Terzo polo: Calenda, le transumanze e i “passi indietro” di Renzi

mercoledì 17 maggio 2023


L’ennesima “parola definitiva” sul Terzo polo la pronuncia ieri sera Carlo Calenda. L’orgoglio ferito del leader di Azione va in scena a Dimartedì. Ospite del talk show di approfondimento politico, Calenda attacca duramente il suo ex sodale Matteo Renzi. Secondo la ricostruzione dello stesso capo azionista, l’ultimo affronto subito risale a poche ore dopo la chiusura delle urne, quando il leader di Italia viva annuncia di avere battezzato due nuovi arrivi. Si tratta della deputata Naike Gruppioni e di Giulia Pigoni, ex segretaria di Azione e consigliera regionale in Emilia-Romagna. Quando la notizia inizia a circolare e viene confermata dalle dirette interessate, Calenda non esita a parlare di “scippo”. In serata, davanti alle telecamere di La7, durante un confronto con Pier Luigi Bersani (che non riesce a trattenere il sorriso), rincara la dose: “Mentre stavo in giro per prendere voti alle Amministrative anche per loro – afferma piccato Calenda – Renzi è andato da una parlamentare di Azione, nemmeno iscritta ad Azione, e l’ha convinta a passare con lui. Uno fa una cosa del genere e poi ti chiede di andare insieme alle Europee? Ho già dato”. Poi l’affondo: “L’errore è il mio. Io mi sono fidato quando mi ha detto: Guadagno 2 milioni e mezzo con gli arabi e faccio un passo indietro perché voglio fare il Partito liberal-democratico. Ci ho creduto, forse speravo di riuscire a farlo. Ho sbagliato. Quando è diventato direttore editoriale del Riformista ha detto che non avrebbe mai parlato di sé. Oggi era in una trasmissione politica (L’aria che tira, ndr) a parlare di politica con la scritta Il Riformista alle sue spalle”.

Dal canto suo, Renzi non risponde direttamente a Calenda. Ad attaccare il leader di Azione ci pensa il senatore Enrico Borghi, fresco di transumanza dal Pd a Italia viva. Rispetto al passaggio nel partito renziano di Gruppioni e Pigoni, Borghi a Omnibus, su La7, sottolinea: “Si tratta di due esponenti politici importanti, una parlamentare e una consigliera regionale di una delle principali regioni d’Italia: non fanno una scelta del genere a cuor leggero, e non sono oggetto di calciomercato”. Borghi puntualizza: “È stata una valutazione sul nostro percorso di apertura congressuale in vista delle Europee, un tema che ha visto la chiusura da parte di Calenda. Evidentemente, Gruppioni e Pigoni hanno interpretato la proposta di Italia viva come la più coerente con la costruzione di un polo liberale, riformista e popolare. Noi – annuncia Borghi – faremo la prossima settimana un briefing di due giorni con il capogruppo di Renew Europe Stéphane Séjourné, con al centro il tema della lista comune e larga. Pensiamo a Brescia: la lista unitaria con Azione e +Europa ha preso un dignitoso 7 per cento ed è stata determinante per l’elezione di Laura Castelletti. Quello è un ingrediente sul quale poter lavorare sul piano nazionale”, conclude il senatore.

Ma Borghi dimentica di sottolineare un fatto di estrema rilevanza politica che lo riguarda personalmente. Infatti, proprio a causa del suo cambio di casacca, si trova al centro di un’aspra polemica politica legata alla sua presenza nel Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Poiché al Pd spettano due componenti su dieci, il capogruppo dem Francesco Boccia lo sollecita a dimettersi, tenuto conto che il Pd si ritrova con un unico rappresentante, il presidente dell’organismo, Lorenzo Guerini. Il quale, da quella postazione, deve svolgere un ruolo di garanzia. Dunque, i dem chiedono un riequilibrio. Ma Borghi non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro. Renzi docet.


di Mino Tebaldi