lunedì 17 aprile 2023
A fronte del degrado delle carceri e dei “signori del mattone ad ogni costo”, un prudente dubbio potrebbe insinuarsi tra i vari dossier aperti per il presidente Giorgia Meloni e il ministro Carlo Nordio, verso coloro che in ogni occasione propongono di cancellare, con sospetta insistenza, la realtà di istituti malmessi per farne dei nuovi, nell’inutile tentativo di rimuovere la memoria di decine di anni di malgoverno e di discutibile programmazione.
Questa a cui oggi assistiamo è la situazione del malato-carcere nonostante il solito “trust” di cervelli, di Commissioni speciali e di consulenze esterne, tutti chiamati al capezzale dell’Istituzione penitenziaria agitando, strumentalmente, l’articolo 27 della Costituzione nella speranza di essere più convincenti. La sentenza della Cedu, che ha sanzionato l’Italia per non avere rispettato i diritti umani dei detenuti costringendoli in carceri invivibili, aggiungeva senza mezzi termini che negli ultimi anni, in molti istituti, è stato violato ogni principio di proporzioni tra cubature detentive e spazi aperti. Nonostante i ripetuti tavoli tecnici, sempre a ricalco delle stesse Commissioni, oltre ai più reclamizzati “Stati generali dell’esecuzione penale”, operazione di mera propaganda voluti dall’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, emerge evidente una preoccupante carenza di valutazione e di merito rispetto all’intero patrimonio edilizio penitenziario. Laddove tuttora si registrano le inefficienze in termini di qualità del servizio riguardanti lo stato delle carceri, si presenta con tutta chiarezza, l’assenza di un benché minimo programma “applicativo” basato su una prassi tecnica riguardante la manutenzione ordinaria dell’intero patrimonio edilizio.
Purtroppo, mancando un approccio sistemico soprattutto in termini contestuali e di “visione” si è giunti ormai al collasso delle strutture sia in termini di efficienza strutturale che di indice di affollamento. Nelle varie occasioni sostenute non solo dal Ministero e le recenti proposte “marziane” di costosissimi penitenziari (vedasi il progetto per il nuovo mega carcere di Nola), emerge il sospetto che tali riunioni siano servite più a vantaggio dell’autoreferenzialità che per risolvere i reali problemi di chi è detenuto e in carcere si ammazza. Durante il lungo tempo inutilmente trascorso dagli Stati generali del 2015 ad oggi (quasi otto anni!) si sarebbe dovuto attivare uno studio sullo stato delle carceri in Italia per promuovere le azioni necessarie per rimodulare l’efficienza dei singoli istituti.
Deciso il programma si doveva recuperare quanto già meritoriamente fu elaborato dal Ministero della Giustizia già nel lontano 1997 (!) con lo studio Repertorio del patrimonio edilizio penitenziario in Italia. Tale studio costituisce tuttora la migliore piattaforma per redigere una sistematica puntuale su quanto occorreva risolvere, separando e ordinando le diverse tematiche in base al tempo, alle risorse disponibili e alla nuova prospettiva di un futuro Piano carceri, così come ampiamente già illustrato nel testo curato dal sottoscritto “Non solo carcere, norme storia e architettura dei modelli penitenziari” (Autori vari, Mursia 2016). È di queste recenti settimane la conclusione del Convegno organizzato da Massimo Barra della Fondazione Villa Maraini, dove è chiaramente emersa la doppia soluzione al problema della tossicodipendenza nelle carceri e del sovraffollamento. Chi ha immediatamente condiviso l’idea è stato il sottosegretario di Stato Andrea Delmastro Delle Vedove, che ha rilanciato la necessità di indirizzare ad altre istituzioni la competenza del recupero e cura di coloro che sono afflitti dalla dipendenza da sostanze, liberando al contempo un gran numero di posti all’interno delle carceri dove circa il 30 per cento degli individui reclusi è tossicodipendente. Prossimamente si terrà nuovamente a Roma dal 3 al 5 maggio un convegno a carattere internazionale “Rome Consensus - Abbattere barriere, costruire ponti” organizzato dalla Fondazione Villa Maraini Croce Rossa Italiana dove si dibatterà la vasta problematica relativa alle diverse questioni riguardanti questa gravissima realtà che affligge gran parte delle nazioni nel mondo.
(*) Vicepresidente del Cesp, Centro europeo studi penitenziari
di Domenico Alessandro De Rossi (*)