giovedì 13 luglio 2023
Parliamo con il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, un vero professionista della politica, in senso buono, perché da decenni impegnato, presente e coerente nelle sue battaglie e in quelle di partito. Non le manda a dire su tutti i temi cari alla sinistra, sfidando anche certa magistratura contro l’uso politico della giustizia, che contesta l’autonomia e la potestà del potere legislativo ed esecutivo. Secondo il senatore, siamo di fronte ad una rivolta di una cospicua parte di toghe “rosse”, perché questo Governo vuole attuare una riforma che renda i tempi della giustizia più rapidi e le procedure più trasparenti.
Il decreto lavoro è legge. Cosa cambierà per gli italiani?
Aumenterà la propensione al lavoro, perché finendo la stagione del reddito di cittadinanza e rimanendo invece degli strumenti di tutela per i fragili, coloro che possono lavorare saranno spinti verso un impiego, dove c’è spazio. Solo nel turismo e nel commercio ci sono 480mila posizioni lavorative da coprire quindi penso che l’aiuto sarà riservato a chi ne ha bisogno per debolezza, fragilità, disabilità e invece per gli altri ci sarà uno stimolo verso il mercato del lavoro.
Riguardo alla riforma fiscale del Governo Meloni, che novità?
Va un po’ lentamente perché è una scelta storica, un cambiamento epocale. I lavori sono divisi tra Camera e Senato. Si andrà sicuramente a compimento, però l’iter è abbastanza impegnativo. Le scelte di valore economico saranno legate alla crescita e alle disponibilità dei bilanci pubblici. Sta camminando, anche se è un percorso più complesso di altri provvedimenti.
Il salario minimo va fissato per legge?
Noi preferiamo che sia la dinamica contrattuale a stabilire il salario minimo e spesso si è visto che i contratti portano a valori maggiori di quelli che sarebbero ipotizzati dalla legge proposta. Comunque il dibattito, il confronto, non ci scandalizza, si tratta di garantire un valore equo al lavoro. Noi riteniamo che l’ambito contrattuale sia il modo migliore, altri credono in altri percorsi; ci si confronterà in Parlamento.
Senatore, il tribunale politico è accettabile?
No, quando lo denunciavamo noi molti tacevano, ora ne trovano il peso sulla loro pelle e capiscono che aveva ragione Silvio Berlusconi che aveva denunciato l’uso politico della giustizia prima di tutti, e ne ha subìto, purtroppo fino alla fine, il peso e l’arroganza.
Questo attacco alla Santanchè potrebbe essere una clava politica della sinistra per la Commissione di inchiesta per la gestione della pandemia?
C’è da fare un distinguo: sul covid Giuseppe Conte ha reagito come il Marchese del Grillo “Io so io... gli altri non sono nulla”, non vuole che si controlli il suo operato. Però più che il Marchese del Grillo ci ricorda Gasperino er carbonaro, il suo sosia-controfigura nel film interpretato da Sordi. Per quanto riguarda le altre vicende nessuno può sottrarsi al dominio della legge. Ma il fatto che gli avvisi di garanzia si debbano leggere sui giornali e non vengano rispettati i diritti delle persone sottoposte a indagini, è veramente difficile da sopportare. Quindi, dicevo prima, l’uso politico della giustizia continua, non cambiano i partiti e i soggetti destinatari, ma qualcuno che prima taceva quando l’attacco riguardava Berlusconi, dovrebbe riflettere sulla necessità di prendere atto che Berlusconi non aveva ragione, aveva straragione.
Questo caso di Daniela Santanchè è anche quello di Andrea Delmastro Delle Vedove, le sembrano un po’ sospetti?
Vedremo che piega prenderà il caso della Santanchè, lei ha risposto in Senato finora, al di là delle polemiche giornalistiche, non sono sembrati evidenti i temi di questa presunta accusa, per ora più mediatica che giudiziaria. In merito a Delmastro, il fatto di arrivare all’imputazione quando il pm aveva chiesto l’archiviazione, aveva detto che Delmastro non doveva essere indagato, ma il Gip ha chiesto l’imputazione coatta, è una cosa sconcertante, allarmante e fa capire molte cose.
C’è, secondo lei, una parte di magistratura che è già in campagna elettorale per le Europee oppure compie un attacco al Governo?
