Calenda: “Antipatia con Renzi? C’è un fondo di verità”

venerdì 14 aprile 2023


Carlo Calenda dichiara il fallimento del Terzo polo a reti quasi unificate. Il leader di Azione dopo l’intervista di Lilli Gruber, a Otto e mezzo, in onda ieri su La 7, è stato ospite di Rai 1 a Oggi è un altro giorno. “Non sono tutte calunnie. C’è un fondo di verità”. È la riposta di Calenda a Serena Bortone rispetto alle voci di un’antipatia reciproca con Matteo Renzi. “Mentre facevo politica – ha aggiunto Calenda – lui stava alle Bahamas. Ma se poi quando torni dici fermi tutti, io non voglio muovermi da qua, è un problema politico e anche un problema di fiducia”. Nel corso dell’intervista il segretario di Azione ha ribadito il suo punto di vista sulla rottura del progetto del partito unico del Terzo polo. “Noi – ha spiegato – avevamo preso l’impegno di fare un partito insieme. Su questo ho lavorato con persone di Italia viva e Azione. Quando si è arrivati al dunque Renzi ha detto no. Ma se questa è la tua posizione, lo dici pubblicamente. Puoi cambiare idea, scegliere di rompere, ma lo fai a viso aperto. Quello che non si può fare è raccontare palle. L’accordo non c’era”. Calenda ha quindi sottolineato gli “attacchi personali” ricevuti da Italia viva, motivo per cui il “il progetto si è logorato”. “Con i dirigenti di Italia viva – ha aggiunto – ci siamo parlati molto. Dispiace a loro come a noi. E dico mi dispiace agli elettori”.

Dopo il divorzio tra Renzi e Calenda e la rinuncia al progetto di un partito unico “c’è grande delusione”, dichiara il leader di Azione. “Credevo che si potesse fare il partito unico e ingenuamente che Renzi facesse un passo di lato, dato che guadagna due milioni in giro per il mondo”, dice Calenda intervistato da Repubblica. “La verità – prosegue – è che Renzi strutturalmente non può fare un passo di lato. Si è visto dopo il referendum”. Il presidente del Terzo polo dice di avere capito che il leader di Italia viva non avrebbe fatto un passo di lato “quando a dicembre si è ripreso il 100 per cento di Italia viva. L’ho chiamato e mi ha detto: stai sereno. È uno che se non stai attento, ti si magna – ironizza Calenda – ma io sono un boccone indigesto. Qualcuno me lo aveva detto che dovevo stare attento – rivela – ma non credo sia stato un errore allearci alle Politiche”. I gruppi parlamentari “spero che continuino a esistere”, dopotutto, afferma il leader di Azione, “sui temi, abbiamo fatto un ottimo lavoro. Con Rosato, Bonetti, Marattin”. Possibile ora un’alleanza col Pd di Elly Schlein? “Mai dire mai – dice – ma se fanno asse con i 5 stelle li vedo lontani da noi”. Calenda apre ai delusi di Forza Italia. “Il nostro cantiere sarà aperto. Il partito nuovo lo faremo lo stesso. Con i libdem europei, con i popolari”. E dialoga con Emma Bonino. “Sentirò gli organismi di +Europa – dice – il nostro progetto in teoria era aperto anche a loro, dall’inizio”.

Dal canto suo, Matteo Renzi ovviamente accusa Calenda della rottura del partito unico centrista. Dialogando con Roberto Giachetti a Radio Leopolda, l’ex premier sottolinea:  “La loro amarezza è anche la mia, la nostra. Se ci fosse stato un motivo politico per rompere ce ne saremmo fatti una ragione. Con Azione abbiamo avuto due linee diverse, per esempio sul mandare a casa Salvini. Quella era una divisione politica. Non c’è niente di politico nella divisione che ho maturato. Non voglio alimentare però polemiche. In questi mesi ho dato la massima disponibilità. Di più non potevo fare. Abbiamo detto che siamo quelli che facciamo le cose sul serio. Se confrontate il documento di Azione, pubblicato sui social, e il documento con le nostre proposte di modifiche, capirete che non ci sono motivi politici per rompere”. Secondo Renzi, “c’era una grande occasione del Terzo polo e Calenda ha deciso di non farlo: è un errore. Non alimentiamo le polemiche. Basta guardare i documenti. Abbiamo fatto tutto il possibile”.

Per Renzi, “adesso ci sono due evidenze: la prima è che Calenda non vuole fare il partito unico. La seconda è che però quello spazio politico c’è anche se domani non ci sono più Renzi e Calenda. È uno spazio della politica – ha proseguito – contro i sovranismi e i populismi. Bisogna lavorare su quello spazio nella dimensione della politica e non del rancore personale. Bisogna tornare a far sognare le persone, bisogna alimentare la speranza, la passione. Bisogna andare a prendere i tanti amministratori, i sindaci. Come farlo da ieri è più complicato, se l’avessimo fatto tutti insieme sarebbe stato più semplice. Però dobbiamo evitare di continuare a far del danno”.


di Manlio Fusani