Auto elettrica, retromarcia Ue e mancato regalo alla Cina

sabato 4 marzo 2023


“Il cuore di un’auto elettrica è la batteria, prodotto in cui la Cina (in testa per il terzo anno consecutivo) detiene il 77 per cento della produzione nel mondo, ovvero 893 GWhs. Il vantaggio competitivo cinese è dato dal possesso delle terre rare... Il vantaggio competitivo della Cina nasce anche dalla limitata tutela ambientale e sociale presente nel Paese. Dopo aver visto quanto sia rischioso per il futuro dell’Europa l’essersi affidati di fatto alla Russia come fornitore privilegiato di gas a basso costo, con il pesante contraccolpo negativo sui prezzi come accaduto nella recente crisi geopolitica con l’auto elettrica ci affideremmo alla Cina, che detiene catene di produzione e materia prima. Direi che è proprio un favore alla Cina”

Alberto Gusmeroli, esponente della Lega, è presidente della commissione Attività produttive della Camera dei deputati. In un’intervista al Tempo, dice la sua circa il rinvio del voto previsto sullo stop alla vendita di auto nuove diesel e benzina dal 2035. E sottolinea: “È un primo passo importante per cambiare una posizione, quella di alcuni Paesi europei che non tengono conto che la transizione ecologica deve essere compatibile con la sostenibilità sociale ed economica. Non possiamo rischiare di danneggiare le nostre attività economiche – prosegue – e perdere posti di lavoro, favorendo con l’auto elettrica le industrie cinesi. In questo momento, peraltro, nel mondo circolano solo l’1,4 per cento di auto elettriche il restante 98,6 per cento è con motore endotermico (benzina e gasolio). Immaginiamoci l’impatto su un sistema industriale, quasi completamente da riconvertire, gli effetti sull’occupazione in Italia ma anche in molti Paesi europei”.

E rimarca: “I cambiamenti vanno messi in atto, tenendo in considerazione il pre-esistente. Altrimenti è inutile parlare di sostenibilità, se al primo posto non viene messa la sostenibilità sociale. La transizione all’Elettrico, così come presentataci da Bruxelles, comporterà nel Continente la perdita di almeno 600mila posti di lavoro: è necessario che le imprese abbiano il tempo di riconvertire le proprie produzioni, e questo non può oggettivamente avvenire nell’orizzonte temporale di poco più di un decennio. Abbandonare diesel e benzina comporterebbe la sparizione dell’85 per cento degli attuali componenti di un’auto: da 1.400 dell’endotermico a 200 per l’elettrico”.


di Mimmo Fornari