Europee: mutuare l’esperienza del centrodestra italiano

mercoledì 5 luglio 2023


Sono in corso grandi manovre, da parte dei partiti politici italiani e del Vecchio Continente, in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo che si terranno tra il 6 e il 9 giugno del 2024 in tutti i Paesi membri dell’Ue.

Il Parlamento europeo, dopo l’uscita del Regno Unito, è attualmente composto da 705 membri. Le norme vigenti prevedono un minimo di 6 seggi per le nazioni più piccole fino a un massimo di 96 per i Paesi con più abitanti. All’Italia sono assegnati 73 seggi, 79 alla Francia e 96 alla Germania. Di recente, il Parlamento europeo ha proposto di aumentare il numero dei parlamentari di 11 unità da assegnare a Spagna, Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Slovenia e Lettonia, che quindi potranno eleggere più rappresentanti. E così si passerà dagli attuali 705 deputati a 716.

L’eventuale aumento dei deputati al Parlamento europeo assume una significativa importanza, in quanto la nuova Aula, dopo le elezioni, vedrà dopo tanti anni la possibilità concreta di una mutazione dei rapporti di forza che si sono consolidati nel tempo. Si prospetta, così, una competizione tra i Popolari, i Conservatori e i Liberali da una parte contro i partiti socialisti e della sinistra più ortodossa. Il risultato elettorale delle Europee potrebbe modificare in maniera sostanziale la governance delle istituzioni europee, che da decenni erano appannaggio di una coalizione di compromesso tra i due grandi partiti: i Popolari e i Socialisti. Una sorta di “Grosse Koalition” alla tedesca.

Se, come pare, i partiti che si richiamano ai valori del centrodestra (Ppe, Consevatori e Liberali) dovessero vincere la tornata elettorale, molte cose potrebbero cambiare in Europa. I risultati positivi alle elezioni politiche nei singoli Stati dei partiti di centrodestra, ultimo in ordine di tempo quello registrato in Grecia, lasciano prevedere un successo anche alle elezioni europee. Si creerebbe una situazione inedita per una “democrazia europea” che non ha ancora sperimentato l’alternanza al Governo delle fragili istituzioni comunitarie.

Nelle condizioni date occorrerebbero, per avere la maggioranza, 353 seggi. E nel caso aumentassero i seggi a 716 membri, la maggioranza passerebbe a 359. I politici di sinistra e le penne al loro servizio escludono la possibilità che i partiti di centrodestra possano raggiungere la maggioranza dei seggi nel Parlamento europeo. E a tal proposito caldeggiano l’esclusione del Rassemblement National di Marine Le Pen e di Alternative für Deutschland dei leader Tino Chrupalla e Alice Weidel, in modo tale da rendere impossibile una forza alternativa alla cosiddetta “maggioranza Ursula”.

Voglio sperare che la coalizione di centrodestra in Italia faccia tesoro della geniale intuizione del presidente Silvio Berlusconi che seppe creare, attraverso l’inclusione di partiti in passato esclusi per convenzione dal Governo, un’alleanza che ha reiteratamente vinto le elezioni politiche in Italia. E che potrebbe essere mutuata a livello europeo. Un accordo politico tra i leader del Partito Popolare europeo con quelli dei Conservatori e dei Liberali determinerebbe un cambio di passo di un’Europa che, oggi, è in profonda crisi di rappresentanza, in quanto è lontana dal sentire dei cittadini.

L’Europa delle attuali Istituzioni è percepita non come una entità sovranazionale riconosciuta, ma come una matrigna che impone norme calate dall’alto, senza una vera rappresentanza politica. Un Governo politico forte, che rappresenti la maggioranza degli elettori europei, avrebbe le carte in regola per realizzare il sogno di un’Europa unita con un esercito comune, con una sola politica estera che trasformi una “mera espressione geografica” in uno Stato federale in grado di competere sullo stesso piano con gli Stati Uniti e la Cina.

Un Gigante economico e una potenza politica!


di Antonio Giuseppe Di Natale