lunedì 15 maggio 2023
Se la guerra in Ucraina dovesse proseguire ancora a lungo e se dovesse saltare l’accordo per l’export di grano potrebbe emergere “una crisi nei Paesi dell’Africa centrale e subsahariana che, insieme alla guerra in Sudan, rischia di attivare una pericolosissima spirale sul fronte migratorio”. Queste le parole del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sulle colonne del Messaggero. Non solo: “Per questo ho ribadito all’Onu che l’accordo per un corridoio nel Mar Nero deve restare in vita. Abbiamo informato Zelensky che, insieme a Zaporizhzhia, questa è una delle nostre principali preoccupazioni. Confidiamo nella mediazione indipendente della Turchia”.
Sul fronte della Tunisia, prosegue, “continueremo a fare di tutto per sostenerla sul piano economico e invitiamo i partner europei a guardare la crisi con occhiali africani. Non si possono condizionare le riforme di Saïed ai finanziamenti, devono andare di pari passo. L’Italia ha già dato 10 milioni di euro e altri 100 sono in arrivo”.
Secondo il ministro degli Esteri, per frenare l’escalation migratoria “deve intervenire l’Ue. Siamo in una congiuntura senza precedenti, con la sovrapposizione di più scenari di crisi. Serve un Piano Marshall europeo contro il cambiamento climatico. L’Italia farà la sua parte con il Piano Mattei”. E alla domanda se l’Italia uscirà o meno dalla Via della Seta, Tajani rileva: “Stiamo riflettendo se rinnovare il memorandum. La Cina è un nostro competitor. Vogliamo buoni rapporti ma le regole devono essere uguali per tutti”.
Sul tema dice la sua pure Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, in un’intervista a Libero: “Viviamo un momento storico di epocali crisi politiche, economiche e sociali che alimentano una spinta migratoria da alcuni Paesi mai vista prima. Con l’ultimo decreto in tema di immigrazione sono state approvate disposizioni che, da un lato, rafforzano i canali di ingresso regolare sul territorio nazionale, anche attraverso sistemi premiali e, dall’altro, potenziano gli strumenti di contrasto all'immigrazione irregolare”.
“Abbiamo inoltre già avviato – termina – numerose iniziative con i Paesi di transito e di partenza per arginare gli arrivi irregolari. Ed è chiaro che dobbiamo collaborare con quei Paesi anche perché lì ci sia una concreta prospettiva di sviluppo che renda meno attrattiva la via dell'emigrazione”.
di Tommaso Zuccai