venerdì 28 luglio 2023
Un’analisi ragionata a più voci di presupposti, implicazioni e rischi della proposta di direttiva europea sull’efficientamento energetico degli immobili, oltre che degli altri provvedimenti di matrice europea appartenenti al medesimo filone.
La vicenda della direttiva europea “Case green” si arricchisce di un nuovo e interessante capitolo. Questa volta si tratta di una pregevole iniziativa editoriale, promossa da Confedilizia Edizioni in collaborazione con Tramedoro editore, con la pubblicazione del volume: “La proprietà e i suoi nemici. Dalla direttiva Ue “Case green” alla libertà”. L’opera, curata da Sandro Scoppa, avvocato e presidente di Confedilizia Calabria, si fregia della prefazione di Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, dell’introduzione di Guglielmo Piombini, saggista ed editore, e della postfazione di Alessandro Vitale, docente dell’Università di Milano. Essa raccoglie i contributi di diversi autori (in particolare: Carlo Lottieri, Sandro Scoppa, Isabella Tovaglieri, Andrea Giuricin, Cristian Merlo, Domenico Bilotti, Pietro Monsurrò), che hanno analizzato siffatta iniziativa europea da diverse angolature tematiche con lo scopo di offrire così al lettore percorsi argomentativi per coglierne gli obiettivi e la portata e, soprattutto, per riflettere sulle conseguenze pregiudizievoli della sua eventuale applicazione, che potrebbe compromettere il sistema politico ed economico, arrestare lo sviluppo alla base della civiltà industriale, dilapidando risorse naturali e umane, obbligando ad apprestare soluzioni dispendiose e poco efficaci.
Tale direttiva, come rilevato nel libro, rende palese la direzione verso cui sembra muoversi l’Unione europea, che ha recepito le rivendicazioni di un diffuso ambientalismo, sostenuto da vari movimenti, i quali stanno influenzando le scelte politiche ed economiche, e sulla base di ciò ha posto in essere una politica climatica radicalmente interventistica. La stessa reputa il capitalismo incompatibile con la conservazione dell’ambiente, il quale, assicurando più sviluppo e maggiori consumi, metterebbe di conseguenza sotto pressione le variabili ambientali. Queste possono pertanto essere tutelate utilizzando un approccio burocratico e socialista, che concepisce la tutela ambientale solo in termini di controlli, restrizioni, direttive, regolamenti, divieti e sovvenzioni.
Invero, anche alla luce dei contributi proposti da diversi autori, non sembra essere revocabile in dubbio che le politiche ambientali promosse dai governi e dalle istituzioni europee serviranno a ben poco a migliorare l’ambiente, ma produrranno sicuramente disoccupazione e povertà. La storia ha infatti dimostrato che è destinato al fallimento tutto ciò che viene imposto dall’alto per motivi ideologici ed è sostenuto dalla propaganda di Stato. Al contrario, tutto ciò che ha successo non ha bisogno né di essere imposto per legge né di essere sussidiato né di essere sostenuto dalla propaganda mediatica. Ciò che ha successo emerge spontaneamente dal basso, dai rapporti sociali e dalle scelte volontarie di miliardi di persone. Le auto hanno sostituito le carrozze, e i computer hanno sostituito le macchine da scrivere, non perché è stato deciso e imposto a livello politico, ma perché le scelte degli individui sono andate in questa direzione.
In buona sostanza, anche per affrontare una eventuale (qualora fosse realmente dimostrata, a dispetto dei contrari pronunciamenti di tanti autorevoli scienziati), questione del riscaldamento globale, è necessario un approccio liberale alla protezione ambientale, capace di valorizzare la proprietà privata, gli scambi volontari e l’iniziativa imprenditoriale ossia l’ecologia di mercato. In una simile eventualità, il riscaldamento globale dovrebbe essere semplicemente accettato come un sottoprodotto della civiltà industriale e un esito del progresso economico, e non avrebbe le conseguenze catastrofiche ipotizzate dagli ambientalisti. Gli individui infatti non incontrerebbero grosse difficoltà per affrontarlo e risolverlo, rendendolo addirittura funzionale allo sviluppo e alla crescita economica, e all’aumento del benessere.
