Un tranquillo week-end di elezioni

martedì 9 maggio 2023


Sta per arrivare un tranquillo week-end elettorale, con una chiamata alle urne che segnerà questo mese di maggio. Sono oltre 700 i Comuni coinvolti. Nella maggior parte dei casi si vota il 14 e il 15 maggio: gli eventuali ballottaggi ci saranno il 28 e il 29 maggio. In altre situazioni il primo turno andrà in scena a fine maggio. Saranno oltre sei milioni, secondo i dati del Viminale, gli elettori interessati. Un gran fetta di essi occuperà i 17 capoluoghi di provincia che dovranno scegliere il nuovo sindaco, oltre a rinnovare il Consiglio comunale. Non mancano i centri che superano i 100mila abitanti: Ancona, Catania, Brescia, Latina, Siracusa, Terni e Vicenza. Dove si superano i 15mila abitanti, nell’ipotesi in cui non dovesse emergere subito un candidato vincente, i ballottaggi ci saranno il 28 e il 29 maggio, ovvero due settimane dopo il primo voto. In ogni Comune i seggi saranno aperti dalle 7 alle 23 la domenica e dalle 7 alle 15 il lunedì. Per quanto concerne la Sardegna e la Sicilia, il 28 e il 29 maggio ci sarà il primo turno. Gli eventuali ballottaggi, quindi, si terranno l’11 e il 12 giugno. In Trentino-Alto Adige e nel Comune valdostano di Valtournenche si vota domenica 21 maggio, con ballottaggio fissato per il 4 giugno.

Alcune pillole statistiche: la maggioranza dei Comuni dove si terranno elezioni ha una popolazione che va dai 3mila ai 10mila abitanti. La Sicilia vanta il maggior numero di Comuni che andranno al voto (128). Ci sono pure Comuni dove i cittadini si recheranno per la prima volta alle urne: parliamo di Moransengo-Tonengo (Asti) e Bardello con Malgesso e Bregnano (Varese). Questi i capoluoghi interessati: Ancona, Brescia, Brindisi, Catania, Imperia, Latina, Massa, Pisa, Ragusa, Siena, Siracusa, Sondrio, Teramo, Terni, Trapani, Treviso, Vicenza.

Altra cosa. Nei Comuni con una popolazione superiore ai 15mila abitanti, il sistema elettorale è maggioritario. Pertanto, stop al primo turno se il candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti (50 per cento +1). Nel caso in cui non fosse raggiunta tale soglia, spazio al ballottaggio, dove si sfideranno i candidati che hanno ottenuto più voti degli altri. Al secondo turno, basta la maggioranza semplice per essere eletti. In parole povere: diventa sindaco chi ottiene un voto in più dell’avversario. In un Comune che ha più di 15mila abitanti, un elettore può scegliere di votare il candidato sindaco e insieme una lista a cui non è collegato. Insomma, è concesso il voto disgiunto. L’Aula consiliare è rinnovata con l’elezione del nuovo primo cittadino. Il sistema elettorale con cui sono ripartiti i seggi è il proporzionale. Cioè: il 60 per cento dei posti disponibili spettano alle liste che appoggiano il sindaco eletto. Il restante 40 per cento è suddiviso tra le liste rimanenti in maniera proporzionale al numero di voti che ciascuna ha incassato.

Nei Comuni sotto ai 15mila abitanti, dove non è previsto il voto disgiunto, troviamo il sistema maggioritario ma in un turno unico. Quindi: chi prende più preferenze degli avversari, anche fosse solo un voto, vince. Entra in gioco il ballottaggio quando i due candidati più votati hanno il medesimo numero di preferenze. Il Consiglio comunale, infine, è così composto: due terzi dei seggi disponibili spettano a chi vince, il resto è diviso in maniera proporzionale tra le altre liste.


di Mimmo Fornari