Riforme, Calderoli: “Sì a proposte, ma no a diritto di veto”

lunedì 8 maggio 2023


Roberto Calderoli punta deciso alle autonomie e al presidenzialismo e attacca l’opposizione. Il ministro per le Autonomie leghista, in un’intervista al Corriere della Sera, sostiene che “la sinistra e Conte dovrebbero prendere atto che hanno perso le elezioni. Però, diversamente da quello che è accaduto in passato, quando loro facevano tutto senza coinvolgere le opposizioni, questa volta qualcuno chiede il loro coinvolgimento su riforme che riguardano la vita del Paese e dei cittadini. Se il loro ruolo vuole essere esercitato soltanto come diritto di veto, non ce l’hanno. Io suggerisco loro di fare proposte e correzioni. Se hanno maturato il lutto bene. Se no, se ne riparla tra cinque anni”. Calderoli, sottolinea: “Su autonomia e presidenzialismo avanti tutta. Io sono il più convinto sostenitore di entrambe le riforme”. Poi, in merito all’autonomia, precisa: “Voglio che ci sia la discussione più ampia possibile, il mio obiettivo è realizzare il miglior risultato finale. Nel momento in cui si dovesse verificare che gli strumenti parlamentari sono volti solo all’ostruzionismo, saremo costretti ad andare per la nostra strada. Ma non è assolutamente quello che voglio”.

Secondo il costituzionalista Francesco Clementi, “non è detto che l’elezione diretta del premier garantisca la stabilità di cui abbiamo bisogno, sarebbe inoltre una soluzione che rischierebbe di indebolire il ruolo del capo dello Stato”. Già componente della commissione dei saggi nominata da Giorgio Napolitano, Clementi, in un’intervista alla Stampa, sostiene la necessità di “una Commissione bicamerale, per una grande riforma che risolva i tre problemi della stabilità del governo, del bicameralismo e del ruolo delle regioni”. Detto questo, chiarisce Clementi, “fa bene Giorgia Meloni a procedere con le riforme in Parlamento con tutte le forze politiche, con un’iniziativa di un governo legittimato dagli elettori”. Un sistema a elezione diretta del premier non delegittimerebbe ancor di più i partiti, accrescendo una deriva populista? “Non necessariamente potrebbe contribuire a ricostruire un miglior sistema dei partiti e aprirebbe a potenziali derive populiste. Tuttavia si tratterebbe innanzitutto di un eccesso di rigidità sistemica”, risponde. Senza un giusto margine di flessibilità, tutto diviene più difficile da gestire”. Per Clementi, “l’uso del termine presidenzialismo in una repubblica parlamentare come la nostra è improprio. In quei Paesi dove esiste, non sta dando buona prova di sé, incentiva il conflitto, come in Stati Uniti e Brasile”.


di Redazione