Creazzo e la strumentalizzazione politica della giustizia: intervista a Michele Sarno

giovedì 2 marzo 2023


Domenico Creazzo, ex consigliere regionale in Calabria per Fratelli d’Italia ed ex sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte, è stato assolto dall’accusa di scambio elettorale politico-mafioso.

Arrestato il 25 febbraio 2020, con una richiesta di pena di 16 anni, il processo di Creazzo è rappresentativo di alcune storture della giustizia italiana, dall’uso delle intercettazioni alla strumentalizzazione politica dei processi.

Ne parliamo con l’avvocato Michele Sarno, difensore di Domenico Creazzo.

Avvocato, perché il caso del dottor Creazzo è emblematico di certe storture relative all’utilizzo delle intercettazioni?

Perché una erronea lettura delle intercettazioni sulla base di ipotesi investigative non approfondite ha determinato le condizioni per l’arresto ed il conseguente allontanamento dalla vita politica da parte di un soggetto che aveva conseguito un risultato elettorale sulla base di un consenso spontaneo e non certo riconducibile a logiche criminali.

Sulla base di ciò dovremmo tutti insieme auspicare una riflessione corretta e pacata circa le modalità di utilizzo delle intercettazioni che non possono essere oggetto di interpretazioni suggestive allorquando risultino prive di riscontri.

Rispetto a ciò va dato atto al Collegio Giudicante della grande sensibilità ed attenzione con cui ha consentito alle parti processuali di svolgere le proprie attività contemperando gli interessi reciproci con quello supremo del corretto accertamento della verità.

E per quanto riguarda la strumentalizzazione politica?

Purtroppo viviamo da tempo una stagione estremamente triste. Bisognerebbe evitare la strumentalizzazione dei processi ed assegnare al dibattito politico un altro ambito di confronto.

Tanto, però, non accade in quanto è più facile demonizzare il proprio avversario sventolando la bandiera di un giustizialismo a buon mercato che forse sarà produttivo di consenso nell’immediato, ma che alla lunga franerà fragorosamente rispetto alla assoluta assenza di argomenti e progetto politico.

Prima di mettere alla gogna un cittadino, che nel caso di specie, oltre ad essere consigliere regionale (già sindaco di S. Eufemia) era un sottufficiale della Guardia di Finanza, dovremmo riflettere sulla possibilità della sua innocenza (soprattutto nella fase delle indagini).

Dovremmo prestare grande attenzione alle parole che usiamo e che sono dei macigni insopportabili per le persone che subiscono un procedimento penale e per i loro cari.

Un macigno ancor più gravoso per chi indossa una divisa e viene esposto al ludibrio pubblico per aver tradito il giuramento di fedeltà nei confronti dello Stato.

Fermo restando che anche se stiamo parlando di un caso di errore giudiziario, non dobbiamo cadere nell’errore di abbassare la guardia contro la lotta alle associazioni criminali, ma proprio per questo dobbiamo essere in grado di analizzare gli errori, per evitare che si ripetano.

Del resto il clamore mediatico suscitato da questo caso è palesato da un video girato dall’allora presidente dalla Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra (irriducibile avversario della parte politica del Creazzo).

In questo video (riportato a fine intervista, ndr) emerge in maniera emblematica la foga di chi per ragioni politiche non esita a calpestare e cancellare la presunzione di non colpevolezza.

Ed in una fase embrionale del processo, si dà per scontato che l’ipotesi accusatoria sia una verità acclarata ed insindacabile dimenticando che solo una sentenza definitiva può decretare l’ascrizione di responsabilità in capo ad un imputato.

Personalmente ritengo che il dottor Morra dovrebbe fare le sue scuse pubblicamente al dottor Creazzo registrando un nuovo video in cui sostituire alle parole accusatorie quelle assolutorie con cui i Giudici del Tribunale hanno assolto il dottor Creazzo perché il fatto non sussiste.

E poi c’è l’aspetto umano.

Dietro ogni errore giudiziario c’è una tragedia personale e familiare.

