Auto inquinanti, Meloni: “Ogni Stato decida la strada”

sabato 4 marzo 2023


Giorgia Meloni rivendica la via italiana alle zero emissioni. L’attesa riunione dei rappresentanti permanenti aggiunti in Unione europea ha registrato l’impossibilità a continuare sull’approvazione del Regolamento. L’Italia ha esultato. A cominciare dalla premier. Che ha parlato di “successo italiano” e ha fatto un affondo deciso: “Giusto puntare a zero emissioni di Co2 nel minor tempo possibile, ma deve essere lasciata la libertà agli Stati di percorrere la strada che reputano più efficace e sostenibile. Questo vuol dire non chiudere a priori il percorso verso tecnologie pulite diverse dall’elettrico. È questa la linea italiana che ha trovato largo consenso in Europa”. Secondo la premier ogni Paese deve modulare la transizione dai motori benzina e diesel a quelli elettrici tenendo conto della propria realtà, che è fatta anche di persone. “Una transizione sostenibile ed equa – ha sottolineato la premier – deve essere pianificata e condotta con attenzione, per evitare ripercussioni negative sotto l’aspetto produttivo e occupazionale”.

Italia, Polonia e Bulgaria si erano dette contrarie e la Germania, che aveva chiesto un’adeguata contropartita sugli e-fuels, non si è fidata: insieme avrebbero composto la minoranza di blocco necessaria per bocciare il regolamento. La presidenza svedese, di fronte ad un voto che avrebbe fatto tremare la Commissione, ha quindi rinviato il fascicolo. Il punto è stato anche stralciato dall’agenda del Consiglio educazione previsto martedì, dove era attesa la ratifica formale del testo. Un vero e proprio terremoto, che costringe la Commissione e in particolare il vicepresidente Frans Timmermans, a un’approfondita analisi. “L’obiettivo resta la neutralità tecnologica. Siamo in contatto con gli Stati membri sulle nuove preoccupazioni emerse”, ha precisato la portavoce dell’esecutivo Ue Dana Spinant, provando a mascherare il disappunto che serpeggia a Palazzo Berlaymont. Bruxelles, per scardinare il muro tedesco, proverà a lavorare su uno dei “considerando” che fanno da prequel alle norme vere e proprie, e in particolare su quello in base a cui “la Commissione valuterà i progressi per il raggiungimento dell’obiettivo, tenendo conto degli sviluppi tecnologici e l’importanza di una transizione economica sostenibile e socialmente giusta verso le emissioni zero”.

E in questa cornice che si proverà un compromesso con Berlino. Ursula von der Leyen, domani è attesa a un incontro del governo federale allo Schloss Meseberg, e potrebbe farne cenno. Il governo tedesco, del resto, sui dossier ambientali è spaccato: i liberali (che esprimono il ministro per le Finanze Christian Lindner e quello dei Trasporti Volker Wissing) sono contrari, i Verdi favorevoli mentre Spd si trova stretto tra i due opposti. In Italia, invece, il governo è compatto contro il regolamento. Alla notizia del rinvio del voto Lega e Fratelli d’Italia hanno esultato mentre Forza Italia ha parlato di “sconfitta politica” di Timmermans. L’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, a essere una filiera per pochi”, ha sottolineato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. “L’Italia ha svegliato l’Europa”, ha chiosato il collega Adolfo Urso che, solo giovedì, aveva scandito il no di Roma al Consiglio Competitività.

Ferma anche la posizione della Polonia, che tuttavia ha aggiunto un’appendice che va in direzione opposta a quella dell’Italia: la contrarietà alla cosiddetta deroga Motor Valley, per i produttori di auto di lusso. La sensazione è che la transizione verde e digitale sia uno dei binari sul quale correranno slogan e alleanze per le prossime Europee. Da un lato i Verdi, centrosinistra, e il M5s, non a caso furiosi per il rinvio dello stop ai motori endotermici; dall’altro, un centrodestra formato da Ppe, Ecr e parte di Id che, non a caso, aveva votato contro alla Plenaria dello scorso febbraio.


di Redazione