La magistratura vuole governare senza le campagne elettorali. La politica si presenta alle elezioni e può vincere o può perdere. Alcuni settori della magistratura non partecipano alle elezioni, pensano di vincere sempre e di comandare su tutto. Quindi siamo fuori dal contesto democratico. Vogliono governare senza partecipare alle elezioni, semmai demolendo quelli che vincono le elezioni se gli stanno antipatici. Quello della magistratura è un problema drammatico del nostro Paese.
La riforma della giustizia è una necessità. Pensa che vogliano contestare la riforma Nordio, perché non sono d’accordo sulla separazione delle carriere, lo stop alle intercettazioni e la prescrizione?
Certo, loro non vogliono nessuna riforma, vogliono comandare e fare quello che gli pare. Ma i poteri sono quello giudiziario, legislativo ed esecutivo, per loro esiste solo quello delle toghe. Il potere del Parlamento, quello legislativo, il potere del Governo cioè l’esecutivo: nella visione di molti di questi magistrati non esistono, ci sono loro e basta.
Chi è stato vittima di una violenza può denunciare anche dopo molto tempo, ma perché condannare una persona prima del terzo grado?
Perché questo era l’uso. Poi un po’ s’è attenuato ma ancora non è venuto meno. Basta un’inchiesta giornalistica, un avviso di garanzia, per determinare secondo alcuni la lapidazione di una persona. Poi abbiamo visto che molte persone processate addirittura o richiamate in causa, o venivano assolte o non sono state mai giudicate. Devo dire io non ho grande simpatia per Matteo Renzi e la sua famiglia, ma oggi abbiamo la notizia della definitiva assoluzione in Cassazione. Ricordo il clamore di tutta una serie di indagini che evidentemente non avevano fondamento, però ci sono state.
La casa dei moderati era un desiderio del presidente Berlusconi. Antonio Tajani è un altro lascito di Berlusconi a Forza Italia?
Più che persone, Berlusconi lascia un insegnamento di contenuti e più di altri noi dobbiamo esserne interpreti e continuatori, sapendo benissimo il divario fra le personalità in campo. Berlusconi è ineguagliabile e inarrivabile per il prestigio, la storia, la capacità di realizzazione. I paragoni sulle persone, ahimé, non si pongono proprio, per tutti. Tajani insieme a tutti noi cercherà di fare quello che fecero in Francia i gollisti senza Charles de Gaulle. Il movimento gollista è rimasto in vita, ha vinto con Georges Pompidou, con Jacques Chirac, con Nicolas Sarkozy, ha perso anche a volte con i socialisti, ma il gollismo è rimasto un progetto della politica francese. Noi dobbiamo fare del berlusconismo uno dei poli di attrazione della politica italiana sapendo che Berlusconi non è più dietro l’angolo, e quindi faremo vivere quei valori, quelle proposte sulla giustizia, sull’impresa, sul fisco, sulla famiglia, che hanno caratterizzato l’epopea di Berlusconi. Cercheremo di fare tutto quello che è possibile anche al di là delle nostre forze che ovviamente non sono paragonabili al carisma e alla forza che Berlusconi ha espresso in tutti questi decenni.
Cosa pensa della dichiarazione di Giorgia Meloni che “non si può smantellare l’economia per la transizione ecologica”?
Per la transizione ecologica ci vuole più tempo e più calma, non si può dire entro l’anno X ‒ cioè dopodomani ‒ cambiate la macchina ed entro l’anno Y ‒ dopodomani lo stesso ‒ ristrutturate le case per renderle compatibili con gli standard verdi. Dobbiamo avere più tempo per questi traguardi e anche risorse che l’Europa deve destinare alle famiglie, che non si possono cambiare automobili e ristrutturare case a spese proprie dall’oggi al domani. Quindi chi ha deciso quei tempi vive fuori dalla realtà e auguriamo a queste sinistre europee una transizione verso l’intelligenza, che sono nell’area esterna a quella dell’intelligenza comune.
Cosa ne pensa della possibilità di dare a quasi 5 milioni di persone l’opportunità di tornare a votare? Sono prevalentemente giovani tra i 18 e i 35 anni, che vivono fuori casa per ragioni di studio o lavorative e negli anni hanno dovuto rinunciare a votare perché non riuscivano a tornare nel proprio comune, perché magari costa troppo prendere un aereo o un treno.
Bisogna sicuramente affrontare questo tema, bisogna estendere l’area di partecipazione al voto con attenzione però, per evitare che poi il riconoscimento di un diritto si presti a qualche manovra. Quando si parla di elezioni, di diritto al voto, parliamo sempre dei fondamenti della democrazia, quindi sono favorevole, ma con procedure di attenta verifica.