Ed il sapore maggiormente amaro è costituito dal fatto che il ludibrio pubblico ha già maturato gli effetti di una condanna sociale a cui l’assoluzione del Tribunale non potrà porre rimedio nella misura in cui non riuscirà a restituire tutto quello che si è perso.

Tutto questo ci deve portare ad una riflessione seria ed accorta, sui mezzi di ricerca della prova ed in particolare sulle intercettazioni, che non possa essere oggetto di gratuite strumentalizzazioni.

Al fine di evitare fraintendimenti va chiarito che le intercettazioni sono uno strumento necessario ed indispensabile nel contrasto e nella lotta alla criminalità organizzata e per gravi reati contro lo Stato, ma vanno filtrate evitando interpretazioni che alterino il valore di quanto captato e soprattutto assicurando indagini che possano riscontrare o confutare in maniera da evitare errori interpretativi con effetti devastanti sulla vita delle persone privandole della libertà personale.

Oggi il dottor Creazzo, grazie ad un Tribunale attento, si è visto restituito l’onore di poter indossare ancora la divisa e di poter tornare ad una vita normale.

Ma il tema è: la sua vita da oggi potrà essere più la stessa? Potrà fermare le lancette del tempo e farle ritornare al momento prima del suo arresto? Ed ancora: quanto ha pagato l’intera collettività, che ha dovuto rinunciare ad essere rappresentata da un servitore dello Stato che si era contraddistinto sempre per la sua avversione alla criminalità organizzata?

A questi interrogativi solo la Giustizia può dare risposta nella consapevolezza che la sua sconfitta si nasconde nel senso di sfiducia dei cittadini che troppo spesso sembra non si affidino più ma si rassegnino ad essa.

Qual è stato il ruolo della magistratura?

La Magistratura è stata corretta ed ha svolto il suo doveroso compito di accertamento rispetto ad episodi importanti in maniera seria e professionale.

In questo senso ritengo che l’approccio da portare avanti sia teso non a criticare qualcuno ma ad analizzare le cose in maniera da apportare correttivi ad un sistema che interfaccia con il bene supremo della libertà personale.

Bisognerebbe cambiare l’approccio culturale?

Certamente evitando soprattutto che il sospetto orienti in maniera significativa l’accertamento dei fatti. Credo che prima di procedere ad un arresto si debba prestare grande attenzione alle intercettazioni ascoltandole più volte e cercando elementi di riscontro concreti ed indiscutibili.

La difesa di un imputato va garantita e non affidata a fatti fortuiti come nel caso del dottor Creazzo, allorquando sono state depositate delle intercettazioni di altro procedimento che in quanto secretate non dovevano essere nella disponibilità dei difensori e che al contempo contenevano elementi estremamente favorevoli alle posizioni dei propri patrocinati.

In caso contrario ci condanniamo all’ordalia medievale in cui il destino di un uomo è affidato alla irrazionalità della sorte che è il preludio all’esercizio gratuito del diritto inteso non come garanzia rispetto all’accertamento di un fatto ma come espressione di un malcelato desiderio di vendetta collettiva.

Eppure i danni della gogna sono talmente evidenti che persino il partito di appartenenza, FdI, a livello locale si è costituito parte civile nel processo, chiedendo la condanna di Creazzo. Avvocato, è una maniera di prendere le distanze preventive, dato il giustizialismo ancora imperante nella società italiana?

Purtroppo questa scelta racchiude tutto quanto ho sinora affermato.

Non si fanno le scelte sulla base di un ragionamento ispirato ai principi di garanzia ma a quanto queste scelte possano produrre nel mercato del consenso.

Credo, però, che la scelta della costituzione di parte civile sia un fatto legato a logiche locali in quanto la Presidente Meloni a cui ho comunicato l’esito del processo si è complimentata e mi ha esternato la sua gioia.

In conclusione questa vicenda ci offre due importanti insegnamenti: la fiducia nelle istituzioni (perché alla fine la verità trionfa sempre); e l’importanza di evitare di cavalcare l’onda della contumelia mediatica comprendendo che per questo i nostri padri affermavano con saggezza che “il silenzio è d’oro”.

