Cgil, Meloni: “Sono qui perché oggi si celebra la nascita della nazione”

venerdì 17 marzo 2023


Giorgia Meloni è stata protagonista del Congresso della Cgil di Rimini. Questo appuntamento “è un esercizio di democrazia e partecipazione che non può lasciare indifferente chi ha responsabilità decisionali e chi come me sa quanto questi eventi tengano vive queste dinamiche. Non mi sottraggo – ha detto la premier – a un contesto sapendo che è un contesto difficile. Non mi spaventa. La ragione per cui ho deciso di essere qui è più profonda. Oggi si celebra la nascita della nostra nazione. Con questa presenza, con questo confronto, questo dibattito, possiamo autenticamente celebrare l’unità nazionale”. La presidente del Consiglio ha rimarcato che la “contrapposizione è positiva, ha un ruolo educativo. L’unità è un’altra cosa, è un interesse superiore, è il comune destino che dà un senso alla contrapposizione. Il confronto è necessario e utile. Se questo è l’approccio ci sono ottime ragioni per confrontarci con la forza delle idee che ciascuno legittimamente rivendica”. La premier ha commentato una frase riportata su un vestito che la nota influencer ha indossato al Festival di Sanremo. “Ringrazio tutta la Cgil dell’invito anche chi mi contesta con slogan efficaci, ho visto Pensati sgradita: non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica”.

Meloni ha parlato anche della riforma del fisco. “Lavoriamo per consegnare agli italiani una riforma complessiva che riformi l’efficienza della struttura delle imposte, riduca il carico fiscale e contrasti l’evasione fiscale, che semplifichi gli adempimenti e crei un rapporto di fiducia fra Stato e contribuente. Vogliamo usare la leva fiscale come strumento di crescita economica, una riforma che guarda con molta attenzione al lavoro, con interventi sui redditi medio bassi e novità per i dipendenti. Noi veniamo da un mondo in cui ci si è detto che la povertà si poteva abolire per decreto. Che il lavoro si poteva creare per decreto. Se fosse così dovrebbe essere lo stato a creare ricchezza, non è così. La ricchezza la creano le aziende con i loro lavoratori. Lo stato deve creare regole giuste e redistribuire. Mettere aziende e lavoratori nelle condizioni di creare ricchezza che si riverbererà su tutti. La riforma fiscale varata ieri dal Consiglio dei ministri – ha sottolineato Meloni – si concentra sui più fragili, sul ceto medio”.

Meloni ha detto che ritiene “inaccettabile l’attacco di estrema destra alla Cgil. Credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece in questi mesi, purtroppo, mi pare che siano sempre più frequenti segnali di ritorno alla violenza politica, con l’inaccettabile attacco degli esponenti di estrema destra alla Cgil” e le azioni “dei movimenti anarchici che si rifanno alle Br. Voglio ricordare Marco Biagi, fra due giorni ricorre l’anniversario dell’assassinio da parte delle Br, un uomo che ha pagato con la vita. Il sindacato è sempre stato impegnato nella lotta al terrorismo, credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece, in questi mesi, purtroppo mi pare che siano sempre più frequenti i segnali di ritorno alla violenza politica”, ha proseguito Meloni. È necessario che tutte le forze politiche, sindacati e corpi intermedi combattano insieme contro questa deriva”.

Per far crescere l’occupazione bisogna far ripartire l’economia, liberare le energie migliori dell’Italia. È la base della riforma fiscale che il Cdm ha approvato ieri con una legge delega, frettolosamente bocciata da alcuni”. Meloni ha detto di aver letto la relazione del segretario della Cgil Maurizio Landini al quale ha fatto i complimenti “per la sua tempra”, visto che “ha parlato due ore senza mai prendere neanche un bicchiere d’acqua”. “Confesso – ha dichiarato – che io non ne sarei mai stata capace”. “Dicono che la Cgil non sia un sindacato d’opposizione – osserva – figuriamoci se lo fosse visto che in due ore di relazione non ho trovato nulla di quello che ha fatto il governo. Partiamo da un dato e cioè che l’Italia fa registrate un tasso di disoccupazione del 58,2 per cento, un gap che continua ad aumentare. La situazione peggiora se si considera quella femminile che registra 14 punti in meno. I salari sono bloccati da 30 anni – ha proseguito – dato scioccante perché l’Italia ha salari più bassi di prima del ‘90 quando non c’erano ancora i telefonini. In Germania e Francia sono saliti anche del 30 per cento. Significa che le soluzioni individuate sinora non sono andate bene e che bisogna immaginare una strada nuova che è quella di puntare tutto sulla crescita economica”.

No al salario minimo, ma sì all’estensione della contrattazione collettiva. È questa la soluzione che ha indicato Meloni per affrontare anche la questione dei salari bassi. “Il reddito di cittadinanza ha fallito gli obiettivi per cui era nato perché a monte c’è un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi non poteva lavorare, mettendo insieme politiche sociali e politiche attive del lavoro”. “Non ci devono essere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Chi merita la delega sindacale e chi no. Uno dei grandi temi – ha proseguito – sui quali possiamo provare a lavorare insieme è un sistema di ammortizzatori sociali universale che tuteli allo stesso modo chi perde il lavoro, sia esso un lavoratore autonomo, dipendente, o cosiddetto atipico. Dare a tutti le migliori garanzie possibili ma che siano le stesse. Garantire gli stessi diritti. Non garantire una cittadella di garantiti”.

“Stiamo affrontando la glaciazione demografica, per affrontare questo problema, penso che la sfida sia quella di un piano economico e culturale, imponente, per rilanciare la centralità della famiglia”, ha affermato Meloni. L’obiettivo è partire “dal sostegno al lavoro femminile, agli incentivi a chi assume donne e neo mamme, con strumenti di conciliazione casa-lavoro e una tassazione che torni a tenere conto alla composizione del nucleo familiare”. “Confido che nei prossimi anni possano anche aprirsi settori nuovi legati alle strategie anche industriali che stiamo creando. C’è stata una mancanza di visione in questo senso che ha frenato l’Italia e che ci ha legato troppo ad alcuni Paesi”, ha detto la premier spiegando che “intendiamo invece trasformare l’Italia nell’hub di approvvigionamento energetico d’Europa, del Mediterraneo, con il piano Mattei che è un modello di collaborazione non predatoria e per aiutare i paesi africani a vivere bene”. Il Piano Mattei, assicura “è la risposta più umana contro l’immigrazione”.

 


di Redazione