Ministero Economia promuove il Mes: maggioranza in agitazione

giovedì 22 giugno 2023


Il parere del capo di gabinetto del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti “è tecnico”. Ma gli effetti della lettera messa agli atti in commissione Esteri della Camera sono assolutamente politici. La ratifica del Mes non produrrebbe “nuovi o maggiori oneri”, non si intravede “un peggioramento del rischio” e anzi potrebbe portare a un miglioramento del rating dell’Italia. Considerazioni che mettono alla prova il muro sin qui opposto da Giorgia Meloni alla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, e generano tensione nel centrodestra. Anche perché i più irremovibili sull’argomento sono nella Lega, il partito di Giorgetti. Le fibrillazioni in Forza Italia, invece, sono molto probabilmente la prima causa per cui la maggioranza nelle stesse ore è andata sotto al Senato in commissione, in un passaggio dell’esame del decreto lavoro. “Questo è solo l’inizio”, l’avvertimento politico mormorato da Claudio Lotito, uno dei due azzurri assenti. “Un semplice ritardo”, è stata poi la giustificazione. Ma gli alleati di Fratelli d’Italia non sono tranquilli, temono “mesi di rischio Vietnam” a Palazzo Madama. E le opposizioni hanno quanto basta per attaccare: per il leader M5s Giuseppe Conte l’esecutivo è “allo sbando”. Per la segretaria del Pd Elly Schlein “su queste questioni è profondamente diviso”.

Il caso del Senato, dove la maggioranza è più risicata, è quello “più pesante”, si ragiona in ambienti di FdI. “Finché Licia Ronzulli sarà la capogruppo si andrà avanti così”, azzardano i più maliziosi nel partito, preoccupati dalle scosse di assestamento nel post Berlusconi di Forza Italia. Non meno delicato è il nodo Mes. Quando il presidente della commissione Esteri, Giulio Tremonti, ha diffuso ai colleghi i due fogli protocollati il 14 giugno, sulla maggioranza è sceso il gelo, mentre gongolavano i deputati di opposizione, che hanno presentato due progetti di legge molto simili (uno del Pd, l’altro del Terzo polo) per la ratifica del Mes. Si doveva votare per decidere quale portare avanti, verso la discussione generale in Aula a Montecitorio, prevista per il 30 giugno dopo diversi slittamenti. La commissione si è aggiornata. Maggioranza e Palazzo Chigi si sono presi 24 ore di riflessione, nuovi rinvii non sono esclusi. Fra i capigruppo di maggioranza si cerca una strategia per affrontare la prossima seduta.

Il gelido silenzio della Lega dura fino a sera. “Sul Mes non è successo niente”, taglia corto il vicesegretario Davide Crippa: il parere del Mef ha “la firma di un tecnico che fa un altro mestiere” ma “la politica dice che il Mes non si ratifica. La posizione della Lega sempre stata chiara: non serve quindi, noi rimaniamo nella posizione contraria alla ratifica del Mes”. Più di un ministro la pensa diversamente. Incluso Giorgetti, che dall’Eurogruppo riceve costanti sollecitazioni sulla ratifica. Meloni era a conoscenza della mossa del Mef, assicurano nel governo. “Su simili questioni gli uffici si allineano”, aggiungono da più fronti. “Non si rinvengono nell’accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio legato a suddetta istituzione”, nota il capo di gabinetto facendo un raffronto fra il nuovo trattato firmato dal governo Conte nel 2021 e il primo di dieci anni prima. Inoltre, “rispetto alle prospettive degli altri Stati membri azionisti del Mes, l’attivazione del supporto rappresenterebbe, direttamente, una fonte di remunerazione del capitale versato e, indirettamente, un probabile miglioramento delle condizioni di finanziamento sui mercati”. E infine: “È possibile che la riforma del Mes, nella misura in cui venga percepita come un segnale di rafforzamento della coesione europea, porti a una migliore valutazione del merito di credito degli Stati membri aderenti, con un effetto più pronunciato per quelli a più elevato debito come l’Italia”. Dal punto di vista tecnico, è l’altra parte del ragionamento che si fa nel governo, non ci sono controindicazioni alla ratifica.


di Redazione