Domenico Creazzo, ex consigliere regionale in Calabria per Fratelli d’Italia ed ex sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte, è stato assolto dall’accusa di scambio elettorale politico-mafioso.

Arrestato il 25 febbraio 2020, con una richiesta di pena di 16 anni, il processo di Creazzo è rappresentativo di alcune storture della giustizia italiana, dall’uso delle intercettazioni alla strumentalizzazione politica dei processi.

Ne parliamo con l’avvocato Michele Sarno, difensore di Domenico Creazzo.

Avvocato, perché il caso del dottor Creazzo è emblematico di certe storture relative all’utilizzo delle intercettazioni?

Perché una erronea lettura delle intercettazioni sulla base di ipotesi investigative non approfondite ha determinato le condizioni per l’arresto ed il conseguente allontanamento dalla vita politica da parte di un soggetto che aveva conseguito un risultato elettorale sulla base di un consenso spontaneo e non certo riconducibile a logiche criminali.

Sulla base di ciò dovremmo tutti insieme auspicare una riflessione corretta e pacata circa le modalità di utilizzo delle intercettazioni che non possono essere oggetto di interpretazioni suggestive allorquando risultino prive di riscontri.

Rispetto a ciò va dato atto al Collegio Giudicante della grande sensibilità ed attenzione con cui ha consentito alle parti processuali di svolgere le proprie attività contemperando gli interessi reciproci con quello supremo del corretto accertamento della verità.

E per quanto riguarda la strumentalizzazione politica?

Purtroppo viviamo da tempo una stagione estremamente triste. Bisognerebbe evitare la strumentalizzazione dei processi ed assegnare al dibattito politico un altro ambito di confronto.

Tanto, però, non accade in quanto è più facile demonizzare il proprio avversario sventolando la bandiera di un giustizialismo a buon mercato che forse sarà produttivo di consenso nell’immediato, ma che alla lunga franerà fragorosamente rispetto alla assoluta assenza di argomenti e progetto politico.

Prima di mettere alla gogna un cittadino, che nel caso di specie, oltre ad essere consigliere regionale (già sindaco di S. Eufemia) era un sottufficiale della Guardia di Finanza, dovremmo riflettere sulla possibilità della sua innocenza (soprattutto nella fase delle indagini).

Dovremmo prestare grande attenzione alle parole che usiamo e che sono dei macigni insopportabili per le persone che subiscono un procedimento penale e per i loro cari.

Un macigno ancor più gravoso per chi indossa una divisa e viene esposto al ludibrio pubblico per aver tradito il giuramento di fedeltà nei confronti dello Stato.

Fermo restando che anche se stiamo parlando di un caso di errore giudiziario, non dobbiamo cadere nell’errore di abbassare la guardia contro la lotta alle associazioni criminali, ma proprio per questo dobbiamo essere in grado di analizzare gli errori, per evitare che si ripetano.

Del resto il clamore mediatico suscitato da questo caso è palesato da un video girato dall’allora presidente dalla Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra (irriducibile avversario della parte politica del Creazzo).

In questo video (riportato a fine intervista, ndr) emerge in maniera emblematica la foga di chi per ragioni politiche non esita a calpestare e cancellare la presunzione di non colpevolezza.

Ed in una fase embrionale del processo, si dà per scontato che l’ipotesi accusatoria sia una verità acclarata ed insindacabile dimenticando che solo una sentenza definitiva può decretare l’ascrizione di responsabilità in capo ad un imputato.

Personalmente ritengo che il dottor Morra dovrebbe fare le sue scuse pubblicamente al dottor Creazzo registrando un nuovo video in cui sostituire alle parole accusatorie quelle assolutorie con cui i Giudici del Tribunale hanno assolto il dottor Creazzo perché il fatto non sussiste.

E poi c’è l’aspetto umano.

Dietro ogni errore giudiziario c’è una tragedia personale e familiare.