Sul bullismo: la famiglia e la scuola devono certamente impegnarsi. Però la politica non dovrebbe fare di più?
Tutti dobbiamo fare di più. Ci sono i social network che istigano a dei comportamenti assurdi. Io sono sconcertato dai tanti omicidi, dalle violenze e gli incidenti di questo ultimo periodo, che hanno coinvolto anche minori e bambini. Come per la vicenda del tizio di Casal Palocco con la Lamborghini affittata e di questi youtuber. Mi riservo, quando il polverone si sarà posato, di cercare i genitori del ragazzo colpevole dell’incidente, non i genitori del bambino morto, che meritano la massima comprensione. Voglio incontrarli per capire cosa hanno insegnato a questo figlio. Perché a volte dietro la follia di un ragazzo c’è anche l’inadeguatezza di una famiglia, e nessuno poi va a capire che cosa è successo, come si sono comportati nel percorso di crescita. Quindi tra qualche mese, non ora, vorrò parlare con i genitori di questo youtuber, per capire quali sono le distrazioni dei padri e le ricadute nella follia dei figli.
Riguardo alle droghe, invece, una parte della politica dice che le canne non sono un problema, che bisogna al limite non abusarne. Però trascurano il fatto, o non hanno proprio idea, che il livello di Thc contenuto nelle canne di oggi è superiore 10 volte rispetto a quelle che si ricordano loro degli anni Settanta, o anche di 10 anni fa e sono fatte apposta per creare dipendenza. I disturbi neurocognitivi sono poi una conseguenza frequente. Che ne pensa?
Mi batto contro le droghe da sempre e i legalizzatori sono dei fautori della droga e della mafia. Più la droga circola, più i criminali guadagnano. Addirittura, sarebbe folle che la cannabis possa avere un mercato legale portando i minorenni a credere che quella droga legalizzata si possa usare, accedendovi più numerosi. Poi si potrebbe attirare l’attenzione sulla droga non legalizzata, dicendo che fa bene, e quindi la criminalità si arricchirebbe ancora di più. Chi dice che legalizzando la droga si combatte la mafia è un idiota, un mascalzone e una persona in malafede, oltre che un servo stesso della mafia. Avvantaggiando qualsiasi formula di facilitazione della circolazione delle droghe la criminalità organizzata troverebbe mille altri modi per arricchirsi con l’incentivazione di altre droghe o con il mercato illegale proprio rivolto ai minorenni. Noi dobbiamo operare con il rilancio del volontariato, con la prevenzione, con il recupero, con le comunità e con un’informazione corretta, volta al recupero della vita. Un giorno in comunità costa la metà di un giorno in carcere. Per chi cade nel dramma della droga va applicata una legge che consenta a chi è tossicodipendente e sta in carcere di uscire, se va però in una comunità e non in braccio allo spacciatore. Bisogna combattere i fautori della legalizzazione che sono degli sciacalli e degli assassini.
Tra l’altro i tossicodipendenti tra i detenuti sono circa un quarto. Oltre il 35 per cento della popolazione detenuta è in carcere per violazione della legge sulle droghe, nota come “Fini-Giovanardi”, secondo i dati di Antigone.
Sono tantissimi e la legge consente anche in casi di condanne fino a sei anni ‒ se sei tossicodipendente e chiedi una sanzione alternativa presso una comunità ‒ di accedervi. Il Governo si sta muovendo in questa direzione, e darà una mano a chi è tossicodipendente che in una comunità potrà fare un percorso di risanamento molto meglio che non rimanendo in carcere. Si affronterà il problema dell’affollamento carcerario e si daranno percorsi alternativi. Un arresto domiciliare presso una comunità è comunque una sanzione, ma scontata in una condizione molto più umana, solidale e utile per un percorso di ritorno alla vita.
Il nuovo cda Rai garantisce il servizio pubblico e non è più spudoratamente di parte?
Ho visto il palinsesto e c’è ancora tanta roba che è proprio “dipartissima”, un neologismo che non esiste. Quindi mi pare che la Rai garantisca un pluralismo esteso fino al confine del “savianismo”, altro neologismo, nel senso di Saviano, che ho letto sui giornali continuerà a fare prediche dagli schermi del servizio pubblico. Quindi un pluralismo condotto fino alle estreme conseguenze.
di Vanessa Seffer