L’attivismo fuori misura del presidente Mattarella

giovedì 6 aprile 2023


L’indiscrezione (indiscrezione?) sulla dichiarazione fatta filtrare dal Colle più alto: “Non sono il capo dell’opposizione”, sembrerebbe una classica Excusatio non petita, accusatio manifesta. Parrebbe che la visita di Mario Draghi ci sia stata tra mercoledì e giovedì della settimana scorsa. Qual è la motivazione che ha indotto il monarca di fatto di far sapere che non ha incontrato Draghi il giorno prima dell’incontro con la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni?

Dalle pagine di questo giornale avevamo temuto che l’opposizione vera al governo di centrodestra sarebbe stata attuata in Italia dall’inquilino del Colle più alto e dalla nomenklatura nell’Unione europea. Entrambi orfani dei governi tecnici eterodiretti dall’Europa e dal Quirinale. Non è la prima volta che il presidente Sergio Mattarella entra a gamba tesa contro l’Esecutivo Meloni. L’unica differenza che si riscontra rispetto al precedente presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è nella maggiore discrezione nel perseguire l’obiettivo di indebolire il governo di centrodestra. Sergio Mattarella non accetta il fatto che il governo di centrodestra è politicamente forte grazie a un inequivocabile mandato popolare e quindi non condizionabile come i governi precedenti.

I poteri che la Costituzione assegna al capo dello Stato sono tassativamente indicati all’articolo 66. Il presidente della Repubblica è, secondo la nostra Carta fondamentale, un potere “neutro” che non dovrebbe confliggere con il potere legislativo, esecutivo e giudiziario. “Svolge una funzione di sorveglianza e coordinamento, secondo le norme della Costituzione italiana, della quale è garante”.

È dalla presidenza di Oscar Luigi Scalfaro che i capi di Stato che si sono succeduti debordano dai loro poteri e competenze a seconda della situazione politica. A una politica debole corrisponde l’aberrante prassi di dilatare i loro poteri adducendo come motivazione l’emergenza di turno. Di fatto, con la prassi di formare governi non legittimati da un voto popolare, hanno indebolito la nostra democrazia. L’attuale presidente della Repubblica, sine titulo, si occupa di politica estera a volte in contrapposizione con l’esecutivo. Pontifica su tutto con una retorica che ricorda gli aforismi di Massimo Catalano di Indietro tutta: “È meglio innamorarsi di una donna bella, intelligente e ricca anziché di un mostro cretino e senza una lira”.

Ha perfettamente ragione Giorgia Meloni che persegue la riforma costituzionale della elezione diretta del presidente della Repubblica. A tal proposito aspettiamo, pare entro giugno, con ansia la proposta di legge di riforma costituzionale di elezione diretta del capo dello Stato o del primo ministro da parte del ministro delle Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati. I tempi sono maturi!


di Antonio Giuseppe Di Natale