Cancellato il termine “donna”: l’ultima follia del politicamente corretto

giovedì 15 giugno 2023


Servirebbe la bussola per capire dove ci troviamo. A maggior ragione quando l’orientamento sessuale finisce tra i banchi del politicamente corretto. E questa cosa non va giù ad Anna Paola Concia, ex parlamentare del Partito Democratico, che su Twitter alza la voce contro la Johns Hopkins University, che ha dato una sua definizione del termine “lesbica”, salvo poi cancellarla.

In principio, infatti, per parlare di una donna con orientamento omosessuale è stata utilizzata tale spiegazione: “Non uomo. Che ha un’attrazione per “non uomini”. In aggiunta, sintetizzando, viene segnalato che definizioni passate fanno riferimento a “lesbica” come a una donna che è “emozionalmente, romanticamente, sessualmente” attratta da altre donne. Tale “evoluzione di definizione” include le persone non binarie, che così “possono identificarsi” in tale etichetta.

Ma è quel “non uomo” che manda su tutte le furie Concia. Che ha twittato: “Adesso basta, basta davvero. Sono una donna che rispetta tutte le diversità e le accoglie, ma che io, donna lesbica, debba essere considerata una non man è un ritorno alla età della pietra. Guardate cari della prestigiosa Università, vi sentite moderni? Siete dei cavernicoli!”. A onor del vero, con il termine gay man – nel glossario della stessa Università – viene indicato un uomo che è attratto da altri uomini. Insomma, l’uomo resta. La donna, no. Nella discussione che segue sul noto social newtork, è stato fatto notare a Concia della cancellazione della definizione sopra menzionata. Ma la risposta è secca: “Non mi interessa che l’abbiano rimossa. Mi interessa che l’abbiano scritta”. Ricordando anche: “Io rispetto tutti e tutte, io sono una donna”.

Anna Paola Concia ha sempre ragionato con la sua testa. Non a caso, intervistata da Avvenire sul Ddl Zan, aveva detto: “In quanto omosessuale, faccio parte delle minoranze che la legge intende tutelare. Ma suggerisco all’onorevole Alessandro Zan (relatore della proposta di legge) di evitare di inserire nella lista delle categorie meritevoli di particolare tutela le donne, perché non sono una minoranza bensì la metà della popolazione. Chiedo, insomma, che la categoria delle discriminazioni legate al sesso esca dal testo, non perché la misoginia non esista, ma perché si possono utilizzare o mettere a punto altri strumenti legislativi”. E poi “Sono convinta che i diritti civili non siano né di destra né di sinistra e questo con Mara Carfagna lo avevamo ben presente. Una legge di civiltà come questa dovrebbe necessariamente godere di un vasto consenso, e invece osservo che la legge Zan è divisiva e me ne dispiaccio”.


di Toni Forti