Superbonus: i numeri e l’allarme dei costruttori

mercoledì 1 marzo 2023


Numeri, scadenze, l’allarme dei costruttori. Il tema è quello del Superbonus e dei suoi effetti, mentre in mattinata l’Istat renderà noti i conti economici annuali per il 2022, con la revisione dei conti dal 2020 in avanti. Insomma, nel novero non ci saranno solo i dati relativi al deficit, alla crescita e al debito pubblico dell’anno passato. Bensì, ci sarà pure una rielaborazione dei deficit – dal 2020 in poi – che non potrà non tenere conto dei paletti dell’Eurostat della classificazione del Superbonus, il cui peso dovrebbe concentrarsi solo sull’anno 2022. Il Superbonus e le sue cessioni dei crediti hanno visto un blocco con il decreto del 16 febbraio, ritenuto necessario dall’Esecutivo per non minare i conti pubblici. Anche perché, complessivamente, i bonus secondo le stime sono costati oltre 120 miliardi. Stime che potrebbero mutare, ma al rialzo, dal momento che non sono state ancora rese disponibili le operazioni autorizzate dall’Agenzia delle Entrate entro il novembre scorso, nel momento in cui l’agevolazione passò dal 110 per cento al 90 per cento. Nel mezzo, i prezzi energetici mostrano dei cali. E anche la spesa per il supporto a imprese e famiglie potrebbe scendere.

LA NOTA DELL’ISTAT

L’Istat, ritoccando al ribasso le stime diffuse il 31 gennaio scorso, che segnalavano una crescita dell’economia del 3,9 per cento, ha puntualizzato che nel 2022 il Pil – ai prezzi di mercato – è stato pari a 1.909.154 milioni di euro correnti, con un aumento del 6,8 per cento rispetto all’anno precedente e del 3,7 per cento in volume. Dati, questi, in linea con le stime della Nadef, che a novembre scorso aveva fissato la crescita 2022 proprio al 3,7 per cento.

Sempre nel 2022 il rapporto deficit/Pil italiano ha toccato quota 8 per cento contro le stime della Nadef (5,6 per cento). Sul calcolo, ha spiegato l’Istituto nazionale di statistica, ha pesato l’impatto dei crediti d’imposta, in particolare del Superbonus. La stessa voce, peraltro, ha portato a una revisione in senso negativo dei dati del 2020 e del 2021, pari rispettivamente a -0,2 e -1,8 punti percentuali. Nel 2020, il deficit si è attestato al 9,7 per cento del Pil (dal 9,5 per cento stimato a settembre scorso) e nel 2021 al 9 per cento (dal 7,2 per cento ipotizzato a settembre).

BONUS EDILIZI E SPESA PUBBLICA

I bonus edilizi pesano come spesa pubblica nel primo anno di avvio, senza essere invece spalmati nell’arco degli anni previsti dalla detrazione. Così giunti Istat ed Eurostat per calcolare l'impatto sui conti pubblici dei crediti d’imposta, a partire dal Superbonus. L’impatto sul 2021 (anno chiuso con il deficit al 9 per cento) e soprattutto sul 2022, che rispetto alle stime del 5,6 per cento, ha segnalato un deficit dell’8 per cento. Nel 2023 e negli anni a seguire, tenendo conto dello stop alle cessioni e la nuova classificazione statistica, il peso sull’indebitamento dovrebbe essere inferiore, lasciando più margini di manovra per eventuali altri interventi di politica economica. “Alla luce del nuovo quadro interpretativo e a seguito dell’esito degli approfondimenti metodologici condotti congiuntamente da Istat e Eurostat – hanno indicato dall’Istituto di statistica – è mutato il trattamento contabile del Superbonus 110 per cento e del cosiddetto bonus facciate a partire dall'anno di stima 2020. Entrambi i crediti di imposta sono ora classificati come crediti di imposta di tipo pagabili e registrati nel conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche come spese per l’intero ammontare, ossia nel momento di sostenimento della spesa di investimento agevolata. Nelle precedenti stime, entrambe le agevolazioni erano state classificate come crediti di imposta di tipo non pagabili ed erano quindi registrate come minor gettito nell’anno di utilizzo del credito (quindi, come minore entrata tributaria)”.

Intanto il vicepresidente dell’Ance, Stefano Betti, in audizione presso la commissione Finanze della Camera, ha parlato di una “forte preoccupazione per la situazione esplosiva” che si è andata a creare dopo l’approvazione del decreto “che non risolve in nessun modo il problema dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi. Si tratta di circa 19 miliardi di euro, già maturati, che se non pagati mettono a rischio 115mila cantieri di ristrutturazione delle case in tutta Italia, oltre 32mila imprese e 170mila lavoratori, che raddoppiano, se si considera l’indotto”. L’Associazione nazionale dei costruttori edili, in sostanza, ha rimarcato che “l’unica soluzione efficace è utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati”. Allo stesso tempo, è necessario “attivare immediatamente il circuito degli acquisti da parte di istituzioni e aziende statali”. Così Betti: “Non si può pensare di sbloccare una situazione così incancrenita, dopo mesi di cambi di normativa e stop and go, con un mero invito alle banche a comprare”. Secondo l’Ance, “l’effetto complessivo del decreto porterà il Paese in recessione, andando oltre l’annullamento della lieve crescita prevista nelle ultime stime della Commissione Ue (+0,8 per cento)”. Da qui la nota di Betti: “È quindi fondamentale per il futuro della politica di riqualificazione degli edifici poter prevedere, in modo selettivo e in funzione degli spazi di finanza pubblica disponibili, la possibilità di fare cessioni per alcune tipologie di soggetti, in particolare gli incapienti, e/o di interventi”.

Nella discussione, infine, Confedilizia ha notato: “Consentire fino al 30 aprile l’utilizzo della cessione del credito e dello sconto in fattura. Mantenere tale meccanismo per gli interventi nelle unità immobiliari indipendenti, che riguardano nel 2023 le famiglie a basso reddito. Permettere l’utilizzo del Superbonus al 110 o al 90 per cento anche per le spese sostenute fino al 30 giugno 2024. Prevedere, in capo dei beneficiari, la possibilità di trasformare la detrazione in credito d’imposta. Disporre che le detrazioni non usufruite nel corso dell’anno di riferimento possano essere utilizzate in anni successivi. Mantenere forme di cessione del credito e sconto in fattura per gli interventi di miglioramento sismico e di eliminazione delle barriere architettoniche”.


di Mimmo Fornari