Extraprofitti? Un’altra tassa sulla proprietà e sul risparmio

venerdì 11 agosto 2023


L’ultimo provvedimento del Governo cosiddetto di centrodestra – presieduto da Giorgia Meloni – circa l’istituzione di una nuova tassa per colpire i presunti “extraprofitti” delle banche, oltre che essere l’ennesima misura demagogica tipica degli Esecutivi in calo di consensi, si potrebbe configurare come un vero e proprio esproprio nei confronti della proprietà privata: quella delle banche e dei suoi investitori. Il risultato immediato, intanto, è stato quello di avere fatto perdere diversi miliardi agli azionisti degli istituti di credito italiani, con un conseguente indebolimento proprio del sistema di credito nazionale. Alla faccia del presunto patriottismo tanto sbandierato sui social e sui media.

Nemmeno i governi della sinistra più statalista hanno mai creduto che i problemi di liquidità, che evidentemente nonostante gli annunci di piena “soddisfazione” della premier ci sono e che prima o poi si manifesteranno ancora con più forza, si potessero risolvere attaccando il patrimonio delle istituzioni bancarie, che peraltro sostengono il sistema produttivo nazionale attraverso mutui e prestiti.

Il presidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana), Antonio Patuelli, aveva avvertito qualche tempo fa che “gli extraprofitti delle banche non esistono, altrimenti si dovrebbe parlare anche delle extraperdite accumulate dalle banche negli anni dei tassi zero” e che “il 63 per cento dei mutui in Italia è a tasso fisso e quindi continua a pagare la stessa rata, per il 37 per cento dei debitori a tasso variabile occorre distinguere: chi ha stipulato il mutuo 15 anni fa, si è avvantaggiato per anni di interessi bassi; chi lo ha contratto un anno fa, ha sbagliato i calcoli ma ha comunque la possibilità di passare al tasso fisso”.

Questa misura irrazionale evidentemente presuppone che negli ultimi anni le istituzioni finanziarie non abbiano affrontato aumenti del costo dell’energia e altre criticità come tutte le imprese produttive del mondo, tra un’inflazione galoppante e una guerra russo-ucraina terribile che, peraltro, non accenna a diminuire d’intensità.

Ma anche sottende l’idea, molto poco liberale, che possa esserci una autorità suprema come una torma di cavalieri del Santo Graal, di saggi illuminati, di efori sapienti o di funzionari scamiciati, che possa determinare cosa siano e a quanto ammontino questi fantomatici “extraprofitti”, come se l’etica di una impresa non fosse proprio quella di fare profitti per i propri azionisti, come spiega bene Franco Debenedetti nel libro Reagire per le Libertà di Tommaso Romano e Antonino Sala, edito dalla Fondazione Thule Cultura.

Il provvedimento, dopo avere fatto un macroscopico danno agli azionisti per il crollo già registrato in Borsa, il prossimo lo causerà ai correntisti, perché chiaramente le banche saranno costrette ad alzare i costi delle commissioni dei servizi che offrono ai propri clienti. Successivamente, avrà una ricaduta sui dipendenti che si vedranno ridurre o bloccare eventuali aumenti stipendiali, sempre perché da qualche parte questi euro dovranno uscire. E poi saranno colpiti gli imprenditori, soprattutto medio-piccoli, che avranno più difficoltà a reperire risorse a costi accettabili, vista anche la politica restrittiva della Banca centrale europea a cui però questo Governo dei “patrioti” non si oppone.

Tutto ciò è un fatto che fa il paio con la decisione di trattare con la sinistra sul salario minimo, altra “ideona” di stampo socialista che va nel segno di un dirigismo statalista che mal si addice a chi, in campagna elettorale, si diceva liberale e che provocherebbe un indebolimento del sistema produttivo e uno smacco per i lavoratori: se approvato in qualsiasi forma, vedrebbero scendere le proprie retribuzioni, in quanto non sarebbe più necessaria la contrattazione tra le parti. Visto che per legge, come nella vecchia Unione Sovietica, a quanto pare apprezzata a destra quanto a sinistra, si deciderà quale sarà il giusto stipendio senza nessuna negoziazione tra datore di lavoro e dipendente. Arrivati a questo punto, anche il sindacato perderebbe il suo ruolo di tutela degli interessi dei suoi iscritti. Infatti, sarebbe la burocrazia dello Stato a decidere quanto vale una prestazione lavorativa, non la contrattazione men che meno il mercato.

Purtroppo, dobbiamo rilevare che di liberalismo questo Governo ha poco o nulla. È solo alla ricerca di un centro di gravità permanente – come cantava Franco Battiato – intorno agli ultimi sondaggi, che evidentemente vista la natura propagandistica di alcune misure come quest’ultima danno un gradimento in flessione.

Nel contempo, il ministro Matteo Salvini ci ha già comunicato che queste risorse prelevate alle istituzioni bancarie serviranno a coprire gli aumenti stipendiali deliberati precedentemente. Purtroppo, vista la ricaduta su tutti i cittadini di cui sopra, questi incrementi stipendiali saranno pagati dalle stesse persone che ne godranno, attraverso il rialzo di tutti i servizi e dell’inflazione, che a catena sarà il prossimo risultato di questa politica economica. E poi per un inevitabile, futuro, ulteriore, generalizzato aumento della tassazione sulle proprietà immobiliari, magari giustificato mediaticamente con “l’attacco ai grandi patrimoni”, come recitava un vecchio slogan comunista: “Anche i ricchi piangano”.

Solo per inciso: l’inserimento nel decreto del tetto al costo dei biglietti aerei e al prelievo sui presunti extraprofitti bancari è un altro chiarificante, e probabilmente anche inefficace, esempio di dirigismo antiliberale, che scoraggerà gli investitori di tutto il globo a venire in Italia, con un conseguente e susseguente impoverimento del nostro sistema economico.

Questo stato di cose apre, però, una prateria a chi ha voglia di intraprendere una politica autenticamente liberista, in cui la proprietà privata e diritti individuali siano i presupposti per ogni azione, come sembrerebbe voler fare il Partito Liberale italiano di Roberto Sorcinelli (segretario nazionale) e Paolo Guzzanti (vicesegretario nazionale), che rilancia proprio su questi temi e che si colloca a pieno titolo nel centrodestra. Vedremo.

Intanto, speriamo che dopo questa ennesima cantonata qualcuno si svegli e inizi a percorrere la strada della Libertà. A noi, come sempre, rimane il dovere della critica in favore della proprietà privata e delle prerogative dell’individuo, senza dogmatismi o appartenenze di setta.


di Antonino Sala