L’antisemitismo politico di Stalin

martedì 21 febbraio 2023


Nella storia dell’umanità abbiamo assistito a molteplici manifestazioni di antisemitismo, declinatesi in vari modi e per diverse ragioni culturali e sociali. Una delle principali ragioni era quella che i grandi banchieri erano tutti di origine ebraica e questo soprattutto in Europa determinò una marcata avversione nei confronti degli ebrei. La più eclatante manifestazione contro gli ebrei, per la sua matrice ideologica alquanto patologica e criminale resta la persecuzione antisemitica compiuta dal Nazismo, non solo per le sue modalità aberranti, sadiche e distruttive, ma anche e soprattutto per la sua subumana matrice razzista. Quello che storicamente non tutti sanno o che almeno non considerano di rilevante importanza storica è il fatto che anche il Comunismo si macchiò di antisemitismo.

L’antisemitismo comunista ebbe una matrice sicuramente diversa da quella nazista, ma comunque sempre tragicamente persecutoria nei confronti del mondo ebraico. Per entrare in modo più approfondito nell’analisi storica dei fatti, mi riferisco in particolare al regime comunista di Stalin, che nella Russia degli anni Trenta non lesinò alcuna pratica violenta e persecutoria nei confronti degli ebrei dell’Unione Sovietica. In realtà, l’antisemitismo di Stalin era prettamente politico, in quanto esso fu esercitato soltanto in rapporto alle necessità di difendere lo Stato e non può esser considerato se non come uno dei tanti strumenti applicativi della tattica esercitata da Stalin per contrastare il tentativo insurrezionale del suo acerrimo nemico politico di partito Trotzki. I partigiani più rilevanti di Trotzki erano quasi tutti israeliti: tutti gli ebrei presenti nell’esercito rosso, nei sindacati, nelle officine, nei ministeri, erano ebrei e dei sodali di Trotzki. Quindi Stalin, per indebolire il consenso che esaltava politicamente Trotzki, non doveva fare altro che risvegliare nel popolo russo gli antichi pregiudizi antisemiti e la sua avversione istintiva verso di loro.

Questo rappresentava l’unico modo per combattere efficacemente la teoria politica della “rivoluzione permanente” di Trotzki e dei suoi seguaci, appoggiandosi sull’egoismo piccolo-borghese dei cosiddetti kulaki e sull’ignoranza delle masse contadine, in cui era radicato l’odio per gli ebrei, che aveva un’origine atavica. È nella reminiscenza dell’odio antisemita generata dalla propaganda stalinista che si costruisce un fronte unico popolare, costituito da soldati, da operai e da contadini, tutti fomentati contro gli ebrei e quindi tutti contro l’ebreo Trotzki e il montato pericolo trotzkista. In tal modo, si viene a determinare un clima di terrore, in cui ogni ebreo viene sospettato di essere un trotzkista.

La dura lotta contro Trotzki e la sua corrente arriva ad assumere il carattere di un vero e proprio antisemitismo, un antisemitismo di matrice politica. Da ogni settore della società, quale l’esercito, i sindacati, la burocrazia statale, nonché dallo stesso Partito comunista avviene una riprovevole epurazione di tutti i sovietici di origine ebraica. Con questa assidua e radicata azione antisemita, il consenso di Trotzki e il potere che ne conseguiva, vennero progressivamente disgregati e con loro furono trascinati tutti gli organi della macchina politica, economica e amministrativa trotzkista. Gli ebrei furono privati dei loro impieghi, di ogni funzione. Persero i loro stipendi e, se non furono imprigionati, vennero esiliati o dispersi. In sostanza, vennero completamente emarginati dalla società sovietica.

Durante questa persecuzione antisemita non fu risparmiato nessun ebreo. Anche coloro che erano assolutamente estranei alla congiura trotzkista furono condannati come tutti gli altri, questo sempre secondo il principio ben esposto dall’uomo di fiducia di Stalin, ossia Menjinski, il quale usava sostenere che essi “pagano per gli altri e gli altri pagano per tutti”. Trotzki non potrà fare più nulla per contrastare questo maremoto di odio, applicato in modo scientificamente strategico. E tutti i suoi sodali lo abbandoneranno a poco a poco, condannandolo alla solitudine.

La macchina da guerra azionata da Stalin non risparmiò nessun ebreo, ma soprattutto raggiunse il suo obiettivo politico. Ossia la distruzione di Trotzki e della sua pericolosa corrente politica che teorizzava “la rivoluzione permanente”, la quale contrastava decisamente con la visione di stabilizzazione del potere di Stalin, che da quel momento in poi non ebbe più alcun rivale fino alla sua morte.

In finale, Trotzki, colui grazie al quale il Comunismo raggiunse il potere, occupando i gangli dell’apparato amministrativo ed energetico della Russia, che permise di compiere un facile colpo di stato nell’ottobre del 1917 contro il regime socialdemocratico, che aveva conquistato il potere con la rivoluzione di febbraio dello stesso anno, fu defenestrato da colui che erroneamente pensava di compiere il colpo di Stato comunista utilizzando l’insurrezione popolare, ossia Stalin, il quale a sua volta indusse tutti i comunisti che osannavano Trotzki come l’eroe della “rivoluzione comunista” ad abbandonarlo ad uno squallido isolamento.


di Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno