Il mistero della segreteria Schlein: parla de Jorio (video)

martedì 7 marzo 2023


Pubblichiamo a seguito dell'articolo di Ruggiero Capone uscito sull'edizione di ieri in merito alle primarie Pd e al "mistero" della segreteria Schlein, la lettera scritta dall'avvocato Jean Paul de Jorio, protagonista di questa vicenda. In calce alla lettera troverete la video intervista realizzata per "Buona parola a tutti" dove l'avvocato entra nel merito della questione. 

Le dichiarazioni della nuova Segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, rappresentano la fine di ogni possibilità di coesistenza tra le due anime del Pd: quella di sinistra, (indegna) erede del Pci, e di parte della Democrazia Cristiana, per intenderci, di coloro che provenivano dalle esperienze del Ppi e della Margherita.

L’avvento della Schlein annulla, ogni possibilità di coesistenza, data la sua impostazione ideologica estremista di matrice postmarxista – propinqua alla scuola di Francoforte – nettamente contraria agli ideali dei cattolici.

Ma, questa è solo una delle ragioni delle mie dimissioni. Il Pd che ho avuto modo di conoscere negli ultimi tre anni, soprattutto a livello romano e laziale, è ormai ridotto ad una lotta senza quartiere tra bande contrapposte per il controllo di posti di potere, che sovverte qualsiasi regola di democrazia interna.

Tutti ricorderanno il caso dell’ex capo di gabinetto di Zingaretti e poi di Gualtieri, Albino Ruberti, che dovette dimettersi per le minacce di morte fatte nei confronti di altri esponenti del suo stesso Partito. Si cercò di minimizzare, sostenendo che si trattava di un fatto isolato che non impegnava la responsabilità del partito.

Posso invece affermare che la sua condotta e le sue parole costituiscono espressione sintomatica di un metodo di fare politica che contraddistingue tutte le correnti del Pd.

Un partito che si vorrebbe paladino della legalità è invece un coacervo di bande o sette che dir si voglia, che si spartiscono con arroganza posti di potere ed il cui unico obiettivo è la gestione del potere a fini personali, senza alcuna considerazione per il buongoverno o per l’interesse pubblico.

Questa è la ragione principale dietro al calo di consenso del Pd negli ultimi anni. Anziché occuparsi dei problemi delle persone, proponendo soluzioni giuste e di buonsenso, i maggiorenti piccoli e grandi del Partito si trincerano dietro slogan d’antan, ripetendoli come un mantra, confidando nella loro buona sorta ed in spregiudicate operazioni aritmetiche ed improbabili alleanze con movimenti massimalisti che vivono di utopie. 

L’assenza di qualsivoglia forma di dibattito interno, che giunge financo a delle vere e proprie epurazioni per evitare che gli iscritti possano veramente esprimersi e dire la loro, sono una costante che ha caratterizzato anche il voto per l’elezione del Segretario. Tali purghe, di chiaro stampo stalinista, sono essenzialmente tese ad evitare che gruppi non appartenenti all’establishment, possano ritagliarsi uno spazio all’interno del Pd, e dare voce a delle istanze della società civile.

Da Segretario del Circolo Tematico di Politica estera (dedicato ad Aldo Moro per volontà dei suoi iscritti) della Federazione romana del Pd, ho potuto constatare l’ostilità da parte dei «cacicchi» del Partito rispetto a coloro che provenivano dal mondo del lavoro, delle professioni o che avevano una genuina passione per l’impegno politico, la cui presenza e le cui iniziative era tollerate con malcelato fastidio.

Pur essendo il Circolo che ha raccolto nel corso del tempo il maggior numero di adesioni, cioè di tesserati, in un momento in cui invece gli iscritti del Pd scendevano esponenzialmente, anziché ricevere il plauso della dirigenza, gli amici che avevo coinvolto in tale iniziative sono stati sistematicamente presi di mira in quanto considerati scomodi e destabilizzanti per gli equilibri interni tanto da provocare la saldatura dei contrapposti interessi dei ras del partito (che normalmente si combattono ferocemente), al fine di eliminarci politicamente, tanto da invalidare le nostre tessere il giorno prima del congresso.

Questo non è tollerabile in un paese ed in un partito che pretendono di essere democratici, ed è per questo che presento le mie dimissioni dal Pd.

Ma, c’è qualcosa di più importante che sento il dovere di dire: invito tutti coloro che ancora si riconoscono nel pensiero dei cattolici impegnati in politica e in generale a tutte le persone di buonsenso di dare, anch’essi, le dimissioni da un partito che, ormai, è solo ed esclusivamente, di estrema sinistra ed è sordo a qualsiasi aspettativa che sta a cuore alla società civile.

Non c’è democrazia in questo partito, non ci sono ideali, insomma, non c’è nulla, salvo un revanscismo fine a sé stesso che da solo non può giustificare alcuna battaglia politica.

È il momento in cui tutti gli uomini e le donne di buona volontà, che tengono al futuro del Paese e che si oppongono a derive estremistiche, di denunciare quanto accade all’interno del Pd e di trarne le necessarie e obbligate conseguenze politiche, dimettendosi, appunto, con l’intenzione di aderire ad ogni tentativo serio ed onesto di unirci di nuovo tutti per continuare un percorso politico  che, pur dopo la fine della Democrazia Cristina, è stato in noi sempre presente.

 Avvocato Jean Paul de Jorio

 


di Redazione