Visto da lontano: Matteo Salvini

mercoledì 9 agosto 2023


Il cinquantenne Matteo Salvini ha un curriculum politico di tutto rispetto. Ha percorso tutte le tappe del militante di partito. Si è iscritto alla Lega nel 1990, il più vecchio movimento politico della compagine governativa di centrodestra, fino ad assumere dal dicembre del 2013 la carica di segretario politico. Successivamente, è stato riconfermato al vertice del partito nel 2017. È stato, da giovane iscritto alla Lega Nord, per circa sette anni consigliere comunale a Milano ed europarlamentare per due legislature consecutive. È stato eletto senatore della Repubblica nella diciassettesima e diciottesima legislatura.

A Matteo Salvini non si può certo addebitare mancanza di coraggio nelle sue scelte politiche. Da segretario politico della Lega ha trasformato un partito nordista, con pulsioni secessioniste, in un partito a vocazione nazionale, facendo crescere in maniera esponenziale i consensi elettorali alle elezioni europee del 2019, raggiungendo il 34,3 per cento dei voti.

È un decisionista che ha saputo affinare nel tempo, con acume, le sue qualità di leader in un partito che conta su una classe dirigente di grande livello. Le spigolature del suo non facile carattere le ha sapute superare dopo l’esperienza del primo Governo giallo-verde presieduto da Giuseppe Conte, nel quale aveva assunto l’incarico di vicepresidente del Consiglio e di ministro degli Interni. Da responsabile del Viminale ha preso decisioni forti sui flussi di immigrati clandestini che gli hanno causato lo stillicidio di un processo penale, con l’accusa di “omissione di atti d’ufficio e sequestro di persona”. Accuse che riguardavano il suo ufficio di massimo responsabile della sicurezza nazionale. Tale procedimento penale, ancora in corso di dibattimento, probabilmente non trova riscontro in nessun altro Paese democratico.

Da vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, nella attuale compagine di Governo di centrodestra, potrebbe realizzare il sogno di tutti i siciliani. Ossia vedere costruito il Ponte sullo Stretto. Opera, questa, che potrebbe diventare il volano di sviluppo della Sicilia, l’isola-Stato più grande del Mediterraneo. Il segretario politico della “Lega Nord”, se dovesse riuscire (forse è la volta buona) nell’impresa storica di costruire il Ponte sullo Stretto di Messina, da “nordista” e da ministro della Repubblica realizzerà la continuità territoriale della Sicilia con il resto del “Continente”.

Per un siciliano come me, che dopo l’università si è dovuto trasferire per lavoro, prima al nord e da quasi quaranta anni a Roma, intraprendere un viaggio in auto per raggiungere la Sicilia nord-orientale (priva di aeroporti) è sempre stato un incubo. Il ritorno nella mia terra purtroppo ha sempre coinciso, obtorto collo, con le vacanze natalizie, pasquali o con le ferie estive. Cioè con periodi di traffico intenso. Percorrere in auto poco più di 700 chilometri, a causa degli interminabili lavori sulla Salerno-Reggio Calabria, è sempre stata una odissea. Arrivati a Villa San Giovanni, per imbarcarsi sui traghetti – molte volte – occorre attendere ore.

Quali sono i danni economici subiti dall’economia siciliana dalla mancanza del Ponte? Quanti turisti optano per località alternative alla Sicilia per i problemi connessi alla difficoltà di poterla raggiungere anche via terra? Il Ponte sullo Stretto rappresenterà una grande spinta per lo sviluppo della Sicilia; per questo confidiamo nel “nordista” che, con la costruzione del Ponte, porterà la Sicilia nel resto dell’Italia e in Europa.


di Antonio Giuseppe Di Natale