Urso, sulle materie prime non possiamo dipendere dalla Cina

martedì 11 aprile 2023


Adolfo Urso inquadra la posizione del governo rispetto al nuovo regolamento europeo sulle materie prime strategiche. “Abbiamo appena capito quanto è stato pericoloso affidarci alle fonti fossili russe, non possiamo fare lo stesso con la Cina sulle terre rare e i minerali preziosi”. È quanto afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy, in un’intervista a Repubblica. “In questi anni Pechino ha seguito una politica espansionistica con acquisizioni di giacimenti e gli Stati Uniti hanno messo sul piatto con vari provvedimenti oltre 1.850 miliardi per rispondere alla Cina”, premette Urso. Per fare lo stesso, l’Unione europea deve “accelerare sul Fondo sovrano europeo: può essere la chiave per fare acquisizione di giacimenti fuori dell’Ue, in ottica di differenziazione delle forniture, e può finanziare i progetti di riconversione digitale e green per le imprese europee”.

Cosa prevede il regolamento europeo? “L’Europa si è posta quattro obiettivi: aumentare la produzione interna fino al 10 per cento del consumo previsto nel 2030, che per alcuni minerali significherà un aumento della domanda da 3 a 10 volte. Lavorare fino al 40 per cento di queste terre rare all’interno dell’Ue, aumentare il riciclo che coprirà fino al 15 per cento del consumo e ridurre l’esposizione a un singolo Paese terzo per ciascuna materia strategica, al massimo al 65 per cento del fabbisogno”. Rispetto a quanto sta facendo l’Italia, Urso afferma che “è stato aperto un tavolo sulle materie prime critiche e dalle prime stime in Italia ci sono 15 dei 34 elementi. Ma il potenziale è ancora più alto”.

Il ministro parla del lavoro che si sta terminando con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. “Aggiornare entro i prossimi tre-quattro mesi una mappa che è ferma da oltre trent’anni”. Sulla ricerca mineraria, Urso assicura che “non verranno messi a repentaglio i nostri standard di tutela ambientale e sociale”. E sui rischi di veti e proteste annuncia una “operazione di onestà: finora abbiamo lasciato che le terre rare arrivassero da Paesi dove i controlli ambientali e sulla qualità del lavoro erano minimi”. Ma, prosegue il ministro, “la riduzione delle emissioni, il passaggio a tecnologie più sostenibili non può avvenire senza queste materie prime”. Per il ministro si tratta di una “scelta ecologica” e “di sovranità”.


di Redazione