A patto, però, di poter svolgere le loro attività senza interferenze delle istituzioni politiche-burocratiche, ostacoli della legislazione e opposizioni dei movimenti ambientalisti, i quali potrebbero persino portare a una paralisi dello sviluppo tecnologico, che rappresenta anche un processo composto da un insieme di operazioni tecnologiche, e impedire di affrontare i problemi ambientali che questo potrebbe invece risolvere. “Abbiamo bisogno di una crescita economica e tecnologica che possa svilupparsi liberamente – ha rilevato Murray N. Rothbard – (...) grazie all’economia di libero mercato e non per mezzo di distorsioni e degli sprechi imposti all’economia mondiale dal sostegno forzato liberal degli anni Cinquanta”. Ossia consentendo agli individui di decidere liberamente come affrontare al meglio gli aspetti particolari dell’eventuale emergenza climatica e quali cambiamenti apportare nelle loro esistenze e negli affari. Nel fare ciò, potrebbero avvalersi dei mezzi tecnici ed economici che l’industrializzazione ha messo a loro disposizione, nonché delle altre risorse che saranno in grado di produrre e utilizzare per affrontare le sfide ambientali, dall’inquinamento al cambiamento climatico.
Ovviamente, neppure nell’ipotetico caso di aumento del riscaldamento globale dovuto alle emissioni di Co2, si può o si deve arrestare la crescita economica e lo sviluppo, il cui concetto include anche elementi qualitativi, i quali riguardano la struttura istituzionale e sociopolitica, che elevano il tenore di vita individuale, come l’esperienza ha del resto dimostrato. Ha anche dimostrato che essi si conciliano con l’ambiente, posto che mettono a disposizione dell’essere umano mezzi tecnici ed economici per dedicarsi alla sua tutela. Consentono in particolare l’emergere di altre risorse, l’affermazione di nuovi settori, la riqualificazione di quelli tradizionali, l’effettuazione di investimenti in nuove tecnologie, miglioramenti nelle tecniche produttive e organizzative, tutte cose che permettono un utilizzo più efficiente delle risorse ambientali e dell’impatto umano sull’ecosistema. Soprattutto, di risolvere problemi la cui soluzione era o può sembrare impossibile, facendo altresì risparmiare tempo ed energie grazie al miglioramento delle tecniche già utilizzate.
È pertanto un errore fatale ragionare in ordine al futuro in base alla conoscenza tecnologia e alla ricchezza attuale. La società del futuro sarà sicuramente molto diversa da quella attuale, più ricca e tecnologicamente avanzata, con beni e servizi oggi sconosciuti e insospettati, nella quale saranno stati risolti o non esisteranno più molti dei problemi odierni. D’altra parte, se il riscaldamento globale fosse un dato di fatto, i continui progressi nella scienza e in altri ambiti aiuterebbero a superare gli eventuali problemi ambientali e si produrrebbero anche effetti positivi, con vantaggi nel bilancio netto dell’umanità. L’uomo ha infatti sviluppato la tecnologia che gli ha fornito gli strumenti per moltiplicarsi, aumentare le sue aspettative di vita e il benessere, riducendo nel contempo la denutrizione, le malattie e la sofferenza.
Nel caso, si troverebbe di fronte ad altre sfide, da affrontare e vincere, nuovi traguardi, che potrà raggiungere non facendosi più piccolo e chiedendo perdono alla natura per aver violato la sua legge, ma diventando più grande, infrangendo nuove barriere tecnologiche, immaginando nuove soluzioni tecniche, concependo progetti sempre più ambiziosi. Utilizzando maggiore conoscenza, la cui diffusione e il cui migliore impiego producono ricchezza, e, soprattutto, la libertà che, come sottolineato da Friedrich A. von Hayek: “È essenziale per far posto all’imprevedibile e all’impredicibile; ne abbiamo bisogno perché, come abbiamo imparato, da essa nascono le occasioni per raggiungere molti dei nostri obiettivi”. Si tratta di attività che non possono né devono incutere timore, visto che si tratta del modo normale di procedere dell’evoluzione.
(*) Presidente di Confedilizia Calabria
(**) Sandro Scoppa, “La proprietà e i suoi nemici. Dalla direttiva Ue ‘case green’ alla libertà”, Confedilizia Edizioni - Tramedoro, 2023, 10 euro
di Sandro Scoppa (*)