Clima, resa dei conti nel Ppe

venerdì 14 luglio 2023


Il fallimento del Green deal targato Ursula von der Leyen al momento è scongiurato. Il blitz del Ppe guidato da Manfred Weber ha prodotto la spaccatura del gruppo. L’obiettivo evidente del leader dei popolari è andato a vuoto. Anche per queste ragioni, quello sulla legge sulla natura, è stato un voto innanzitutto politico. Che non chiude la porta a un’alleanza tra il Ppe e le destre europee. Ma che pone tutti di fronte ad una certezza: von der Leyen, per la Commissione post-voto, è più che mai in partita. All’Europarlamento ancora è ben chiara l’inedita fotografia del voto: da un lato uno schieramento che va dall’estrema sinistra ai liberali e dall’altro un’alleanza che parte dai sovranisti per arrivare ai Popolari. È molto difficile che lo schema si riproponga da qui in avanti, ma il costituirsi di questi due schieramenti è stata diretta conseguenza dello sgretolarsi dell’asse tra socialisti, liberali e popolari. Molti dei 21 eurodeputati che, distaccandosi dalla linea del capogruppo Weber, hanno votato la legge sulla natura, in queste ore vanno ripetendo le loro ragioni: la legge, diluita dagli emendamenti di Renew, non era perfetta, ma di certo accettabile.

Spetterà a Weber passare ora a una controffensiva. La sua apertura alle destre continua a trovare resistenze all’interno del gruppo. La Csu tedesca, le delegazioni del Nord, restano scettiche di fronte ad un’ipotetica alleanza con la destra finlandese, svedese, o con Fratelli d’Italia. Il leader del Ppe, in prospettiva, potrebbe tentare di inglobare le formazioni politiche più giovani, come Movimento civico-contadino olandese (Bbb), che ha sbancato alle ultime elezioni locali. A settembre, non a caso il Ppe ha annunciato un’iniziativa proprio con gli agricoltori europei.  

Weber tornerà a Roma domani, in occasione del Consiglio nazionale di Forza Italia, che eleggerà Antonio Tajani alla presidenza del partito. Il punto, per il leader tedesco, è quanto peseranno gli azzurri post-Berlusconi alle Europee. Il rischio è quello di perdere seggi proprio a favore delle formazioni di destra, tutte in ascesa. “La maggioranza Ursula non esiste più, la maggioranza di centrodestra è davvero a un passo”, è la linea, perfettamente compatibile con la strategia di Weber, del capodelegazione di Forza Italia al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello. Molto dipenderà dalle prossime elezioni nazionali. Il 23 luglio in Spagna, a fine novembre in Olanda, a fine anno in Polonia. Tre tornate elettorali decisive per pesare la destra e conoscere il destino del principale alleato di Giorgia Meloni, Mateusz Morawiecki, indigeribile per una parte dei Popolari. L’idea di una maggioranza di centrodestra in Europa, tuttavia, è per ora numericamente un’utopia. Il gruppo dei Socialisti e democratici e quello di Renew, resteranno decisivi per l’elezione del presidente del Parlamento e quindi per una maggioranza a sostegno della futura Commissione. La battaglia, nei prossimi mesi, correrà ancora sul clima. Mercoledì prossimo partiranno i negoziati sulla legge sulla natura tra il Parlamento europeo e il Consiglio presieduto dalla Spagna.


di Redazione