In difesa del libero pensiero

martedì 7 marzo 2023


In Italia, ma anche in altre nazioni occidentali, tira una brutta aria per i pensatori liberi e indipendenti. Si rilevano surrettizie operazioni di sistematica censura, di denigrazione o di ridicolizzazione nei confronti di tutti quelli che non si omologano al pensiero dominante. Ovviamente, nulla di paragonabile a ciò che accade nella Russia di Vladimir Putin, nella Turchia di Recep Tayyip Erdoğan, nell’Iran degli ayatollah o nella Cina comunista dove i giornalisti e gli intellettuali non allineati al regime vengono imprigionati, seviziati e costretti a ritrattare, se vogliono salva la vita. E dove le testate giornalistiche sono letteralmente chiuse con l’accusa di “intelligence” con il nemico.

Detto questo, però, va rilevato che nonostante l’Occidente sia la culla della libertà e del pensiero critico, le persone vengono sistematicamente bombardate da messaggi che tendono a orientare più che a informare l’opinione pubblica, secondo schemi precostituiti. E coloro i quali non si adeguano prontamente, rischiano il linciaggio mediatico in eurovisione. Purtroppo, la guerra in Ucraina non accenna a rallentare e le notizie che arrivano da quel martoriato territorio animano il dibattito su cosa fare concretamente, per evitare un’escalation nucleare che ci porterebbe al disastro e per fermare le bocche da fuoco che insanguinano le città gialloblù, con un numero spaventoso di caduti da tutte le due le parti e di vittime civili innocenti.

In questo lungo anno di bombe e morti alcune voci si sono alzate, per chiedere almeno una tregua. Come Papa Francesco, che è intervenuto più e più volte per la pace, senza nessun risultato. Poi a ruota lo hanno seguito esponenti politici di vario orientamento, come il presidente Silvio Berlusconi, che a modo suo si è sempre dimostrato contrario alla guerra preferendo gli affari ai missili. E che a differenza di quanto ha affermato Volodymyr Zelensky, lo scontro bellico l’ha visto da vicino, da sfollato. E forse anche per questo lo detesta. Matteo Salvini da sempre ha manifestato perplessità sulla linea oltranzista. Senza dimenticare Alessandro Orsini, professore della Luiss e analista di geopolitica oppure Michele Santoro, che senza tante perifrastiche ha denunciato la preoccupazione per quello che sta avvenendo sul territorio ucraino, con il rischio di un incidente che potrebbe trascinare anche la Nato nel conflitto. Infine, la professoressa della Sapienza, Donatella Di Cesare, che non ha lesinato critiche alla gestione dello scontro e della debolezza di una qualsiasi iniziativa diplomatica italiana per la pace. E che si è vista sbattuta in foto insieme ad altri su un quotidiano nazionale, con l’accusa di essere una filoputiniana. Su questo fronte è evidente a tutti come chi tenti un approccio diverso da quello ufficiale venga accusato di sostenere le ragioni dell’aggressore, la Federazione Russa. E che l’unica autentica opzione in campo è quella militare, nonostante ci sia stata una proposta cinese per la risoluzione del conflitto di cui si dovrebbe cogliere l’importanza per una composizione della questione.

Ma a prescindere delle posizioni in materia, quello che preoccupa è il fatto che con la progressiva “militarizzazione” della situazione anche la possibilità di esprimere dubbi e critiche si riduce proporzionalmente e rapidamente. Analogamente, va crescendo l’onda della censura al pensiero nei confronti di chi rilascia dichiarazioni, magari sgradevoli e non condivisibili da tutti, che il mainstream attacca e stigmatizza a ogni piè sospinto. È accaduto soprattutto a ministri, sottosegretari e deputati, forse un po’ troppo improvvidi, dell’attuale Governo di centrodestra, al quale ovviamente non vanno fatti sconti di nessun genere e che va incalzato sui temi concreti che fino ad ora ha detto solo di voler fare e che invece non ha fatto. L’opposizione è naturale che critichi e metta alla berlina la maggioranza, ma sarebbe un passo avanti se lo facesse senza chiedere in ogni momento le dimissioni di qualcuno, anche perché pare che nessuno sia disponibile a darle. Bensì, dovrebbe spiegare cosa propone di diverso rispetto a quello che negli ultimi 10 anni ha realizzato e che alla maggioranza degli italiani non è proprio andato giù. Ed è di tutta evidenza che, nonostante il cambio di segreteria del Partito Democratico, il clima e il modus operandi sia sempre lo stesso, vista la costituzione di un grande “Comitato di salute pubblica” di sinistra che è sfilato recentemente nella manifestazione di Firenze, in nome della lotta al fascismo che però, a occhio e croce, in Italia non sembra esserci.

Ci sono stati poi due casi lampanti in cui si è esplicitato questo fronte, ma se ne potrebbero elencare altri ancora: la demonizzazione delle dichiarazioni del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sulla terribile strage dei naufraghi di Cutro che ci ha lasciati atterriti e commossi, che sull’onda del momento sono state certamente poco meditate ma pur sempre frutto del suo libero convincimento. Le affermazioni del sottosegretario alla Sanità, Marcello Gemmato, con le quali ha messo in discussione l’efficacia dei vaccini, certamente potevano essere più prudenti, ma erano pur sempre frutto di sue considerazioni personali. Una riflessione, solo inciso, per Giorgia Meloni: se siamo già arrivati alla “flagellazione” mediatica dopo pochi mesi di Governo, cosa si scatenerà tra qualche tempo, quando i sondaggi cominceranno a rilevare un calo fisiologico del consenso?

Tornando all’aspetto essenziale del ragionamento sul free thinking, spesso osannato a sinistra quanto poco praticato, sarebbe un atto utile e di autentica democrazia lasciare esprimere chiunque su ogni argomento, senza far scattare immediatamente l’inquisizione, per condannare chi non è allineato alla vulgata dominante. Illustri soloni del politicamente corretto e del “giusto” dire, ricordate che se ogni atto diventa “fascismo” allora nulla è “fascismo”. E se si banalizza un evento così tragico come il Ventennio, si finisce inevitabilmente per svilirne la drammatica portata. Bisogna essere accorti ad agitare forze irrazionali, perché passare dal proclamare entusiasticamente “la grande proletaria si è mossa” a “l’Italia proletaria e fascista” è stato purtroppo fin troppo facile.

Quindi, lasciateci discutere in pace su tutto e tutti: dalla storia alla cronaca, dalla religione alla filosofia, dalla fisica alla medicina, dall’economia alla politica. Detestabili, infatti, sono solo i Torquemada di tutte le epoche che in nome della loro verità, morale o ideologia sarebbero pronti a infliggerci ogni tortura, pur di salvarci l’anima, anche se a essa ognuno dovrebbe badare da sé. E se qualcuno ritiene che la terra giri intorno alla luna o che sia piatta, saranno pure fatti suoi. Va difeso il libero pensiero sempre, dovunque e di chiunque perché, come scrisse tre secoli fa Anthony Collins, è “l’uso dell’intelligenza nel tentare di scoprire il significato di qualsivoglia asserzione, nell’esaminare la natura delle prove a suo favore o a esse contrarie, e nel giudicarla in base alla forza o alla debolezza delle prove”.


di Antonino Sala