Pnrr, Murphy: “All’Italia servono tempi più lunghi”

giovedì 6 aprile 2023


Tony Murphy “concede” all’Italia tempi più lunghi per la realizzazione del Pnrr. Secondo il presidente della Corte dei conti dell’Unione europea, “c’è un’enorme massa di denaro da assorbire e non è facile”. In una intervista al Sole 24 ore, il presidente irlandese ipotizza che le difficoltà del nostro Paese nell’investire il denaro siano dovute a un eccesso di fondi del Pnrr a disposizione. Più in generale mette in luce il rischio di non portare a termine il piano di spesa. Murphy non esclude che i co-legislatori possano considerare un prolungamento della durata del Fondo per la ripresa e resilienza (Frr). Gli viene chiesto se c’è bisogno di prolungare l’Frr oltre il 2026 e quindi rivedere il testo legislativo. “La scelta è dei co-legislatori. Dal mio punto di vista, credo che in questa situazione i legislatori potrebbero essere chiamati a considerare un eventuale prolungamento dei tempi in modo da avere più tempo per completare tutti gli investimenti”, risponde Murphy. “Sul fronte dei sussidi provenienti dall’Frr” l’Italia “ha già ottenuto 29 miliardi di euro, ossia il 42 per cento del totale a disposizione. Tutto sommato, per ora, l’Italia se l’è cavata piuttosto bene, rispetto ad altri Paesi. Più in generale, però, c’è una concorrenza tra i fondi a disposizione”, precisa il presidente.

Dal bilancio europeo 2014-2020, il Paese ha usato appena il 60 per cento dei fondi disponibili. Quanto al periodo 2021-2027, per ora il denaro non è stato pressoché utilizzato – ricorda Murphy – solo i fondi di coesione sono pari a 42 miliardi di euro. Oltre al denaro dell’Frr e del bilancio, dobbiamo poi aggiungere il programma Sure. Insomma, l’Italia è chiamata a spendere nel 2021-2027 quasi tre volte e mezzo quanto doveva assorbire nel 2014-2020. Molto denaro, e molta pressione sulle amministrazioni pubbliche. Aumentano inevitabilmente i rischi di errori”, sottolinea il presidente. “Nel bilancio comunitario c’è un evidente legame tra la richiesta di esborso e i costi sostenuti. Nel Fondo per la ripresa e la resilienza, c’è una dissociazione tra costi e pagamenti. Questi ultimi avvengono a rate, 10 per l’Italia, previsti fino al terzo trimestre del 2026”, aggiunge nel corso dell’intervista. E sulle contraddizioni del regolamento relativo al Frr: “Ho fatto notare che in effetti c’è una contraddizione, o meglio una incoerenza. La Commissione europea considera i fondi versati ai Paesi membri denaro nazionale e come tale dovrebbero essere responsabilità del singolo Paese. Ma lo stesso regolamento – spiega Murphy – dà uno specifico ruolo di controllo alla Corte dei conti e ad altre istituzioni comunitarie. Poiché ritiene il denaro nazionale, la Commissione non è chiamata a verificare il rispetto delle norme nazionali ed europee nelle richieste di pagamento degli Stati membri”.


di Redazione