Nordio: “Per concorso esterno alla mafia serve norma ad hoc”

venerdì 14 luglio 2023


“Mi sento ancora magistrato”. La rivendicazione di Carlo Nordio è emblematica della situazione complessa che sta vivendo. Il ministro della Giustizia si trova, suo malgrado, al centro di una dura polemica tra politica e magistratura. I suoi dubbi sul reato di “concorso esterno in associazione mafiosa” hanno scatenato una ridda di voci. La Commissione per la riforma del Codice penale “ha concluso che il concorso esterno andava tipicizzato con una norma ad hoc, perché non esiste come fattispecie autonoma nel codice, ma è il frutto di una interpretazione giurisprudenziale che coniuga l’articolo 110, sul concorso, con il 416 sull’associazione”. Sono le parole usate da Nordio in un’intervista al Corriere della Sera. “Questo – sottolinea – ha comportato un’estrema incertezza applicativa. Le voci per introdurre una norma tipica sono quasi universali nel mondo universitario e forense”.

Alla domanda se non tema di favorire il crimine, Nordio risponde: “La mia interpretazione è anche più severa, perché anche chi non è organico alla mafia, se ne agevola il compito, è mafioso a tutti gli effetti. Se si affrontassero questi argomenti con animo freddo e pacato, e non con polemiche sterili, troveremmo una soluzione: scrivere una norma ad hoc molto semplice e molto chiara”. Rispetto allo scontro politica-magistratura “il confronto continuerà. Sono stato magistrato per quarant’anni, e mi sento ancora tale”. Parlando di separazione delle carriere, Nordio sostiene che essa è “consustanziale al processo accusatorio voluto da Vassalli. Purtroppo è stato attuato a metà. Esiste in tutto il mondo anglosassone, e non mina affatto l’indipendenza della magistratura requirente. Tuttavia richiede una revisione costituzionale. Comunque fa parte del programma di governo, e sarà attuata. Significa anche discrezionalità dell’azione penale e facoltà del pm di ritrattarla. Tutte cose che in questo momento la Costituzione non consente. Ma eviterebbero almeno un 30 per cento dei processi che si rivelano inutili e dannosi”.


di Manlio Fusani