Ed il sapore maggiormente amaro è costituito dal fatto che il ludibrio pubblico ha già maturato gli effetti di una condanna sociale a cui l’assoluzione del Tribunale non potrà porre rimedio nella misura in cui non riuscirà a restituire tutto quello che si è perso.

Tutto questo ci deve portare ad una riflessione seria ed accorta, sui mezzi di ricerca della prova ed in particolare sulle intercettazioni, che non possa essere oggetto di gratuite strumentalizzazioni.

Al fine di evitare fraintendimenti va chiarito che le intercettazioni sono uno strumento necessario ed indispensabile nel contrasto e nella lotta alla criminalità organizzata e per gravi reati contro lo Stato, ma vanno filtrate evitando interpretazioni che alterino il valore di quanto captato e soprattutto assicurando indagini che possano riscontrare o confutare in maniera da evitare errori interpretativi con effetti devastanti sulla vita delle persone privandole della libertà personale.

Oggi il dottor Creazzo, grazie ad un Tribunale attento, si è visto restituito l’onore di poter indossare ancora la divisa e di poter tornare ad una vita normale.

Ma il tema è: la sua vita da oggi potrà essere più la stessa? Potrà fermare le lancette del tempo e farle ritornare al momento prima del suo arresto? Ed ancora: quanto ha pagato l’intera collettività, che ha dovuto rinunciare ad essere rappresentata da un servitore dello Stato che si era contraddistinto sempre per la sua avversione alla criminalità organizzata?

A questi interrogativi solo la Giustizia può dare risposta nella consapevolezza che la sua sconfitta si nasconde nel senso di sfiducia dei cittadini che troppo spesso sembra non si affidino più ma si rassegnino ad essa.

Qual è stato il ruolo della magistratura?

La Magistratura è stata corretta ed ha svolto il suo doveroso compito di accertamento rispetto ad episodi importanti in maniera seria e professionale.

In questo senso ritengo che l’approccio da portare avanti sia teso non a criticare qualcuno ma ad analizzare le cose in maniera da apportare correttivi ad un sistema che interfaccia con il bene supremo della libertà personale.

Bisognerebbe cambiare l’approccio culturale?

Certamente evitando soprattutto che il sospetto orienti in maniera significativa l’accertamento dei fatti. Credo che prima di procedere ad un arresto si debba prestare grande attenzione alle intercettazioni ascoltandole più volte e cercando elementi di riscontro concreti ed indiscutibili.

La difesa di un imputato va garantita e non affidata a fatti fortuiti come nel caso del dottor Creazzo, allorquando sono state depositate delle intercettazioni di altro procedimento che in quanto secretate non dovevano essere nella disponibilità dei difensori e che al contempo contenevano elementi estremamente favorevoli alle posizioni dei propri patrocinati.

In caso contrario ci condanniamo all’ordalia medievale in cui il destino di un uomo è affidato alla irrazionalità della sorte che è il preludio all’esercizio gratuito del diritto inteso non come garanzia rispetto all’accertamento di un fatto ma come espressione di un malcelato desiderio di vendetta collettiva.

Eppure i danni della gogna sono talmente evidenti che persino il partito di appartenenza, FdI, a livello locale si è costituito parte civile nel processo, chiedendo la condanna di Creazzo. Avvocato, è una maniera di prendere le distanze preventive, dato il giustizialismo ancora imperante nella società italiana?

Purtroppo questa scelta racchiude tutto quanto ho sinora affermato.

Non si fanno le scelte sulla base di un ragionamento ispirato ai principi di garanzia ma a quanto queste scelte possano produrre nel mercato del consenso.

Credo, però, che la scelta della costituzione di parte civile sia un fatto legato a logiche locali in quanto la Presidente Meloni a cui ho comunicato l’esito del processo si è complimentata e mi ha esternato la sua gioia.

In conclusione questa vicenda ci offre due importanti insegnamenti: la fiducia nelle istituzioni (perché alla fine la verità trionfa sempre); e l’importanza di evitare di cavalcare l’onda della contumelia mediatica comprendendo che per questo i nostri padri affermavano con saggezza che “il silenzio è d’oro”.


di Claudia Diaconale