Moro, il ricordo di Mattarella e Meloni a quarantacinque anni dalla morte

martedì 9 maggio 2023


Aldo Moro è stato un uomo pervaso dall’amore”. Lo afferma Sergio Mattarella nel giorno in cui si ricordano i quarantacinque anni dalla scomparsa del presidente della Democrazia cristiana. Il 9 maggio 1978 in Via Caetani, a Roma, viene ritrovato il corpo di Moro. Lo statista viene sequestrato dalle Brigate rosse il 16 marzo dello stesso anno. Nell’agguato di Via Fani i terroristi uccidono i cinque uomini della scorta: Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Aldo Moro viene ucciso dopo una prigionia lunga 55 giorni. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato stamani in Via Caetani per deporre una corona. Alla cerimonia era presente il presidente del Senato Ignazio La Russa, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

“In Italia – sottolinea il capo dello Stato – ci sono stati troppi episodi di sangue che hanno ferito una giovane Repubblica, che si è trovata a fare i conti con il terrorismo politico; con le stragi, talvolta compiute con la complicità di uomini da cui lo Stato e i cittadini avrebbero dovuto ricevere difesa; con la violenza politica, tra giovani di opposte fazioni che respiravano l’aria avvelenata di scontro ideologico”. Il presidente della Repubblica ricorda Moro parlando in occasione del Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo. Per Mattarella, Moro è stato “pervaso dal rispetto per la democrazia e per lo Stato, animato da spirito di libertà e di solidarietà”. Alla sfida del terrorismo – rimarca – lo Stato, le forze politiche e sociali, hanno saputo reagire con coraggio e decisione. Una guerra che è stata vinta, è bene sottolinearlo, qui e ovunque, combattendo sempre sul terreno della legalità costituzionale, senza mai cedere alle sirene di chi proponeva soluzioni drastiche, da regime autoritario. Affidandosi al diritto e all’amministrazione della giustizia per proteggere la nostra comunità. Rifiutando di porsi al di fuori della natura democratica della nostra Repubblica”.

Secondo Mattarella “si è molto parlato negli ultimi decenni dei terrorismi e dei terroristi. Della loro vita, dei loro complici, delle loro presunte ideologie, delle cause che han fatto da base alla loro scelta di lotta armata. Delle gravi deviazioni compiute da elementi dello Stato, e per le quali avvertiamo ancora l’esigenza, pressante, di conoscere la piena verità. Meno si è, invece, scritto e parlato della reazione unanime del popolo italiano. Meno dei servitori dello Stato, che hanno posto a rischio la propria vita per combattere violenza ed eversione. Meno di chi, nelle fabbriche, nelle università, nei vari luoghi di lavoro, ha opposto un no, fermo e deciso, a chi voleva ribaltare le regole democratiche”.

Ma per il capo dello Stato “ancor meno si è parlato del dolore, indicibile e irrecuperabile, delle famiglie a cui la lotta armata o i vili attentati hanno strappato un coniuge, un figlio, un genitore, un fratello o una sorella. Eppure, sono state queste persone, non i terroristi, a fare la storia italiana”. Nel suo intervento, il presidente della Repubblica ricorda che “le cifre di quei tragici eventi sono impressionanti: quasi 400 vittime per il terrorismo interno, ai quali vanno aggiunti i caduti per il più recente fenomeno del terrorismo internazionale. Tra di loro appartenenti alle forze dell’ordine, magistrati, militari; uomini politici e attivisti; manager e sindacalisti; giornalisti; ignari passanti, tra cui donne e bambini. Tutti erano in pericolo, nessuno fu risparmiato. Ciascuno di loro fa parte, a pieno titolo, della storia repubblicana”. Per Mattarella, “la democrazia della nostra Repubblica si nutre di tolleranza, di pazienza, di confronto, di rispetto. È una strada che a taluno appare lunga e faticosa ma è l’unica di progresso della convivenza. L’unica capace di ottenere e mantenere nel tempo pace, serenità, benessere, diritti a tutti i cittadini. È questo l’insegnamento che ci proviene dalle tante, troppe vittime del terrorismo e dell’eversione. Intorno alla loro memoria ci stringiamo oggi commossi per ribadire con determinazione: mai più violenza politica, mai più stragi”.

Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ricorda Moro. “Il terrorismo – afferma – toccò il suo punto più alto di aggressione allo Stato, colpendo al cuore le istituzioni democratiche e scrivendo una delle pagine più cupe della storia della nostra Repubblica. Il barbaro assassinio di Moro ferì profondamente la nazione e ne lacerò il tessuto sociale, ma il popolo italiano seppe reagire mostrando unità e coesione. Quell’unità e quella coesione senza le quali lo Stato non avrebbe avuto la forza necessaria per combattere e sconfiggere il terrorismo e l’eversione. Oggi l’Italia celebra il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo interno e internazionale e delle stragi di tale matrice e si stringe ai famigliari e ai cari di ognuna di loro. L’impegno per non dimenticare quanto accaduto non deve mai esaurirsi, ed è preciso dovere delle istituzioni proseguire anche sul cammino della verità per illuminare quelle pagine rimaste purtroppo ancora oscure e che attendono di essere conosciute pienamente”.


di Mino Tebaldi