Scendere in campo

venerdì 16 giugno 2023


Quando mi trovo a discutere con amici di politica, spesso emerge il fatto che il simpatizzante o elettore di centrodestra è meno interessato alla candidatura e alla militanza politica. La partecipazione attiva alla politica è sicuramente più forte nelle forze politiche di sinistra ed è ancora più accentuata nell’estrema sinistra e nelle minoranze che lottano per i cosiddetti “diritti civili”. La “maggioranza silenziosa” degli elettori italiani è di centrodestra; ciò nonostante, in pochi sono disposti a fare politica attiva. Il centrodestra è, di conseguenza, privo di una classe dirigente disposta a impegnarsi direttamente in politica, a tutti i livelli. Ciò è confermato dai dati statistici. Basta analizzare le serie storiche relative alle elezioni politiche che si sono tenute in Italia dal Dopoguerra a oggi per accertare che l’elettorato passivo in prevalenza ha sempre guardato a destra o al centrodestra. La sinistra è riuscita a vincere le elezioni politiche solo quando la coalizione eterogenea dei partiti di sinistra ha affidato il ruolo di frontman a un politico con un curriculum non riconducibile all’ortodossia sinistrorsa.

“L’amalgama malriuscito” del centrosinistra vinse le elezioni, per due volte, quando si affidò all’ex democristiano Romano Prodi. Ottenne risultati positivi quando Matteo Renzi (anch’egli di provenienza politica democristiana) assunse il ruolo di segretario del Partito democratico. Se si esclude il rovinoso tentativo di candidare Achille Occhetto – quello della “gioiosa macchina da guerra” – alle elezioni politiche del 1994 – quando fu sconfitto da Silvio Berlusconi – mai gli eredi diretti della “ditta” hanno candidato un politico di provenienza del Partito comunista italiano. Ma quali sono le motivazioni che rendono meno attrattiva la militanza politica degli elettori di centrodestra? Perché molti imprenditori e professionisti affermati nei loro settori non si vogliono impegnare direttamente in politica? La risposta, non supportata da approfondite ricerche sociologiche, è che l’imprenditore o il professionista affermato vivono e bene del proprio lavoro e del reddito che riescono a produrre.

A sinistra, molti sono professionisti della politica che vivono di politica e che nel mondo civile avrebbero difficoltà ad affermarsi. Lo straordinario successo di Forza Italia e del presidente Silvio Berlusconi nelle Politiche del 1994 ebbe a realizzarsi non solo per le capacità organizzative e comunicative del suo fondatore, ma anche per il fatto che seppe coinvolgere nel progetto politico le forze migliori del mondo imprenditoriale: quello dei dirigenti d’azienda, delle professioni e del mondo accademico non asservito alle sinistre. Personalità che, scegliendo di entrare direttamente in politica, lasciarono lucrose attività economiche per servire il Paese. Dopo le note vicissitudini che ha dovuto affrontare Berlusconi, molti ritornarono alle loro precedenti attività per non esporsi allo stillicidio che ha dovuto subire il Cavaliere. Il progetto politico del presidente Berlusconi di rendere la nostra nazione una democrazia compiuta, dove si possano confrontare un centrodestra liberale e una sinistra progressista, alternandosi al potere, è ancora vivo. Chi ha passione politica, conoscenze e competenze si metta a disposizione per ricostituire una nuova classe dirigente che concorra a completare il percorso di riforme che Silvio Berlusconi non fu messo in condizione di realizzare. “Scendiamo in campo”.


di Antonio Giuseppe Di Natale