atlantista convinto diventando il primo comunista italiano che si è recato a Washington? Era un migliorista (la “corrente” nel Partito comunista italiano che dialogava con il Partito socialista del vero riformista Bettino Craxi) dove non era consentito alcun dissenso sulla linea politica del partito? Seguo la politica da 50 anni e non ricordo una iniziativa politica in dissenso dal partito in cui ha militato, partorita dal defunto presidente emerito della Repubblica.

Ha sempre, con furbizia, operato nell’ombra senza mai esporsi politicamente per non inficiare la sua ambizione politica. Era un uomo di potere per il potere. Nella sua storia politica è riuscito con abilità, ma senza reali meriti ideali, ad assumere ruoli apicali quali: ministro dell’Interno, presidente della Camera e presidente della Repubblica addirittura rieletto per un secondo mandato. Da inquilino del Colle più alto ha esercitato, dilatandoli, i suoi poteri per ostacolare l’esecutivo di Silvio Berlusconi che aveva commesso l’errore imperdonabile di diventare presidente del Consiglio dei ministri attraverso un voto espressione della volontà popolare. Una aberrazione per chi si fece, pro domo sua, re!    


di Antonio Giuseppe Di Natale