Ex Tmb via Salaria e un impianto che divide il centrosinistra

giovedì 31 agosto 2023


A volte ritornano non è solo il titolo di un libro di Stephen King. Anche se la paura, in qualche modo, è di casa. Soprattutto dalle parti di via Salaria, a Roma, al civico 981. Qui c’è l’area dell’ex Tmb, area dove sorge l’impianto (utilizzato per il trattamento dei rifiuti) chiuso nel 2019 e dove nel 2018 si verificò un incendio. Ma è anche un impianto che, negli anni, ha convogliato miasmi, rabbia e polemiche. Quelle polemiche che, appunto, sono tornate in questi ultimi giorni. E che, salvo collanti e tubetti di mastice dell’ultima ora, hanno creato non poche divisioni nel centrosinistra della città, a livello comunale e municipale. A dare il là alla querelle l’ipotesi di realizzare un impianto, nell’area dell’ex Tmb, per il trattamento di 30mila tonnellate all’anno di residui “prelevati” dalle spazzatrici nel corso della pulizia delle strade. Parliamo, ad esempio, di sabbia e ghiaia. La questione di fondo, però, è che l’idea è piombata all’improvviso. Almeno stando alle dichiarazioni di chi, politici ma non solo, ha preso nota della notizia.

Sabrina Alfonsi, assessore capitolino all’Ambiente, ha voluto gettare subito acqua sul fuoco: “Questa giunta ha chiuso con i Tmb e con le discariche. Non si guarda al passato, ma si guarda al futuro. La nuova vita del centro Ama Salario sarà il primo hub dell’economia circolare di Roma”. Non solo: “È partito a luglio il percorso che porterà alla realizzazione del Polo dell’economia circolare di Roma all’interno dell’area dell’ex Tmb Salario così come annunciato il 7 gennaio 2022. Un grande hub cittadino dedicato all’economia circolare e alla sostenibilità. Un centro per il recupero e il riciclo dei Raee e materiali diversi, un centro del riuso per l’educazione e la formazione alla sostenibilità, aperto a tutti, che punta sullo sviluppo delle competenze e delle filiere green, dalle ciclofficine alle sartorie sociali, dai laboratori per la riparazione degli elettrodomestici passando per l’artigianato del legno, del vetro e del ferro”. E poi: “Un luogo per dare una seconda vita a tutto ciò che può essere riparato e recuperato, favorendo la necessaria riduzione della produzione dei rifiuti che oggi superano il milione e 700mila tonnellate annue e la transizione graduale nella direzione dell’economia circolare. Un luogo importante per raggiungere gli obiettivi ambiziosi di recupero di materia e di riciclaggio previsti dal Piano del Ciclo dei Rifiuti di Roma”. Fino alla specifica: “Nell’area del sito grande oltre 3 ettari, è anche previsto il potenziamento della sede di Ama, la realizzazione di un Centro di Raccolta ed un piccolo impianto di 30mila tonnellate annue, per il trattamento ed il recupero delle cosiddette “terre di spazzamento”, cioè tutto quel residuo composto da terra, sabbia, foglie, carta e plastica che proviene dal lavoro delle spazzatrici durante la pulizia delle strade. Al termine di un procedimento di selezione e lavaggio del residuo raccolto, l’impianto consente di recuperare oltre il 90 per cento dei materiali in ingresso, che vengono prevalentemente utilizzati come materie prime seconde. Una tecnologia all’avanguardia già presente in altre città d’Italia come Milano e Venezia”. L’impianto è previsto dal Piano industriale di Ama e finanziato per 4 milioni con fondi del Giubileo che, “come i biodigestori anaerobici e i selettori per la carta e il multimateriale, si inseriscono a pieno titolo nel novero degli impianti che operano nella logica dell’economia circolare”.

Come detto prima, in più di un soggetto è caduto dalle nuvole. Perché della relazione tecnica di Ama, con tutti gli annessi e connessi, ne sapevano veramente in pochi. Stefania Pandolfi, dell’Osservatorio permanente sul Tmb Salario, creatura nata con un ruolo di confronto con l’Amministrazione e ovviamente non vincolante da un punto di vista normativo, sempre in prima fila per le battaglie portate avanti in questi anni, ha raccontato all’Opinione: “Ci stiamo studiando le carte, ma vogliano capire cosa sia accaduto. Questa notizia, indubbiamente, è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Nessuno ci ha avvertito, fino a pochi giorni fa. E nessuno è stato coinvolto. È strano, mi chiedo, che l’Amministrazione locale non fosse stata messa al corrente della cosa. A chi risiede nelle vicinanze dell’impianto, dello scaricabarile politico interessa ben poco. Qui parliamo di una questione che ricade sul territorio. E che coinvolge tutti”.

Pandolfi, a seguire, ha sottolineato i punti a suo avviso più scottanti: “Innanzitutto, pensavamo che questa dell’ex impianto Tmb fosse una questione chiusa. Perché il progetto di recupero che sembrava accettato e preso in considerazione era di tutt’altra specie. In secondo luogo, abbiamo paura che si torni a vivere con puzza e miasmi. Altro dato – ha proseguito – riguarda il traffico sulla Salaria, visto che secondo i calcoli dovranno essere trasportate con i camion 100 tonnellate di scarti al giorno”. Il rischio, in un messaggio che è tutto fuorché tra le righe, “è che si crei, un giorno, un qualcosa che abbiamo già vissuto, tenendo conto che a Roma l’emergenza diventa sistema. Noi cittadini che viviamo a due passi dall’ex Tmb ci siamo già scottati una volta. E non intendiamo bruciarci ancora”.

