Il pollo di Renzi

sabato 15 aprile 2023


Il fatto è che Italia Viva è tornata alla greppia del Partito Democratico: per le Amministrative di maggio, in molti Comuni Iv sosterrà l’insostenibile pesantezza del Pd, il partito che fu stalinista, togliattiano, poi cossuttiano, prodiano e dalemiano. Certo, ci fu il berlinguerismo, ma se l’eredità dell’eurocomunismo furono prima Achille Occhetto e oggi Bianca Berlinguer, vien da pensare che persino Antonio Gramsci salirebbe sul carro del centrodestra, forse considerandolo più di “sinistra” e meno “intrallazzone” coi ristoratori o con i big player della moda milanese, dei supermercati e dei gruppi di interesse.

Questo è stato l’errore di Renzi, simile a quello di chi sostiene che sarebbe meglio stare sotto il giogo di Vladimir Putin piuttosto che sotto quello di Santa Teresa d’Avila. C’è troppa gente che giustifica i tagliatori di teste wagneriani in Italia? Perché ciò accade? Non dovremmo evitare tutti che le persone si auto-estraggano il cervello come scelta volontaria? Altro che divorziare da Carlo Calenda: ci sono problemi più importanti!

Certo che il Pd non è il Gruppo Wagner, ma quando si tratta di fare lobby a livello locale non lo batte nessuno. Perché è il partito della Non identità e contraddizione, quello che propone Rimini nelle Cinque Terre, fingendosi più ambientalista del Mahatma Gandhi; quello che si predica – ma essendo quasi l’esatto contrario – il più verde-ambientalista-ecologista-animalista-pro sessualità fluida-sessualità multiverso, quello colportore della sessualità a triplets della fisica quantistica e di chissà cos’altro uscirà fuori dalle mutande pazze dei movimenti sociali tra vent’anni.

Perché Italia Viva sostiene un partito che propone idee economiche da Fanfulla da Lodi, idee politiche simili a quelle di quel comico genovese di cui non ricordo il nome, quali risolvere i problemi con i sussidi o con il turismo, essendo infine giustizialisti con gli avversari e assoluzionisti coi propri amici. Insomma, Renzi: come cavolo puoi dirti lib-lab e quasi liberista, per poi tornare a rimestare col Pd che è la quintessenza del progressismo a parole e del regressismo nei fatti?

Posso giustificarti, in parte, con la Sindrome di Stoccolma: dopo essere stato mostrificato e costretto all’esilio dai tuoi ex elettori stalino-montessoriani, forse trascinato da una parte nostalgica della tua base torni a sommare i voti di Italia Viva (ma non Vegeta) con quelli di chi ha ancora in libreria i libri di Vladi “Dracul” Lenin, il primo al mondo a teorizzare la dittatura dopo i nefasti dell’antica Roma e della moderna Francia giacobina.

Come puoi dimenarti tra Emmanuel Macron e quel Jean-Luc Mélenchon che lo inserisce sempre e comunque ai francesi, un caos-boy degno di appaiarsi col nuovo Napoleone Macron-Malaparte, il quale su Europa-Russia-Ucraina la pensa quasi esattamente come Mélenchon e come gli insapienti che dicono “Putin è meglio degli americani”, come lo sono per loro i fetidi governi di Iran e Cina (che considera Taiwan come Cina ma non considera il Tibet come non Cina).

Matteo Renzi, cosa stai facendo? È vero che il centro laico-liberale è una araba infelice, dato che non arriva mai. Io stesso 16 anni fa ho lavorato a un progetto analogo a quello ora minato dai suoi stessi fondatori. C’erano capitali, molti soggetti politici e persone ancor oggi circolanti tra Parlamento e i suk dell’informazione. Eppure, quando cadde il governo Prodi, quasi tutti corsero a prendersi una poltrona stile Impero in Parlamento, e tutto finì. Ora ci risiamo. È chiaro che la partitocrazia non vuole rompiscatole tra i piedi, e ciò è un male anche per la stessa partitocrazia. Il sistema politico italiano è più bloccato dello sfintere di un bove che ha mangiato un quintale di riso, limone e carote, e intanto tu, Renzi, con la favola che ieri ci illuse, ci hai deluso.


di Paolo Della Sala