A piazza Sempione, Municipio III, ci sarà un incontro oggi alle 18,30. Un confronto voluto dall’Amministrazione locale di centrosinistra, guidata da Paolo Marchionne. Pandolfi ha evidenziato: “Saremo presenti, con il coltello tra i denti. Siamo pronti alla discussione. E se serve, a manifestare, come facevamo prima. Avendo visitato quell’area, abbiamo paura che si possa ripetere un qualcosa ahimè già noto. Se poi consideriamo l’emergenza costante di rifiuti presente in città e tutto quello che viene raccolto nelle strade, chi ci garantisce che – nei periodi più complicati – nell’impianto finiranno solo le foglie secche?”.

Insomma, i dubbi ci sono. Come ha rivelato Giordana Petrella, consigliere municipale di Fratelli d’Italia: “Da quanto si apprende, sembrerebbe che la società Ama, società controllata da Roma Capitale, quindi dalla giunta del sindaco Roberto Gualtieri, abbia chiesto a maggio scorso la procedura di Via per un impianto di trattamento delle terre di spazzamento che vengono raccolte in tutta la città, ovvero un impianto che verrebbe installato nell’ex fossa del Tmb e che tratterebbe 30mila tonnellate all’anno, 100 tonnellate al giorno che entrerebbero di nuovo nell’area di via Salaria. Chiediamo al sindaco Gualtieri di fermarsi. Quella del Tmb di via Salaria è una ferita ancora aperta per i cittadini del Terzo Municipio: non permetteremo più a nessuno di rovinare la vita dei residenti ed è per questo che siamo pronti a scendere in piazza”. Inoltre, contattata dall’Opinione, ha chiarito: “È fuori ogni simile pensiero immaginare che lì dentro possano tornare dei rifiuti. La cosa grave, se c’è stata quella richiesta a maggio, è che ci abbiano lavorato sopra almeno due mesi. E che nessuno di Roma Capitale abbia detto nulla. Nessuno, credo, ha parlato con il Municipio, per il semplice fatto che nessuno, qui, sarebbe stato a favore. Non è un comportamento trasparente. Aggiungo – ha terminato – che ci sono arrivate segnalazioni di cittadini che sentivano puzza, non molto tempo fa. E avevano chiesto se Ama stesse utilizzando l’impianto per questioni d’emergenza. Ci hanno risposto negativamente”.

Il tema è comunque scottante. E ha già ricevuto delle reazioni negative da parte del fronte di centrosinistra. Lo stesso minisindaco Marchionne ha tuonato: “La notizia di una procedura in corso per la realizzazione di un impianto per il trattamento delle terre di spazzamento nel sito di via Salaria 981 è una fuga in avanti che sorprende e preoccupa.  Sono convinto che insieme alla giunta capitolina sapremo trovare soluzioni alternative alla localizzazione dell'impianto di trattamento delle terre di spazzamento. Abbiamo iniziato questo mandato promuovendo tutti insieme un’idea ambiziosa di riqualificazione dell’area che restituisse al quartiere servizi e opportunità, dopo anni di bugie e miasmi Oggi non possiamo immaginare che senza un progetto di riqualificazione definito che risponda a questi presupposti si metta in piedi una procedura per la realizzazione di un nuovo impianto, seppur di modeste dimensioni. Lo trovo un controsenso – ha ammesso – anche rispetto al grande sforzo che tutta l'Amministrazione capitolina ha approntato per sostenere un percorso alternativo dopo la bonifica ambientale e per realizzare un hub dell’economia circolare e della sostenibilità, insieme alla cittadinanza e alla città. Tra l'altro, è l’unica strada per ridare respiro all’area della Salaria, facendola tornare ad essere attrattiva per nuove attività produttive e investimenti pubblici e privati”.

Bordate sono state firmate pure da Giovanni Caudo, ex presidente del Municipio III e adesso consigliere comunale di maggioranza (Roma Futura): “Chi pensa di riportare i rifiuti nell’ex complesso dell’impianto di trattamento meccanico biologico (Tmb) di Salario è qualcuno che ha perso evidentemente il contatto con la città. Scopriamo – è andato avanti – che il 22 maggio 2023 l’Ama ha richiesto alla Regione Lazio la procedura di Via per un impianto di trattamento delle terre di spazzamento che vengono raccolte in tutta la città. Si tratta di un impianto che verrà installato nell’ex fossa del Tmb e che tratterà 30 mila tonnellate all’anno, 100 tonnellate al giorno che entreranno di nuovo nell’area di via Salaria. Tutto questo è inaccettabile – ha raccontato Caudo – per i cittadini che si aspettano, invece, la riconversione di quell’area e di essere risarciti dei malesseri e dei malanni che hanno subito per oltre dieci anni. Ora, allo stesso modo con cui agiva l’Amministrazione precedente, che nascondeva la verità negando la puzza, si è proceduto nel silenzio assordante e si è chiesto alla Regione il permesso per costruire un impianto di trattamento per poter riportare i rifiuti in quell’area”.

C’è dell’altro per Caudo: “Questa Amministrazione si sta confrontando con temi importanti e con ritardi di anni e molte delle cose che si stanno facendo hanno bisogno di tempo per produrre i risultati attesi. Per questo, sarebbe bene abbassare gli annunci e i proclami, soprattutto in tema di rifiuti, per tornare a fare politiche di sistema e soprattutto innovative. Proporre di riportare i rifiuti nel sito dell’ex Tmb significa voler tagliare i ponti e i legami politici con un pezzo di città, che ha contributo a costruire, proprio sulle battaglie condotte in quel sito per affermare il diritto alla salute, le premesse perché ci fosse una coalizione di sinistra-plurale al governo di questa città. Nulla è ancora deciso e nulla è ancora irrimediabile. Per questo, chiediamo semplicemente di cancellare questa ipotesi e di tornare a pensare a quel sito alzando l’ambizione”.


di Claudio Bellumori